Target2: indicatore della fuga dei capitali e responsabilità economiche e politiche

Il sistema Target2 (ovvero la seconda gene- razione del sistema di pagamento espresso trans-europeo automatizzato di regola- mento lordo in tempo reale) è il sistema di pagamento gestito dall’Eurosistema, ovvero dalla BCE e dalle banche centrali nazionali dell’Area Euro.

Ogni trasferimento monetario tra i paesi membri di Eurolandia viene inca- nalato attraverso il sistema TARGET.  Per spiegare meglio il funzionamento del si- stema facciamo un esempio. Un’impresa greca importa merci da un esportatore tede- sco. I fondi vengono trasferiti dalla banca della società greca tramite la Banca della Grecia attraverso la BCE sul conto bancario dell’esportatore tedesco presso la Deutsche Bundesbank. Al termine di questo processo, la banca tedesca vanta un credito presso la Bundesbank che a sua volta vanta un credito con la BCE, mentre la banca dell’importatore greco ha un debito con la Banca della Grecia e la banca centrale greca ha un debito con la BCE. Se la banca tedesca decide di concedere un prestito alla banca greca sul mercato in- terbancario, i flussi di denaro invertono la rotta e la Bundesbank e i conti della Banca della Grecia con la BCE sono nuovamente in pareggio. 

Ci sono alcuni aspetti tecnici importanti da considerare. Primo, la controparte di cia- scuna banca centrale nazionale è la BCE, non un’altra banca centrale dell’Area Euro; se- condo, non c’è un meccanismo che deter- mina un bilanciamento automatico e rego- lare dei saldi TARGET2; terzo, in teoria in questo sistema di pagamento non c’è un limite massimo per i debiti e i crediti con la BCE. Ed è qui che nasce il problema.  Prima della crisi finanziaria tutti i conti erano sostanzialmente in pareggio. Ma dal 2009 i crediti delle banche centrali tedesca, olan-  dese, finlandese e lussemburghese nei con- fronti della BCE sono esplosi determinando una quantità di crediti soprattutto nei con- fronti delle banche centrali dei paesi perife- rici dell’Area Euro, ma anche nei confronti della Francia. Questo ampliamento dei conti TARGET non si evince tanto dai deficit delle partite correnti (nei paesi periferici o dall’a- vanzo delle esportazioni nei paesi core dell’UME), quanto dai flussi di capitale che escono dai paesi in deficit mentre i paesi con un avanzo positivo ricevono massicci afflussi di capitale (il capitale viene trasferito anche verso paesi che non fanno parte di Eurolan- dia, ovvero Regno Unito e Svizzera). Se il mercato monetario funzionasse bene, le banche dei paesi core nell’Area Euro preste- rebbero denaro alle banche dei paesi in deficit e i conti sarebbero nuovamente in pareg- gio, come spiegato nell’esempio. Ma il mercato monetario non funziona più bene. C’è un eccesso di liquidità nei conti bancari dei paesi core dell’UME presso le rispettive banche centrali nazionali. Invece la BCE ha assunto il ruolo del mercato monetario e sta finanziando il sistema bancario nella periferia di Eurolandia. In questo senso, i conti TAR- GET2 sono diventati un indicatore della man- canza di funzionalità del mercato monetario e della fuga di capitali dai paesi periferici dell’UME.  Per quanto tempo potrà continuare questo fenomeno? Tecnicamente finché il sistema finanziario nei paesi periferici non esaurirà le garanzie necessarie per ottenere finanzia- menti dalla BCE. Secondo la BCE, teorica- mente ci sono circa 14 mila miliardi di Euro in titoli disponibili per operazioni di pronti con- tro termine, e i prestiti totali al sistema finan- ziario finora rappresentano meno di 1.200 miliardi di Euro. Quindi non bisogna temere la fine immediata dell’ampliamento dei conti TARGET2. Si potrebbe obiettare che la poli-  tica monetaria di fatto sta colmando il divario creato dalla mancanza di un sistema di tra- sferimenti fiscali formale, che dovrebbe ca-ratterizzare un’unione monetaria funzio- nante. Tuttavia questo divario viene colmato senza superare gli ostacoli politici che in ge- nere sono previsti in un’unione fiscale e dei trasferimenti formale. Ciò potrebbe generare una responsabilità politica, in particolare qua- lora un paese con un saldo TARGET2 nega- tivo, per esempio la Grecia, dovesse uscire dall’Area Euro. In tale scenario, la BCE do- vrebbe svalutare i crediti. Tutte le altre banche centrali e di conseguenza tutti i governi e i contribuenti dell’Area Euro dovrebbero assu- mersi le perdite in base alla percentuale del proprio capitale presso la BCE. Nel caso della Grecia stiamo parlando di più di 130 miliardi di Euro.  Per ragioni economiche e politiche crediamo che l’unione fiscale renderebbe l’Area Euro un’unione monetaria molto più stabile.

A cura di Stefan Hofrichter - Head of Global Economics and Strategy Group di Allianz GI

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