URGE UNA LEGGE PER FINANZIARE E SOSTENERE LA NASCITA DI NUOVI ITALIANI. LA "QUESTIONE DEMOGRAFICA" E' STRATEGICA.

Redazione, 19 luglio 2024.

Gli italiani viaggiano verso la loro estinzione, mentre la Francia, a fine 2023, ha registrato  il tasso di fertilità più alto in Europa, grazie alla politica adottata che persegue  l’equilibrio tra maternità e lavoro.

Azzerato il "contributo" degli immigrati,  ogni donna dovrebbe avere in media almeno 2,1 figli per raggiungere il "tasso di sostituzione".

In generale, tutta Europa, ha registrato un calo della natalità costante, dal 2008.

Le stime di Eurostat, anticipano una riduzione del 6% della popolazione entro il 2100.

C'è un modello ungherese che si sta imponendo per ispirare altri stati dell'Unione che prevede:

  • esenzione a vita della tassa sui redditi per le donne che abbiano 4 o più figli;
  • concessione di un prestito pari a 26.000,00€ alle donne under 40 che si cancella, automaticamente, alla nascita del terzo figlio;
  • bonus casa per chi fa figli;
  • sussidio per l'acquisto di un'auto a 7 posti.
  • congedo di maternità di 24 settimane;
  • possibilità di congedo dal lavoro fino al terzo anno del bambino, percependo, comunque, un'indennità;
  • congedo ai padri per soli 10 gorni.

Ma, Parigi fa meglio di tutti destinando alle famiglie il 4% del PIL.

I finanziamenti a favore delle famiglie decorrono dal secondo figlio per 141,00€/mese, minimo con raddoppio dell'importo erogato ogni mese dal terzo figlio.

Chi ha 3 o più figli ottiene uno sconto per i viaggi in treno, oltre un incremento del 10% dell'eventuale pensione.

La Francia gode anche di un alto tasso di occupazione femminile nel range 20/64 anni, pari al 70%, mentre  gli ultimi dati Istat, dicono che l'Italia ha il tasso di occupazione femminile più basso di tutta l’Ue e pari al 52,6%.

L'attuale governo italiano dovrebbe chiudere il ridicolo ed offensivo capitolo dei "bonus" che non modificano lo stato delle cose e scrivere nuove norme che incidano in modo strutturale sulla vita delle famiglie.

I "bonus" servono soltanto ad indirizzare scelte di spesa di brevissimo periodo, favorendo interessi particolari e non l'interesse collettivo.

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