Strategie future e sfide dell'Istituto Zooprofilattico di Perugia Intervista a Giovanni Pezzotti, direttore sanitario dell’IZS Sperimentale dell'Umbria e delle Marche
Roma, 3 ottobre 2024. Di Alessandro Ambrosin
Abbiamo incontrato Giovanni Pezzotti, attuale direttore sanitario dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche (IZSUM) "Togo Rosati" a Perugia.
Quali aree di ricerca ritiene siano fondamentali per il futuro dell’IZSUM e perché?
Credo che, tra le numerose aree di ricerca che sta portando avanti il nostro istituto, quelle che oggi rivestono un ruolo, se possiamo dire, più rilevante siano quelle legate al concetto della Salute Unica, più nota come One Health, che vedono uomo, animali ed ambiente come parti di un sistema unico.
Ovviamente, vista anche la situazione epidemiologica nazionale, la ricerca di IZSUM si concentra moltissimo sulle tematiche dei propri centri di referenza nazionali e, primo fra tutti, quello relativo alla peste suina africana, malattia che, come noto a tutti, sta attualmente flagellando ampia aree del nostro Paese, con conseguenze sanitarie ed economiche molto rilevanti per il settore suinicolo. Tra i temi principali di ricerca, lo sviluppo di un vaccino che possa rendere controllabile questa malattia nei suidi domestici e selvatici.
Una delle tematiche trasversali più urgenti da affrontare è poi la resistenza agli antimicrobici, dove la componente veterinaria svolge un ruolo chiave nella prevenzione del problema che riverbera sulla popolazione umana.
Studiare la diffusione dei ceppi resistenti a livello umano, animali ed ambientale, la loro genesi e, soprattutto, individuare percorsi che possano prevenirne la comparsa è diventato un obiettivo ormai fondamentale per la nostra ricerca.
A questo si lega, ovviamente, lo sviluppo di nuove linee vaccinali, in particolare di presidi stabulogeni ottenuti da isolati batterici e virali “di campo”, che si sta rivelando sempre di più una misura semplice ma efficace per la riduzione dell’utilizzo di antimicrobici negli allevamenti, in particolare in quei settori settori zootecnici finora poco esplorati, come l’acquacoltura.
Un altro ambito di ricerca, sempre fortemente legato al concetto della One Health, è lo studio delle malattie trasmesse da artropodi vettori.
La comparsa negli ultimi anni di una lunga serie di “nuove” malattie, di interesse animale ma anche con carattere di zoonosi (West Nile Disease, Chikungunya, Dengue, malattie trasmesse dal morso delle zecche, ecc.) impone una continua ed intensa attività di ricerca, per approfondire l’epidemiologia di queste malattie e per identificare le misure più opportuno per il loro controllo e prevenzione negli animali e nell’uomo.
Infine mi viene da pensare a tutte le tematiche relative allo studio dei contaminanti di origine ambientale che, per il tramite dei prodotti alimentari, arrivano ai consumatori. Anche in quest’ambito si sta lavorando moltissimo con la messa a punto di tecniche analitiche sempre più accurate, ampliando il ventaglio dei possibili composti da ricercare (ad esempio i ritardanti di fiamme, i PFAS, ecc.) e così contribuire alla valutazione più accurata possibile del rischio per i consumatori.
Come ci poniamo nei confronti dell’Europa?
Le linee di ricerca che ho citato rientrano senza ombra di dubbio tra quelle prioritarie per l’UE; d’altro canto questi temi hanno una valenza assolutamente generale, rafforzata dal fatto che le malattie, i germi resistenti, i prodotti alimentari contaminati, si muovono a livello globale con estrema facilità e velocità.
Basti pensare all’evoluzione degli ultimi anni dell’epidemiologia di alcune malattie (COVID in primis) che hanno ancora una volta dimostrato la velocità di trasferimento degli agenti microbici e l’assenza di barriere efficaci alla loro diffusione.
Quello che si chiede ai nostri istituti, in questo momento, è lavorare per contribuire, per la nostra parte, a creare dei sistemi medici e veterinari in grado di rispondere in maniera veloce ed efficace alle nuove minacce che possono presentarsi, mettendo in piedi di meccanismi di diagnosi precoce, allerta rapido e controllo efficace dei nuovi pericoli. Tutto ciò comporta, per il nostro ruolo, un continuo aggiornamento delle conoscenze e delle tecniche analitiche in uso, sempre aggiornate e rispondenti al nostro ruolo di organi di garanzia della salute pubblica.
Obiettivi a lungo termine ?
Uno dei nostri obiettivi è sempre stato la crescita dei ricercatori dell’istituto, in particolare dei giovani ricercatori, cercando di favorire la nascita di gruppi di ricerca sempre più performanti al nostro interno, in particolare lavorando sulla loro formazione, per permettere loro di inserirsi nei contesti internazionali ed accedere con successo ai bandi di ricerca più sfidanti.
Un altro obiettivo della Direzione è quello di dotare i nostri operatori di strutture sempre più moderne ed adeguate.
In quest’ottica si pone il progetto di creare dei nuovi laboratori da destinare, in primis, all’officina farmaceutica, per renderla rispondente ai nuovi requisiti richiesti dalla normativa internazionale ed ai laboratori di elevato contenimento biologico (BSL3), per continuare a garantire i necessari livelli di biosicurezza obbligatori per lavorare con patogeni importanti come il virus della Peste suina africana.