Una finanza diversa può esistere. Basta chiedersi “cui bono”

Non è semplice per me scrivere di finanza, lo ammetto. Non è semplice perché, al di là della indubbia complessità della materia, sulla quale però ho la mia esperienza accademica e professionale a far da parziale tampone, il mondo che tipicamente rappresenta non mi rappresenta minimamente.

Una finanza diversa può esistere. Basta chiedersi “cui bono”

Io non mi ritrovo nelle cravatte e i colletti stirati, nelle strette di mano e le risate alle spalle, nell’idea di profitto “uber alles”. Ma non sono uno che getta la spugna. Perché la finanza non è solo questo, anche se forse una sequenza di esperienze empiriche dirette possono darci questa idea. Ma è per il l’1% che si distanza da questa triste tiritera, che ho deciso di lavorarci. Per un sito come Ifanews, senza finanziamenti, senza l’appoggio pubblicitario dei big del settore, senza facili interviste markette, eppure così importante a nostro avviso. E per incontri come quello vissuto oggi.

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Sapete bene che per politica editoriale siamo fuori dai grandi circhi mediatici di settore (saloni, salonetti, forumetti e compagnia cantante), ma il ricevere un invito che ha per oggetto un evento denominato “Investire nel rispetto dei Diritti Umani” ammetto ci abbia incuriosito non poco. E così, eccoci questa mattina presso la sede milanese di Banca Popolare, in via San Paolo. Mi danno la cartella stampa e c’è scritto “Siamo ciò che scegliamo”. Vero, verissimo.

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Nell’osservare gli interventi che si alternano si respira un’aria diversa: non è un voler convincere, mi pare si voglia condividere. E quanto è straordinariamente bello e semplice questo sentore? Si parla in sequenza di morale, responsabilità per le imprese, diritti umani e si alternano volti noti di realtà quali CREA (center for reflection education and action), Human Right Watch, Altis ed Etica Sgr.

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Ma per capire appieno lo spirito di chi guarda il mondo economico e la finanza da questo punto di vista, basta ascoltare le parole e l’esperienza della prima relatrice, Suor Ruth Rosenbaum, fondatrice ed executive director di CREA appunto. CREA è un’organizzazione di educazione e ricerca socio-economica che analizza i sistemi sociali ed economici in relazione alle conseguenze ed agli effetti degli stessi sulle comunità e sui paesi più poveri del mondo. Suor Rosenbaum è inoltre la creatrice del Purchasing Power Index (PPI), un indicatore di misurazione del potere contrattuale dei salari, utilizzato per individuare livelli salariali compatibili con una vita dignitosa. Ha un ampio background sulle tematiche dell’investimento socialmente responsabile e della responsabilità sociale d’impresa, in particolare per quanto concerne il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, delle pari opportunità e delle tematiche ambientali. Ma cosa significa ricordare tutto ciò alla fine della fiera?

Serve per ricordarsi, ogni tanto, di essere delle persone, degli essere umani. Esempi come quello di Suor Rosenbaum sono di disarmante importanza nella loro semplicità e grazia. Perché davvero, come recitava l’Ulisse dantesco “fatti non fostea viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.E non esiste virtù maggiore per l’essere umano, caratteristica più unica, della sua stessa umanità appunto; della capacità di potersi elevare dal mero istinto e di poterlo sublimare in qualcosa che ci rende demiurghi di bellezza nel senso più affascinante e commuovente del termine, oltre che meri spettatori della stessa (per quei pochi che hanno la fortuna di entrarne in contatto) lungo il cammino della nostra esistenza.

E allora forse davvero dovremmo tutti imparare a farci qualche domanda in più. A capire che magari la redditività di un investimento non si misura solo a livello micro, ma anche macro. Che avere successo è bello, ma averlo nel rispetto di chi ci circonda è stupendo. Che un azione è prima di tutto una scelta. E che nel pensare a quest’ultima, come ci ricorda Suor Rosenbaum, basterebbe avere la coscienza di recitare nella nostra testa un quesito in due semplici parole: “cui bono?”. E il termine “uomo”, guarda caso, fa pure rima.

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