Visioni dal Salone del risparmio – La mala educación finanziaria, i figuranti e un modello alternativo
E’ partito stamane l’ormai celebratissimo Salone del risparmio, promosso da Assogestioni.
Dato che Ifanews è una testata (nel senso di capacciata) un po’ sui generis, pur non essendo presenti formalmente con uno di quei pallosissimi stand (sì lo so cosa pensate, la volpe e l’uva, ma in realtà non trovate che siano pallosissimi per davvero?), abbiamo deciso di recarci direttamente sul posto, un po’ in incognito, per assicurarvi quel che di meglio ha da offrire questo importante appuntamento milanese.
Ebbene la prima conferenza che abbiamo deciso di seguire è stata quella dal titolo “Educazione finanziaria e Welfare comunitario: Proteggere il cittadino, valorizzare la consulenza ”. Una scena bellissima mi ha accompagnato nel preludio all’intervento dei relatori. Un signore incravattato autodefinitosi “imprenditore risparmiatore” ha iniziato a raccontarmi i suoi prodigi borsistici, in particolare un suo metodo sperimentale per guadagnare dai piccoli movimenti del mercato. Dopo un po’ di parole si lancia nel dialogo “Ho fatto guadagnare un sacco ai miei amici, dato che mi stai simpatico poi ti spiego come fare”. Lo incalzo desolato con un “bisognerebbe avere i soldi, prima di poterli investire” e lui “ma un po’ di soldi da parte ce li hanno tutti, non parlo di cifrone, bastano anche 50.000 euro”. Avreste dovuto vedere la sua faccia quando gli ho risposto “ma io sul conto corrente ho circa 200 euro…”. Ma passiamo al succo.
I prestigiosi relatori dell’incontro (tra i quali citiamo Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano e Sergio Sorgi, vicepresidente Progetica) hanno effettivamente colto appieno il tema cruciale che riguarda l’educazione ,ovvero che questo elemento non deve dare l’alibi al risparmiatore/investitore di turno di dedicarsi al fai da te. Già, perché preso atto che l’Italia risiede al 44esimo posto mondiale per alfabetizzazione finanziaria della popolazione (e appena l’11% dei laureati lo è in materia finanziaria), superata dai luminari thailandesi, filippini e cileni, l’obiettivo stesso di una maggiore cultura deve essere quello di una presa di coscienza sulle opportunità di consulenza in materia di investimenti e gestione del risparmio che offre il mercato (morale: si può ambire di più rispetto ai consigli di uno sportellista, con tutto il rispetto). Una persona colta sa che se vuole curarsi un dito dolente deve andare dal dottore e non è opportuno utilizzare le dritte di chef Tony e segarsi il dito con Miracle Blade III serie perfetta. Ci siamo intesi?
Finito (quasi) l’incontro mi sono catapultato nell’Aula Magna di Alcatraz…ehm pardon, del nuovo edificio Bocconi. L’occasione era ghiotta: il dibattito d’apertura del Salone con Franco D’Alfonso (assessore della giunta Pisapia), Domenico Siniscalco (presidente Assogestioni), Elsa Fornero (Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) Rodolfo De Benedetti, (Amministratore Delegato CIR), Giovanni Perissinotto, (Group Ceo Generali) Giuseppe Vegas, (Presidente Consob) e altri illustri volti. Tutti artefici di un girotondo (verrebbe da dire citando De Andrè) intorno al letto di un moribondo (il risparmio italiano). Come spesso capita quando ci si attende chissà che, le aspettative sono state deluse dalla realtà dei fatti. Il buon D’Alfonso ha regalato cinque minuti di propaganda politica (gli altri ci hanno lasciato il buco, l’area C ha migliorato l’ambiente…che c’azzecca con il Salone?), Siniscalco si è destreggiato nel ruolo istituzionale di cerimoniere, il ministro Fornero era in videoconferenza (e ha ribadito le solite cose che sentiamo da settimane sui giornali, riforma del lavoro, bla bla bla), Vegas ha raccontato che le banche, poverine, hanno una crisi di liquidità per colpa delle ricapitalizzazioni ed è per questo che non finanziano le attvità produttive (le imprese dovrebbero, a detta sua, puntare di più al finanziamento diretto sul mercato il che tradotto significa: vedetevela pure con i risparmiatori, tanto loro nessuno se li fila se vanno in malora perché voi fate delle cazzate, mentre se le banche si fanno male è un bel problema) e gli altri elementi del dibattito non hanno raccontato nulla di particolarmente innovativo (ma in fondo c’era d’aspettarselo. Occasioni come il Salone del risparmio sono per lo più un’ondata di fumo negli occhi e poco più).
Dopo la pausa pranzo e dopo essere stati “rimbalzati” dalla conferenza “Il servizio di consulenza in italia: modelli produttivi e distributivi a confronto” (colpa nostra, eravamo in lista d’attesa) è capitato di assistere quasi per caso, ed qui che nascono i migliori spunti, alla conferenza sulla Finanza Islamica organizzata da Assiomforex con la partecipazione di Mps. Ebbene una riflessione è d’obbligo: al di là delle considerazioni religiose di turno, una finanza che si fonda sul divieto di speculazione , il divieto di incertezza e ambiguità, il divieto di interesse (oltre che al divieto di investimento in attività proibite dall’Islam, ma questa è un’altra storia) non vi sembra provocatoriamente affascinante? Sì, è vero, buona parte delle istituzioni finanziarie che stanno applicando questi principi nel contesto occidentale e nel Nord Africa (mentre nei paesi del Golfo funziona e anche in Asia) è in passivo. Ma, tutto sommato, vi fidereste di più di un’azienda in perdita all’interno di un contesto di crisi o di un’altra che, nonostante una congiuntura economica tremenda, continua a macinare miliardi di utile (la tipica grande banca occidentale, rileggetevi le trimestrali di una qualunque big internazionale e nazionale)? Dove sentite puzza di bruciato? A voi il giudizio finale. A domani per la seconda giornata delle nostre Visioni dal Salone del risparmio.