MERCATI USA E NON SOLO....

MERCATI USA E NON SOLO....

Milano, 20 novembre 2022. Di Fabrizio Brasili, esperto di Scenari e Maercati Finanziari.

Fra opposte dichiarazioni, negli USA, come in Italia, continua il dibattito economico e politico concentrato su inflazione, stagnazione e recessione.
Più nel dettaglio gli USA, si giocano tutto, ed in più, sugli aumenti dei tassi ancora più necessari secondo alcuni. E di importo più contenuto altri.
Le varie FED, sono molto divise e discordanti anche sull' entità.
Mentre in Italia ci sarebbe una corrente molto numerosa che vorrebbe già attenuare questi rialzi appena iniziati, poiché necessari per non "strangolare" la nostra economia, il cui processo e percorso e' in ritardo per lo meno di sei mesi / un anno rispetto agli USA.
Se non fossimo legati all' euro, varrebbe la pena di invocare ancora di più l' inflazione, con relativa svalutazione della moneta, per arrivare ad essere il primo paese manifatturiero  in Europa, sorpassando così la Germania.
Pura provocazione...
Gli indici USA incominciano a balbettare e necessitano di un ritorno per lo meno sui livelli  di 28500 di Dow, 3500 di SP500 e di 10500 di Nasdaq.
Per non parlare del più completo Russell 2000, che risulta essere il più " sano" e meno sostenuto ed " assistito " degli altri, e che dovrebbe andare anche molto sotto i 1650.
Tutti minimi toccati a fine estate/ inizio autunno.
Mentre questi indici sono tutti troppo tirati, anche, se vogliamo, in regola con la tecnica del Fibonacci, contemporaneamente notiamo una forza nell' indebolimento, nota bene, nel Dollaro in un range molto stretto fra 1,0350 e 1,0450.
E così pure, contrarian, alla stessa moneta, il Silver, che ha solo limato i guadagni dai 17,40 fin oltre  i 22 dollari, portandosi, su salutari realizzi, pochissimo sotto i 21.
In trading range piuttosto pericoloso, anche per gli addetti ai lavori, il su e giù del petrolio WTI ora  a 78/80 dollari,  supporti dove interviene una discreta ed esperta mano a cui si accodano i traders, e solo loro, più fragili, per tentare di uscire sempre sulle resistenze di 90/92.
Con questo quadro e con ulteriori, per lo meno, altri 2 aumenti dei tassi  di 0,50%, continua il movimento sui Treasury, ora comprati a piene mani sui 2/3 anni e molto meno o alleggeriti sui 10 anni. Curva invertita sempre più, ormai da mesi.
Solo al successivo aumento dei tassi, si può o potrà rivedere un molto breve e momentaneo atteggiamento negativo sui Treasury e positivo sui mercati azionari. Ed i su e giù ...continuano.
Il peggio dovrà però ancora venire nel 2023 e prima parte del 2024. 
I più conservativi e pragmatici, potranno così accumulare dollari fin  da ora in area, 1,0350 a piramide rovesciata, 1,0450 e poi 1,0550. Per poi acquistare i Treasury 2 anni ad inizio 2023 con rendimento poco sotto il 5% ed i 3 anni poco sopra il 5%.  
Scaricando tutto l' azionario USA, soprattutto i tecnologici ed il Nasdaq.
In fotocopia Dax e Cac.
Ftsemib
E ora il nostro indice ...
Come avevamo già scritto nella precedente intervista, e come sopra riportato il peggio dovrà ancora venire....
Tutto ormai si scaricherà sul 2023, dopo una fine 2022 piuttosto riflessiva, selettiva e con qualche sorpresa.
Rimarchiamo ancora che (ma anche ora nella precedente risposta), abbiamo puntualizzato, come non si possa dire che i vari assett vadano in un unica direzione, anzi!
Che poi il mercato in generale, vada visto a brevissimo breve termine, a medio lungo termine ed a lungo  lunghissimo termine, è risaputo e da noi confermato con le nostre analisi più volte.
Ai nostri lettori abbonati suggeriamo ogni giorno di impostare il proprio portafoglio con un mix di assett ben calibrato e con più  parti con diversa temporalità ( per es. una parte  a 2/3 giorni. Un altra importante  anche oltre una o più  settimane. Un altra ancora di più a 3/6 mesi .... E così via.
Quindi il trend principale dell' Equity rimane negativo a medio lungo termine soprattutto ( mentre a breve può essere positivo o laterale).
Il contrario per commodities come Argento.
Petrolio, Dollaro etc.
Ribadiamo quindi che ci attenderà  un 2023 particolarmente negativo, con un ultima coda per i primi mesi del 2024.
Ritorno sui 20000 toccati e subito lasciati questa estate.
Un arrivo transitorio successivo sui 18500/18000.
Ed una fase finale collocata appunto nei primi mesi del 2024 sui minimi  già toccati nel primo trimestre del 2020, posti a 16000/16500.
Intesa& Unicredit
Molta più attenzione ad Intesa, se non altro per quando staccherà un  dividendo di acconto proprio lunedì 21 Novembre e di 0,073 euro.
Ma anche un occasione, in attesa del saldo in tarda primavera 2023, per rientrare, in entrambi i casi, magari con un discreto sconto.
Ma con molta prudenza ed iniziando con piccole quantità (sempre a piramide rovesciata). E con la protezione opzionaria.
Oltre che essere molto lineare nello sviluppo delle sue ricorrenti fasi positive ed anche negative, tanto che potrebbe essere snobbata (ma non contiamoci troppo) la pur utilissima analisi tecnica.
Che basandosi sulla statistica e quindi scienza non esatta, può ingenerare un, se pur piccolo, errore.
Ma l' analisi fondamentale riveste per contro una grande importanza, e pur i suoi ottimi bilanci ed utili che consentono una cedola ripetitiva molto molto interessante.
Continuando poi per i prossimi mesi l' aumento dei tassi, suoi margini saliranno, salvo l' acuirsi della recessione  e stagnazione dei consumi (di finanziamenti e mutui), in questo caso, che vanno pur considerati.
Titolo ed opzioni molto liquide sono il biglietto da visita  di questo titolo. Acquistare max un 20% della somma che si vuole investire, il giorno di stacco cedola, lunedì 21 Novembre a 2,10/2,12. Ed a seguire ...
Unicredit invece e sempre un po' staccato dalla regina del settore, anche perché deve ancora completare, e non si sa ancora quando, un' importante acquisizione, per fare il salto di qualita', ma soprattutto digerire ed rendere concreta la convenienza (BPER, BancoBpm, Monte Paschi, Sondrio, Credem....) I nomi si rincorrono.
Ma il gap, stando così le cose, rimarrà ancora per anni elevato nei confronti di Intesa.
Per il momento giudizio e' di rimanerne fuori.
Azimut&Fineco
Stesse (quasi) situazioni.
Azimut con chiusura di venerdi, posta a 19,68 e ' ancora indietro nel recupero dai massimi a un anno, posti a 26,80, ma la prima della classe, Fineco, raggiungendo i 15 euro, dai massimi annuali  di 17,34, dà la sensazione di poterli di slancio superare, sempre che il mercato tenga, cosa di cui dubitiamo fortemente e che soprattutto, escano risultati positivi anche per il quarto trimestre.
Cosa che invece crediamo sia possibile e probabile, visto che la liquidità continua sempre più a confluire nel risparmio gestito, complice anche l' aumento dei tassi, che favorisce il settore, meglio che per le banche tradizionali.
Per cui terremmo Fineco e "butteremmo giù dalla torre " la pur ottima Azimut.