Uno sguardo all`economia mondiale

Dopo un inizio d’anno abbastanza positivo, l’economia mondiale nel secondo trimestre si è indebolita: la crescita globale continua a decelerare, a causa sia di un rallentamento dell’attività manifatturiera in Asia ed Europa, che di un’attenuazione del mercato del lavoro e dei consumi in America.

I deboli dati economici rilasciati, combinati con l’incertezza politica, pesano sul sentiment degli investitori e sulla possibilità che le società aumentino le spese per investimenti e risorse umane; il pericolo è che questo possa innescare un ciclo autoalimentante di bassa fiducia, minori consumi e debole crescita.

Se da una parte, i lunghi ritardi nell’affrontare i problemi del sistema bancario sono stati una delle principali debolezze dell’approccio Eurozona alla crisi; dall’altra, sia in Usa, che in UK i governi si sono mossi rapidamente per ricapitalizzare le loro banche, acquisendo rilevanti partecipazioni nel loro capitale: questo ha contribuito a fornire una maggiore stabilità finanziaria al sistema bancario, riducendo al contempo l’incertezza. Tuttavia, sia in America, che nel Vecchio Continente:
1) L’erogazione del credito all’economia reale, seppur in ripresa, è stato debole, poiché la maggior parte delle banche si è focalizzata sulla riduzione della dimensione dei propri bilanci e sulle attività con elevati margini e rischio contenuto;
2) Le pressioni per ricapitalizzare il sistema bancario sono aumentate, a causa dei nuovi regolamenti (come Basilea III);
3) Il de-leveraging bancario continua, anche se in misura inferiore, per rafforzare i propri bilanci in virtù di nuovi vincoli di capitale imposti dalle autorità.

· Riteniamo che eventuali programmi di Quantitative Easing potranno diventare molto più efficaci se miranti all’acquisto di asset del settore privato; inoltre, se questo dovesse includere anche i c.d. “bad debts” emergerebbe un sistema bancario più solido e in grado di crescere in linea con l’economia, come la crisi asiatica degli anni 90 ci insegna. Allo stesso tempo se da una parte restiamo scettici sui benefici macroeconomici di un eventuale round di QE, dall’altra un elevato calo dei rendimenti dei titoli governativi percepiti come sicuri forzerebbe gli investitori a spostarsi verso altri segmenti come l’obbligazionario corporate e l’azionario.

Se da un lato diversi paesi come Cina, Brasile ma anche economie più sensibili al ciclo economico come l’Australia hanno già attuato politiche monetarie espansive; dall’altro, sia la BCE, che la Fed si sono di fatto astenute dal mettere in atto ulteriori misure
straordinarie di politica monetaria: a nostro avviso, infatti, l’estensione del programma di Operation Twist da parte della Fed non è altro che un proroga dell’attuale politica monetaria della Banca Centrale americana. In ottica macroeconomica ci aspettiamo che la BCE diminuisca i tassi d’interesse di 25pb nel meeting di Luglio e che annunci un ulteriore round di LTRO al fine di fornire maggiore liquidità e fiducia al sistema bancario.

Il nostro scenario base precedente prevedeva l’uscita della Grecia dall’Euro nel terzo trimestre di quest’anno, tuttavia, sia le recenti elezioni elleniche, che l’accordo raggiunto nel corso del consiglio europeo, ci hanno indotto a posticipare la Grexit e di
conseguenza a modificare, leggermente, le nostre previsioni di crescita: in miglioramento per il 2012 (dal -0,5% al -0,2%), in peggioramento per il 2013 (dal -0,5% al -0,7%).

A cura di Schroders

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