UTA (CA), E' IL COMUNE CHE STA "CONSUMANDO" PIU' SUOLO IN ITALIA. DALLA RELAZIONE ISPRA 2024
Giannina Puddu, 20 dicembre 2024.
Il 3 dicembre, presso la sede ISPRA di Roma, è stata presentata l'edizione 2024 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).
Secondo il Rapporto, il Comune di Uta, in provincia di Cagliari, ha il triste primato per "consumo di suolo" in Italia.
Perchè? Chi lo ha stabilito e permesso facendosi carico di una così grande responsabilità che pare destinata ad avere un effetto boomerang?
In nome di quale "fine superiore", premesso il valore impareggiabile di un suolo sano come descritto nelle note di ISPRA:
Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi e rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua, ospitando gran parte della biosfera.
È una risorsa vitale, limitata, non rinnovabile e insostituibile.
Un suolo sano costituisce la base essenziale dell'economia, della società e dell'ambiente, in quanto produce alimenti, accresce la nostra resilienza ai cambiamenti climatici, agli eventi meteorologici estremi, alla siccità e alle inondazioni e favorisce il nostro benessere.
Riesce inoltre a immagazzinare carbonio, ha una maggiore capacità di assorbire, conservare e filtrare l'acqua e fornisce servizi vitali come alimenti sicuri e nutrienti e biomassa per i settori non alimentari della bioeconomia.
Le funzioni ecologiche che un suolo di buona qualità è in grado di assicurare garantiscono, oltre al loro valore intrinseco, anche un valore economico e sociale attraverso la fornitura di servizi ecosistemici di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, sequestro e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e regolazione degli elementi della fertilità, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, etc.) e culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).
Le Stime nazionali del consumo di suolo, elaborate da ISPRA, del ripristino e dell'impermeabilizzazione annuali (2022-2023) sono pari a 72,54 chilometri quadrati consumati, a 8,15 chilometri quadrati ripristinati con un netto consumato, per differenza, pari a 64,39 chilometri quadrati.
Inoltre, altri 4,6 km2 sono stati coperti da serre permanenti e da altre forme di copertura del suolo che non sono, con l’attuale sistema di classificazione, considerate come consumo di suolo permanente o reversibile ma del quale è opportuno tenere traccia per valutare eventuali impatti minori sul suolo.
L’incremento percentuale del suolo consumato rispetto al 2022 è stato dello 0,34% che scende allo 0,33 al netto della quota di ripristino.
IL CONSUMO DI SUOLO NELLE REGIONI
In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2023 supera il 5%, con l’Abruzzo ultima regione a superare la soglia appena citata.
I valori percentuali più elevati rimangono quelli della Lombardia (12,19%), del Veneto (11,86%) e della Campania (10,57%). Alle prime tre, seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, con valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9%.
La Valle d’Aosta rimane la regione con la percentuale più bassa (2,16%).
IL CONSUMO DI SUOLO NEI COMUNI
Nel corso delle rilevazioni nel periodo 2022-2023, i comuni di Uta, Ravenna e Roma hanno registrato i livelli più elevati di consumo di suolo.
In particolare, Uta, situato in Sardegna nella provincia di Cagliari, risulta il comune con il maggiore incremento annuale, raggiungendo 106 ettari di suolo consumato.
Questo dato appare in linea con le tendenze dello scorso anno, quando Uta si collocava già tra i primi tre comuni per estensione di superfici artificializzate nel periodo 2021-2022.
La crescita è in gran parte attribuibile all’installazione di impianti fotovoltaici a terra concentrati nella zona industriale a sud del centro abitato, ma anche a opere di espansione dell’area industriale, comprese strade di accesso e nuovo edificato.