Unione Europea, il cortile dell’oratorio di provincia

Sembra di essere a uno di quei tornei oratoriali dove si formano le squadre per simpatie piuttosto che per coerenza tattica. E così ci si ritrova puntualmente contro la squadra dei fenomeni, quelli degli smilzi, quella delle ragazze e via dicendo. Un approccio al problem solving parrocchiale che bene ricalca quello dei 27 paesi aderenti la UE in merito alla discussione della proposta della Commissione europea per un budget 2014-2020 da 1.091 miliardi complessivi.

Unione Europea, il cortile dell’oratorio di provincia

Come riporta Ansa, David Cameron ha scatenato la guerra dei veti incrociati, chiedendo tagli per circa 200 miliardi. Hermann Van Rompuy ha proposto un `compromesso` a -80, scontentando tutti. Nel vertice Italia, Portogallo, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio e Austria entrano pronti al veto per difendere gli interessi nazionali. Francois Hollande e Angela Merkel non hanno posto ultimatum, solo perché non hanno bisogno di dirlo. E seppure si troverà un improbabile accordo, il Parlamento Europeo - che per la prima volta, in virtù del Trattato di Lisbona, avrà l`ultima parola - minaccia lo stop se sarà troppo al ribasso. Partendo dalla divisione tra i 12 `contributori netti` (Germania, Francia, Italia, Regno Unito ai primi quattro posti) ed i 15 `recipienti netti`, a delineare schieramenti a geometria variabili, non tanto l`ammontare finale del taglio, quanto la distribuzione delle `poste` tra i grandi capitoli di spesa (politica agricola, fondi per la coesione, ricerca e sviluppo) e la difesa degli `sconti`. Il `british rebate` di cui Londra gode dal 1984 è l`unico intoccabile perché scritto nei trattati. A Germania, Olanda, Svezia, Van Rompuy ha proposto di mantenerlo, ma lo perderebbero, tra gli altri, Austria e Danimarca.

Sommariamente quattro le squadre in campo:
- FALCHI EUROSCETTICI: Gran Bretagna, col sostegno della Svezia.
- RIGORISTI: guidati dalla Germania che `produce` il maggior numero di brevetti ed è interessata a non tagliare i fondi in ricerca e sviluppo. Con la Merkel senza tentennamenti: Olanda, Danimarca, Finlandia. Ci sarebbe anche l`Austria che però chiede `forte` Pac ed è pronta al veto se le toccano lo sconto.
- EUROPEISTI: Francia e Italia i leader. Tagli sì, ma moderati. Per Parigi intoccabile la politica agricola. Noi rischiamo di perdere tanto 4,5 mld di fondi agricoli quanto il 20% dei fondi di coesione vitali per il sud. E paghiamo gli sconti di tutti. Nel gruppo anche Spagna (appesa però al filo degli aiuti che le devono arrivare alle banche), Lussemburgo e Belgio.
- AMICI DELLA COESIONE: tutti i `recipienti netti`, dicono no ai tagli per la `convergenza`. Condotti dagli arrabbiatissimi Portogallo e Repubblica Ceca, coagulano Grecia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Irlanda, Cipro, Malta, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia e Slovacchia. Ci sarebbe anche la Polonia, ammorbidita però dal nuovo meccanismo di distribuzione dei fondi regionali che la avvantaggerebbe anche in caso di tagli.

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