Titoli di stato italiani, agli stranieri piacciono sempre di meno
La notizia buona è che da novembre il rendimento dei titoli di Stato ha iniziato la parabola discendente, passando dalla media del 6,46% a quella del 3,23% segnata a febbraio 2012 per quello che si potrebbe definire «effetto Monti».
Quella cattiva è che, al momento peggiore della crisi del debito, gli stranieri avevano preso le distanze dai titoli italiani, riducendo la loro presenza di 58,7 miliardi rispetto ad un anno prima. È questo il quadro di luci ed ombre che emerge dallo Studio realizzato dall`Adusbef sui titoli di Stato italiani, utilizzando rielaborazione degli ultimi dati disponibili della Banca d`Italia. La «fotografa» immortala lo stock dei titoli pubblici a quota 1.611,6 miliardi di euro alla fine novembre, in decisa crescita rispetto ai 1.574,1 dello stesso mese dell`anno precedente. Proprio a novembre l`importo complessivo di debito pubblico italiano detenuto detenuto da investitori stranieri era così calato dai 814,1 miliardi del novembre 2010 a quasi 755,4 miliardi dell`anno dopo, invertendo la percentuale che li vedeva prima in maggioranza, con il 51,97% del totale dei titoli emessi, e ora li vede scendere al 46,87%. I deflussi di investimenti esteri (58,7 miliardi) vengono comunque più che compensati dagli acquisti di titoli di Stato fatti da Italiani. I «bot people» italiani avevano investito 100,2 miliardi in più dell`anno prima, passando dai 756 miliardi del novembre 2010 (pari al 48,03% del totale dei Titoli in circolazione) agli 856,2 dell`anno successivo, salendo così ad una quota del 53,13%. Le tabelle si fermano certo nel momento di massima difficoltà per i Buoni italiani. Basta pensare allo spread record del 9 novembre (574 punti sopra il bund tedesco) con rendimenti al 7,47% per i titoli decennali, oppure alle tensioni che per tutto il mese si sono ripercosse anche sui Buoni di durata inferiore (con tasso dell`8% segnato dai Btp a 2 anni il 28 novembre).
«Vedremo - afferma l`Adusbef - come si aggiusterà la composizione dei detentori dopo le vicende degli ultimi tre mesi e dopo il successo dei Btp Italia, 7,3 miliardi di euro aggiudicati il 23 marzo 2012 al tasso del 2,44% al netto dell`inflazione». La crisi dei debiti pubblici, e l`aumento dei rendimenti sul mercato secondario (e quindi degli spread) ha avuto anche altri effetti. Gli investimenti si dirigono soprattutto sui Btp mentre il «portafoglio» vede una calo dei Cct. «Continua la trasformazione - evidenzia l`Adusbef - che privilegia i Btp contro i Cct: trasformare il debito a tasso variabile in debito a tasso fisso. Negli anni della crisi, da ottobre 2007 ad oggi i Cct (tasso variabile) sono scesi del 38,9% mentre i Btp (tasso fisso) che costituiscono il 73% del monte titoli di Stato, sono cresciuti del 12,8%. Ciò ha permesso al Tesoro di mitigare le ripercussioni delle recenti impennate dei tassi che hanno prodotto effetti solo sul 10% dei titoli in circolazione (quota dei Cct) oltre che, evidentemente, sulle nuove emissioni. Oltre il 70% dei titoli non ha così visto crescere i tassi di remunerazione, tanto che il rendimento medio loro dei titoli di stato nel 2011 si è attestato - secondo le indicazioni fornite dal Tesoro - del 3,61%. Dai rendimenti degli ultimi mesi è comunque evidente un affievolimento delle tensioni sui titoli. In questo caso i dati (fonte Bankitalia) partono da giugno 2011 e si fermano a febbraio 2012, disegnando una parabola: si parte dal un rendimento medio dei titoli di stato del 3,03 a giugno 2011, che passa al 3,83% a luglio, al 3,73% ad agosto, al 4,25% a settembre e al 4,54% ad ottobre. I mesi più difficili sono novembre (6,46%) e dicembre (5,85%) che comunque segnala già una riduzione di oltre mezzo punto. La flessione dei rendimenti si accentua a gennaio 4,21% per poi attestare a febbraio al 3,23%. Per l`Italia, comunque, la sfida non è finita. Nei prossimi 12 mesi ci sono 298,1 miliardi di titoli da piazzare. Di questi 90,4 miliardi sono i titoli che dovranno essere collocati entro la fine di aprile.
Scritto da Corrado Chiominto