TASSI DI INTERESSE IN CALO, ECONOMIA IN CRESCITA ? La BCE sta riducendo i tassi di interesse e ha ormai l'inflazione sotto controllo. Ma rimangono comunque alcune sfide.

TASSI DI INTERESSE IN CALO, ECONOMIA IN CRESCITA ? La BCE sta riducendo i tassi di interesse e ha ormai l'inflazione sotto controllo. Ma rimangono comunque alcune sfide.
François Villeroy de Galhau, governatore della banca centrale francese dal 2022

Milano, 14 dicembre 2024.  A cura di Julian Marx, Research Analyst Flossbach von Storch SE

Sostieni il nostro diritto di scrivere la VERITA' ed il tuo diritto di leggere la VERITA'. Contributo libero su:   paypal.me/ifanews

È successo di nuovo.

Per la quarta volta quest’anno, i membri del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea (BCE) hanno deciso di ridurre i tassi di riferimento.

Anche questo taglio è stato di 25 punti base, il che porta il tasso sui depositi al 3,0%.

Tuttavia, secondo François Villeroy de Galhau, presidente della Banque de France, quella di oggi rappresenta probabilmente solo una tappa intermedia del percorso di riduzione dei tassi d’interesse.

Da un lato, infatti, sembra che la vittoria contro l’inflazione in Europa sia ormai decretata. Dall’altro lato, a suo parere, i rischi al ribasso per la crescita economica e per l’inflazione sono ulteriormente aumentati.

I rischi si stanno spostando

Questa valutazione trova conferma anche nelle nuove proiezioni di dicembre, elaborate congiuntamente dagli esperti dell’Eurosistema e della BCE.

Le previsioni continuano a delineare un quadro economico tutt’altro che entusiasmante per la zona euro.

Per il prossimo anno, si stima un modesto tasso di crescita pari all’1,1%. Ciò significa che la stima di crescita per il 2025 è stata rivista leggermente al ribasso in ciascuna delle ultime tre proiezioni.

Alla luce delle prospettive di crescita ancora deboli, si rafforza l’impressione che i tassi d’inflazione si stabilizzeranno intorno al valore target del due per cento nel corso del prossimo anno.

Per il 2025, gli esperti stimano un’inflazione media del 2,1%, a fronte di un’inflazione core, che dovrebbe attestarsi in media sul 2,3%.

In generale, le preoccupazioni per un’inflazione ostinatamente elevata stanno quindi diminuendo. L’attenzione però si sta spostando sempre di più verso il rischio di un calo eccessivo dell’inflazione, come recentemente sottolineato dal capo economista della BCE, Philip Lane: “La politica monetaria non dovrebbe rimanere troppo restrittiva troppo a lungo, altrimenti l’economia non crescerà a sufficienza e l’inflazione potrebbe scendere al di sotto del target.”

Il diavolo si nasconde nei dettagli

In assenza di cambiamenti significativi nel quadro generale, il percorso di politica monetaria appare tracciato: all’orizzonte si prospettano altre riduzioni dei tassi d’interesse.

Tuttavia, il Consiglio direttivo della BCE deve ancora affrontare alcune sfide nel contesto dell’attuale ciclo di taglio ai tassi. Un elemento critico resta l’elevata inflazione nei servizi, che rappresenta un ostacolo al pieno raggiungimento della disinflazione.

A novembre, i prezzi dei servizi sono aumentati del 3,9%, mantenendosi costantemente su livelli elevati.

In questo contesto, l’attenzione continua a concentrarsi sulla forte crescita dei salari, che nel terzo trimestre del 2024 ha raggiunto il 5,4%, segnando il valore più alto mai registrato nella zona euro.

In questo caso ci sono differenze a livello regionale: questo “record salariale” è stato alimentato soprattutto da un incremento eccezionale dei salari contrattuali in Germania, pari all’8,8%, spinto da sostanziali bonus una tantum per compensare l’inflazione.

Di conseguenza, appare prematuro dichiarare che i rischi al rialzo per l’inflazione (soprattutto quelli legati ai salari) siano completamente sotto controllo, vista la persistente pressione inflazionistica interna.

Tuttavia, il fatto che i più recenti adeguamenti salariali in alcuni settori stiano ancora reagendo con un notevole ritardo al forte aumento dell'inflazione registrato in passato, rappresenta un barlume di speranza.

Inoltre, le ultime trattative salariali per l'industria metalmeccanica ed elettronica in Germania, ad esempio, stanno già segnalando una tendenza più moderata nella crescita delle retribuzioni. Secondo l’accordo pilota raggiunto dall’IG Metall, gli stipendi mensili aumenteranno del 2,0% da aprile 2025 e di un ulteriore 3,1% da aprile 2026.

Azione e reazione

Oltre all’elevata inflazione interna, la BCE deve affrontare un’altra questione delicata.

Dopo quattro riduzioni consecutive dei tassi, con un’inflazione ancora leggermente superiore al target del 2%, resta da capire che ritmo e che portata debba assumere l’allentamento della politica monetaria.

Isabel Schnabel, membro del Consiglio direttivo, propende per un approccio molto graduale.

Di recente ha sottolineato che la politica monetaria si sta avvicinando al “livello neutrale”, in cui non esercita né un effetto stimolante né restrittivo sull’economia. La sua valutazione ha fatto riferimento, tra l’altro, all’ultima indagine sulla concessione di crediti nella zona euro, dalla quale emerge che quasi tutte le banche ritengono che la domanda di prestiti non sia più influenzata dal livello generale dei tassi d’interesse. Si tratta di un’enorme differenza rispetto all’anno scorso, quando quasi la metà delle banche ha dichiarato che i tassi d’interesse pesavano sulla domanda di credito. Inoltre, si è registrato un aumento nella richiesta di mutui ipotecari.

Naturalmente, è impossibile stabilire con certezza il livello esatto di un tasso d’interesse neutrale. La stessa Schnabel lo colloca tra il 2% e il 3%.

È proprio questa incertezza, quindi, che suggerisce di adottare un approccio prudente e progressivo per eventuali ulteriori riduzioni dei tassi. Una visione simile è condivisa dal presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, secondo cui una politica monetaria espansiva sarebbe giustificata solo nel caso di un rischio chiaramente accresciuto di inflazione inferiore al target.

Il gioco di equilibri continua

I prezzi elevati dei servizi indicano che la battaglia contro i rincari eccessivi nella zona euro non è ancora completamente vinta.

Allo stesso tempo, le deboli prospettive di crescita economica e i più recenti accordi salariali moderati suggeriscono che i rischi inflazionistici a medio termine nell’Eurozona sono orientati maggiormente al ribasso.

Mentre un panorama economico cupo sembra deporre a favore di un ulteriore allentamento della politica monetaria restrittiva, l’attuale quadro inflazionistico richiede comunque un approccio ben calibrato. Di conseguenza, è probabile che anche nel nuovo anno i responsabili della politica monetaria della BCE restino fedeli al loro metodo e continuino ad agire in base ai dati economici disponibili, mantenendo saldo l’obiettivo da raggiungere: il “livello neutrale”.