Una modesta proposta sugli eurobond

Scritto per Ifanews da Paolo Sassetti. D’improvviso nel dibattito politico italiano è apparsa la parola salvifica degli “eurobond”.  Ma se la classe politica italiana la ha rapidamente fatta assurgere a ricetta risolutiva per ogni problema del nostro Paese, le perplessità dei Tedeschi sul tema non sono apparse affatto infondate. Se lo scopo degli eurobond è quello di utilizzare il superiore rating della Germania per far godere di quel rating anche quei Paesi che quel rating non ce l’hanno, l’esito finale sarebbe solo quello che i Paesi europei più lassisti finanziariamente sarebbero indotti a generare altro debito. Gli Italiani non possono pensare che la Germania garantisca a piè di lista i loro debiti con la stessa tempestività con cui loro – gli Italiani – soccorrono un comune in dissesto come quello di Catania e sorvolano sul malgoverno che lo ha generato. Sotto questo profilo appare rozza e semplicistica la tesi in gran voga oggi secondo cui il tracheggiamento tedesco sul (“piccolo”) debito greco sarebbe alla base dell’incancrenirsi della crisi di fiducia dei mercati finanziari. La Grecia, infatti, non ha ancora spiegato come intende coprire il suo ingente deficit di bilancio ed ogni sanatoria sullo stock del suo debito pregresso in queste conduzioni non garantisce che, dopo un eventuale default pilotato, la Grecia non riprenda ad accumulare deficit, vanificando lo scopo del sacrificio dei creditori. Ciò detto, esiste una metodica con cui sarebbe possibile fare accettare ai Tedeschi un impiego graduale e selettivo degli eurobond. La UE potrebbe emettere eurobond il cui rimborso sarebbe garantito in ultima istanza dalla BCE se il relativo controvalore delle emissioni fosse ripartito tra i vari Paesi dell’Unione Europea in proporzione al loro PIL e fosse destinato esclusivamente a finanziare investimenti infrastrutturali.

Una modesta proposta sugli eurobond

In questo modo si raggiungerebbero diversi obiettivi: (a) i vari Paesi dell’Unione potrebbero finanziare investimenti infrastrutturali ed assicurare più agevolmente il pareggio di bilancio ex investimenti, potendo così contare su risorse pubbliche per la crescita economica, (b) i Paesi dell’Unione più virtuosi potrebbero accelerare il rimborso del debito pubblico in quanto gli investimenti infrastrutturali sarebbero di fatto (in tutto od in parte) fuori bilancio al fine dei saldo di bilancio, (c) i Paesi europei più virtuosi non si sentirebbero ingiustamente sfruttati nel loro superiore rating creditizio, (d) si aprirebbe una modalità accettabile anche agli occhi dei Paesi europei più virtuosi per trasformare progressivamente la BCE in un prestatore di denaro in ultima istanza.

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