Un risultato che rafforza Monti
La vittoria di Bersani su Renzi ha rispettato le previsioni. Non solo sul piano dei venti punti di distacco ma sul piano dei contenuti. Renzi è stato portatore di una proposta rivoluzionaria che, come tale, non poteva trovare accoglienza.
E` bene riepilogare queste proposte: a) no al finanziamento dei partiti, b) nessuna patrimoniale, c) riduzione della tassazione, d) ricambio totale ovvero `rottamazione` della classe dirigente, e) semplificazione della macchina dello Stato (inclusi gli Enti locali) per potere effettuare le dismissioni del patrimonio pubblico ed abbattere il debito, f) aiuto diretto ai giovani (una sorte di sussidio di disoccupazione). Una linea che ha ottenuto il 40% delle simpatie più quelle che non hanno potuto esprimersi. Renzi ha riassunto così il risultato: `In gioco due idee diverse dell`Italia`. Cosa emerge in casa Bersani? Il candidato in pectore a primo ministro è vittima di due gravi handicap. 1) Una visione di politica estera polemica con l`Unione europea, proprio mentre l`intesa tra Monti e il socialista Hollande viaggia a gonfie vele. Inolre la Merkel di fatto ha accettato la visione europea di Monti e Draghi. Di certo, la scelta di Bersani di avviare il dopo-primarie con la visita al governo libico appare poco tempista. Sono altre le priorità. 2) La politica economica: secondo Vendola `questo risultato seppellisce il Monti bis`. Il capo economista dell`Ocse, Padoan, in questi giorni a Roma ha affermato che il problema principale in Italia è che non si è ancora capito che il Paese era davvero sull`orlo del precipizio al momento dell`arrivo del governo Monti. `Molti dubitano che il rischio fosse reale. Mentre la situazione è ancora fragile`. Questa diffferente percezione rischia di mandare a pallino l`attuazione dei provvedimenti varati dal governo e in attesa di essere recepiti dal Parlamento. Secondo il monitoraggio del Sole 24Ore solo il 22% è stato attuato. La legge di stabilità è stata `corretta` dal parlamento per un valore di 13,5 miliardi. Una buona fetta del Pd (con la totale adesione del Sel di Vendola) è tuttora convinta che l`Europa abbia dettato un diktat all`Italia nel luglio 2011 determinando uno stato di soggezione del tutto intollerabile. Altro che agenda Monti. I policy makers che si affacciano all`orizzonte (sono gli stessi degli ultimi venti anni), come dimostrano questi ultimi dodici mesi, non hanno alcuna intenzione di mollare privilegi e sperperi fondati su una spesa pubblica senza controlli. Un welfare all`italiana. Ecco perchè, passata la sbornia delle primarie che hanno sicuramente riacceso l`interesse verso la politica, lo scontro si farà duro e pericoloso. L`eccesso di entusiasmo rischia di legittimare un clima di restaurazione. A tal punto che il presidente Napolitano non sarà alla prima della Scala proprio per seguire ad horas la situazione politica interna, gravida di riflessi a livello internazionale. Il problema fondamentale è mantenere il credito conquistato all`estero. Lo spread Bund-Btp, dai quasi 600 basis points del novembre 2011, oggi è sceso sotto quota 300. La middle class, forte di almeno 24 milioni di elettori, è oramai scesa in campo e difficilmente accetterà nuovi slogan elettorali.
Scritta da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”.