Unicredit sacrifica 190.000 euro sull`altare di Parmalat

La corte di appello di Torino ha condannato Unicredit Private Banking a risarcire due coltivatori che, dietro consiglio degli impiegati della Banca, avevano comprato 260.000 euro di obbligazioni Parmalat.

La sentenza ha ribaltato la decisione di primo grado grazie all`intervento d`ufficio del procuratore generale Fulvio Rossi che in base all`art.47 della Costituzione sulla tutela del risparmio ha rilevato l`esistenza di un interesse pubblico. Lo rende noto il presidente dell`Adusbef Elio Lannutti.

«È una sentenza innovativa, destinata a fare giurisprudenza - afferma Lannutti - per l`intervento d`ufficio della Procura Generale della Repubblica di Torino, che ha ravvisato l`interesse pubblico da difendere». La novità è rappresentata dal fatto che nelle cause civili, l`intervento della Procura della Repubblica costituisce una vera e propria rarità: avviene solo quando il procuratore ravvisa un interesse pubblico che, nel caso di specie, è stato individuato nell`art. 47 della Costituzione e nella normativa comunitaria che impone agli ordinamenti nazionali la protezione degli investitori. «Questa sentenza - sostiene Lannutti - apre la speranza ad altri risparmiatori, ai quali le banche hanno appioppato titoli tossici, ben consapevoli della loro rischiosità». La vicenda - ricostruisce l`Adusbef nel proprio comunicato - riguarda due coltivatori della provincia di Torino privi di qualunque strumento culturale (ed in particolare in materia di investimenti in strumenti finanziari) che, dietro consiglio degli impiegati della Banca, hanno acquistato 260.000,00 euro nominali di obbligazioni Parmalat nel maggio 2002, che rappresentava 35% dei risparmi totali degli investitori. In primo grado il Tribunale di Torino aveva dato torto agli investitori affermando che, all`epoca dell`acquisto, le banche (e in particolar modo UniCredit Private Banking) non erano a conoscenza dello stato di difficoltà in cui versava la Parmalat e che, in considerazione di ciò, nessun inadempimento poteva essere imputato all`intermediario.

La Corte d`Appello di Torino, presieduta dal dr. Mario Griffey, ha ribaltato la pronuncia di primo grado, che ha condannato la banca a risarcire il danno degli investitori, quantificato in euro 190.000,00 (oltre interessi e rivalutazioni), statuendo il mantenimento della proprietà dei titoli in capo ai risparmiatori i quali ovviamente, hanno un valore residuo pari a circa il 25% del nominale, offrendo cosi agli attori l`integrale recuperato delle somme investite. Il Giudice di secondo grado - secondo l`Adusbef - sposando le tesi espresse dall`avv.Ruggeri negli atti di causa, ha ritenuto che la banca era a conoscenza della situazione di difficolt… in cui versava la Parmalat, al momento dell`operazione oggetto di causa (maggio 2002). Nella nota Lannutti ricorda inoltre che proprio ieri la Corte di Cassazione ha confermato il verdetto della Corte di Appello di Genova con il quale un istituto di credito era stato condannato al risarcimento delle somme relative a due ordini di acquisto di bond argentini disposti ad aprile e settembre 2001, per un totale investito di 169mila euro.

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