“UNCANNY VALLEY” DI ANNA WIENER. NEL CUORE DI TENEBRA DELLA SILICON VALLEY

Recensione del libro UNCANNY VALLEY di Anna Wiener - a cura di Alessandro Zambruno - Prima parte.

“UNCANNY VALLEY” DI ANNA WIENER. NEL CUORE DI TENEBRA DELLA SILICON VALLEY

In robotica, l’espressione Uncanny valley esprime l’inquietudine provata di fronte ad un automa con sembianze eccessivamente umane.

Ad un lettore italiano poco avvezzo ai quesiti asimoviani, il titolo La valle oscura può evocare, a sua volta, reminiscenze dantesche.

Poco importa.

Questa felice congiuntura culturale e linguistica pone perfettamente le condizioni di base per la comprensione del memoir con cui Anna Wiener ci racconta della propria esperienza lavorativa ed esistenziale nei meandri della Silicon Valley: lo sgomento, il turbamento e, appunto, l’inquietudine.

Leggere La valle oscura (Adelphi), che quasi senza accorgersene si tramuta in romanzo sotto ai nostri occhi, è come scrutare lo sguardo di un androide.

Con ostinazione e divertimento conserviamo la nostra umanità, ma sappiamo che è il nostro futuro ciò che stiamo osservando.

La storia di Anna Wiener, che da giovane laureata in Lettere ammette l’illusione dei propri sogni, che rinuncia al passato per abbracciare il futuro roseo delle startup, è la storia di molti di noi, solo che ancora non lo sappiamo.

Raccontare la Silicon Valley al termine degli anni Dieci del nostro millennio può sembrare una mossa ritardataria e scontata.

Ormai abbiamo familiarizzato con Apple e i suoi strumenti e l’unico stupore che ci concediamo riguarda l’aumento folle dei prezzi per il nuovo modello di smartphone.

Non solo abbiamo accettato la capillarità di Google e dei social, ma siamo riusciti addirittura a sviluppare una forma di senso critico che ci spinge a preferire Instagram a Facebook.

Forse senza volerlo, insomma, abbiamo più o meno tutti imparato una grammatica digitale e la sua estetica. Soprattutto, oggi, abbiamo superato il punto di non ritorno dello “smetto quando voglio” perché non ce lo possiamo più permettere.

All’alba degli anni Venti lamentarsi della frivolezza e della superficialità non ha più senso.

Del resto, La valle oscura della Wiener sfugge alle facili critiche di costume sull’umanità social e digitalizzata. O meglio, gira loro intorno.

Le osserva con lo sguardo disincantato ma allo stesso tempo colpevole di chi lavora e vive dall’altra parte dello schermo, di chi contribuisce ad imbastire l’architettura digitale che sorregge le nostre esistenze rendendo giovani neolaureati sfrontati milionari.