USA : la fiducia di imprese e consumatori vacilla

USA : la fiducia di imprese e consumatori vacilla
Clément Inbona, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier.

Milano, 3 marzo 2025. A cura di Clément Inbona, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier.

Detta anche finestra del discorso, la finestra di Overton inquadra la gamma delle idee e opinioni ritenute più o meno accettabili da parte dell’opinione pubblica di una società in un dato momento.

Si tratta di un concetto dinamico che si modifica tra l’altro quando promuove deliberatamente idee estreme.

L'opinione pubblica, confrontandole, è allora più incline ad accettare idee fino a quel momento considerate inaccettabili.

Da quando si è insediato, Donald Trump ha spalancato questa finestra negli Stati Uniti, non soltanto sul piano sociale e politico, ma anche economico.

Si spiega così, almeno in parte, la sottoperformance delle azioni statunitensi rispetto al resto del mondo tra il giorno dell'insediamento, il 20 gennaio, e il 27 febbraio.

Nel periodo, l'S&P 500 è in ritardo dell'8% rispetto a un indice globale che non tiene conto degli Stati Uniti.

Con le sue clamorose dichiarazioni a ripetizione in materia di politica commerciale, deregolamentazione, geopolitica o taglio alla spesa pubblica sotto l'alta autorità di Elon Musk, Donald Trump ha fatto sprofondare gli attori economici e i mercati finanziari in uno stato di shock permanente.

La sua imprevedibilità e la sua capacità di assumere decisioni “quick and dirty” stanno iniziando a erodere la fiducia dei consumatori e delle imprese.

L'incertezza sui mercati è inoltre palpabile, con un indice della paura - il VIX - in rialzo.

E nonostante i solidi risultati messi a segno nel quarto trimestre 2024, i titoli di punta degli ultimi due anni - i MAG 7 - stanno facendo fatica dall'inizio di quest’anno.

Il 27 febbraio, 6 dei 7 titoli sono in calo, o addirittura in netta flessione dal 1° gennaio, mentre l'S&P è vicino al punto di pareggio.

Dovremmo forse ribattezzarli e parlare ora di LAG 7?

Uno dei sintomi più evidenti dell'ampliamento di questa famosa finestra è stato, negli ultimi giorni a Wall Street, il moltiplicarsi di notizie su un possibile Accordo di Mar-a-Lago, ispirato all’Accordo del Plaza del 1985.

Ancora allo stato di ipotesi, sarebbe destinato a indebolire il dollaro per ripristinare la competitività americana ma, soprattutto, per alleggerire il debito pubblico americano.

Nelle ipotesi più folli si va fino a immaginare un accordo di scambio con i creditori tra debiti esistenti e obbligazioni a 100 anni senza cedola fino a scadenza.

Un’ipotesi molto vicina a una forma di spoliazione degli investitori stranieri.

Alla luce del suo primo mandato, sembra che per Trump il raggiungimento del suo mantra “Make America Great Again” passi anche attraverso mercati azionari resilienti.

Scommettiamo che questo termometro continuerà a fare da contrappeso ad alcuni dei suoi eccessi.

Se così non fosse i prossimi quattro anni rischierebbero di essere lunghi per gli investitori esposti agli asset statunitensi.