Un europeo su due ha un problema chiamato pensione

Oltre la metà dei cittadini europei attivi nel mondo del lavoro si dichiara preoccupata di non disporre di fondi sufficienti per andare in pensione, con picchi di pessimismo in Spagna e in Italia, proprio i Paesi nei quali si è riscontrata la minore sottoscrizione di pensioni integrative.

Un europeo su due ha un problema chiamato pensione

E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione della Ricerca Internazionale ING su pensioni e risparmio a lungo termine, realizzata su un campione di 12.000 risparmiatori distribuiti in 12 Paesi europei. Se in Europa è il 52% dei lavoratori a nutrire timori per il proprio futuro previdenziale, in Spagna e Italia la percentuale dei preoccupati tocca punte rispettivamente del 73% e del 65%. A sorpresa la Francia si posiziona allo stesso livello dell’Italia (il 64% dei francesi non è tranquillo), pur vantando una delle economie più solide fra i paesi dell’Eurozona durante la crisi. I meno intimoriti sono invece gli olandesi (27%), mentre la Germania, pur incarnando oggi la nazione con l’economia più solida a livello europeo e sostenendo un ruolo dominante nella definizione dell’agenda finanziaria e politica dell’Unione, ha una percentuale di lavoratori preoccupati del 42%: inferiore alla media, ma comunque rilevante. Anche paesi in via di sviluppo, come la Romania, la Turchia e la Polonia sono meno pessimisti della media, con rispettivamente il 45, 46 e 47% di lavoratori impensieriti dalla pensione.  Ed è proprio laddove si registra la maggiore serenità riguardo al ritiro dal lavoro, nei Paesi Bassi, che è molto diffusa la pratica di creare una pensione integrativa, i versamenti contributivi aggiuntivi, effettuati dal contribuente o dal datore di lavoro, che confluiscono in un fondo pensione, in aggiunta alla quota obbligatoria prevista per legge nel Paese di residenza: ben il 67% dei lavoratori olandesi intervistati, infatti, ricorre alla previdenza complementare contro una media del 42% in Europa. Al contrario l’Italia, la Spagna e la Francia sono proprio le nazioni che presentano la minore penetrazione di previdenza complementare, con un tasso di sottoscrizione del 29% per Italia e Spagna e del 32% per la Francia. Infine, se in media tra gli uomini europei il 44% sottoscrive una pensione integrativa, solo il 37% delle donne ci pensa. L’Italia in questo campo detiene il primato negativo, con solo il 24% di donne titolari di previdenza complementare. Coerentemente, la percentuale di coloro che nutrono timori sulla pensione sale al 72% tra le lavoratrici italiane. Secondo gli economisti di ING che hanno realizzato lo studio, la diffusa preoccupazione nei confronti delle pensione è indicativa di come gli individui percepiscono nel complesso le proprie prospettive future. In Italia e Spagna sono state certamente le riforme varate per aumentare l’età pensionabile e tagliare le prestazioni pubbliche ad accrescere le perplessità dei cittadini, soprattutto i più giovani, sulla propria prospettiva di vita dopo la pensione.

Le incertezze dei francesi, invece, sembrerebbero dovute più agli accesi dibattiti scatenatisi intorno al sistema previdenziale in occasione delle scorse elezioni.  In Italia, in particolare, ci si aspetta di andare in pensione 5 anni più tardi– è questo l’incremento medio atteso dagli intervistati nell’età pensionabile – e con standard di vita attesi inferiori a quelli degli attuali pensionati (la pensa così il 71% dei lavoratori italiani). Un preludio per una maggiore propensione a forme pensionistiche integrative? Per il momento a farla da padrone sono sempre i risparmi a lungo termine, dove gli italiani continuano a detenere il primato europeo, con la percentuale di possesso di risparmio più alta in Europa (60%) e 4 italiani su 10 che risparmiano proprio per guardare con serenità alla propria futura pensione.

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