TRIESTE, CAPITALE MORALE D`ITALIA. IN FRIULI, POCHI UOMINI, APRIRONO ALLA RESISTENZA..
Giannina Puddu, 18 ottobre 2021. I portuali di Trieste passeranno alla storia migliore d`Italia.
L`esempio che offrono è quello del dissenso pacifico, non violento, gentile e incrollabile, nonostante l`attacco con idranti delle forze dell`ordine, sferrato contro persone tranquille e con le mani alzate.
Milioni di italiani che sono ancora in silenzio (NON VOTANO E NON SI ESPRIMONO), tengono le orecchie tese verso il porto di Trieste e vogliono sapere cosa stia accadendo, in quel porto, in quella città, tra quella gente che dichiara di manifestare per tutti i lavoratori italiani, ben oltre la categoria dei `portuali`.
Trieste è diventata il centro politico e morale d`Italia, capace di risvegliare l`attenzione politica e la speranza.
In verità, per chi capisce le dinamiche politiche che si esprimono nella `base` o non finge di non capirle, la maggioranza degli italiani è `contro`.
Questa contrarietà è espressa nella consistenza del partito di chi ha scelto di non-votare, il vero primo partito che misura circa il 50% e sfonda verso il basso a Milano, come altrove.
E` la denuncia pacata della non-rappresentanza, della non-legittimazione del governo in carica e di tutta la classe politica che ha accettato di farne parte.
Il rapporto fiduciario si è rotto ed il messaggio è: abbiamo capito che votare non è cosa utile, a questo gioco non ci prestiamo, quindi non votiamo.
Ciò che si vede, nei fatti, è che più dell`esito del voto popolare faccia la capacità di gestione dell`attività politica.
Il PD che nelle politiche del 2018 (ultime...) aveva raccolto un crollo di consenso, portando a casa un misero 18,7% dei voti, comunque, ha avuto l`abilità di prendersi:
- il Presidente della Repubblica Italiana Mattarella (succeduto a Napolitano);
- il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli;
- il presidente del CSM Ermini;
- il Commissario Europeo e supervisore dell`Economia dell`UE, Paolo Gentiloni.
- la gestione del governo in carica, dettando le linee guida, con i 5Stelle piegati all`assenso passivo.
Il Movimento 5Stelle che aveva stravinto nel 2018, prendendo il 32,7%, dopo l`abbraccio mortale con il PD, è al crollo verticale e, francamente, nella gestione della cosa pubblica italiana conta, ormai e nonostante le poltrone occupate in Parlamento, come il due di briscola.
Un `abbraccio` disperato che aveva assunto le sembianze di una zattera per salvare giusto la cadrega, in effetti si rivela una barca bucata che scivola verso il fondo con tutti i naviganti a bordo.
Più dell`esito di voto fa l`abitudine a muoversi nelle stanze del potere, tra radici interrate in profondità che proteggono e agevolano la presa del potere, rendendo possibile l`impossibile, a dispetto dei numeri emersi in sede di voto, confermandone l`inutilità.
La percentuale di votanti pare essersi ulteriormente corrosa nei ballottaggi di oggi e di ieri che ha coinvolto circa 5 milioni di votanti potenziali.
A pochi chilometri da Trieste c`è Castelnovo del Friuli, comune nel quale si formarono primi gruppi di partigiani, nati da movimenti popolari spontanei e trasversali, uniti dalla volontà di fermare il fascismo e la sua dittatura.
Evidentemente, i friulani sono richiamati al loro appuntamento con la Democrazia Italiana.
Giancarlo Monina, professore ordinario di Storia Contemporanea (Roma Tre) sulle pagine di Resistenza Italiana.it, aveva ricostruito la storia della Resistenza nel 1943.
Ad un certo punto si legge:
Diversa la situazione in Friuli dove, a stretto contatto con i partigiani jugoslavi, la Resistenza armata assume subito una dimensione di rilievo.
Procedendo verso il centro dell`Italia, in Emilia si organizzano i primi gruppi di resistenza civile nelle città e nelle campagne;
in Toscana, Umbria e Marche le prime formazioni, ancora esigue, raggiungono i monti più sicuri.
Nel Lazio e in Abruzzo l`iniziativa congiunta di militari e quadri antifascisti crea significativi concentramenti di forze nella zona dei Castelli Romani e in quella di Teramo.
Poche migliaia di armati, circa 15 mila all`inizio del 1944, in buona parte concentrati in Piemonte, che rappresentano un presupposto determinante per la futura espansione e, sin da ora, una seria preoccupazione per i comandi militari tedeschi e fascisti che predispongono i rastrellamenti.
......La lotta si estende dalle montagne alla città, i luoghi di lavoro.
Si formano comitati di agitazione nelle fabbriche, organizzazioni di massa come il Fronte della gioventù, i Gruppi di difesa delle donne, i Comitati di difesa dei contadini.
Iniziano le azioni terroristiche nelle grandi città, con effetti clamorosi e destabilizzanti, specie ad opera dei Gap [Gruppi armati partigiani] organizzati dal Pci.
Vengono uccisi esponenti fascisti e ufficiali tedeschi, attaccati reparti militari e di polizia; quasi sempre seguono le rappresaglie, come l`esecuzione dei sette fratelli Cervi per l`uccisione del segretario comunale fascista di Bagnolo [Reggio Emilia], il 28 dicembre del 1943, e come il massacro delle Fosse Ardeatine, alle porte di Roma, dove, il 24 marzo del 1944, vengono fucilati 335 ostaggi a seguito dell`attentato contro una colonna tedesca in Via Rasella in cui morirono 33 militari.
Episodi drammatici che creano discussioni all`interno degli stessi gruppi della Resistenza.
Il primo inverno di guerra si chiude con lo sciopero generale del marzo 1944 che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori delle zone occupate.
E` una prova di forza iniziata nel novembre precedente e che trae origine dalle durissime condizioni di vita degli operai e dei contadini, ma che nel corso del tempo supera l`ambito rivendicativo per assumere un carattere dichiaratamente politico.
Accanto alla Resistenza armata, le lotte sociali dei grandi centri industriali e delle campagne offrono un contributo determinante all`espansione del movimento di liberazione.
(tratto da ilmanifesto.it)