Spread a 600, la verità `nascosta` sull’Italia

Vi propongo un articolo scritto da Mauro Bottarelli e pubblicato venerdì scorso su Il Sussidiario. Faccio fatica ad isolarvi qualche concetto importante perché tutto mi pare degno della vostra attenzione.

Spread a 600, la verità `nascosta` sull’Italia

Volendo semplificare mi pare che proprio l’ultima parte possa avere priorità di lettura.

Bottarelli ci evidenzia la correlazione tra spread BTP – Bund e sofferenze bancarie e ci dice: con un ritardo di 6-8 settimane, dovuto all’esuberanza da ricerca del rendimento che ha drogato i mercati, gli investitori cominciano a prezzare l’aumento delle sofferenze bancarie, tramutando gli istituti di credito europei nel cosiddetto “elefante nella stanza”. Come vedete dal grafico, finora i due andamenti sono stati più o meno regolari, ovvero hanno conosciuto una medesima traiettoria. Poi, da metà del 2012, le traiettorie sono divenute nettamente divergenti: le sofferenze crescevano, lo spread si comprimeva grazie ai soldi della Bce che permettevano alle banche europee di comprare titoli di Stato e alla promessa di Draghi di difendere l’euro a ogni costo (più Fed e Bank of Japan). Bene, senza questo doping - che come ci ha fatto capire Bernanke potrebbe finire o rallentare, mentre la Bce non ha nemmeno gli strumenti legali per acquistare bond sovrani attraverso il fondo Esm - l’attuale spread italiano non sarebbe attorno ai 260-270 punti base com’è, ma, seguendo quella traiettoria tendenziale quasi sempre rispettata nel tempo, potrebbe già essere in area 615-620. Insomma, se correlazione esiste tra spread e sofferenze bancarie - e visto che il debito nostro e spagnolo lo comprano solo istituti di credito nazionali, direi che non vi sono dubbi - stiamo scherzando con il fuoco, perché quando si innescherà la correzione e la prezzatura del rischio tornerà mark-to-market e non mark-to-capocchia potremmo trovarci in una situazione stile estate 2011 e 2012 (guarda caso, le crisi sovrane capitano sempre nello stesso periodo, quando sui mercati i volumi si assottigliano e le vacanze rallentano i riflessi di governi e controllori).

Una situazione resa ancor più preoccupante dall’introduzione della CAC, le clausole di azione collettiva che come ben sappiamo rendono di fatto possibile una ristrutturazione del debito senza il consenso del risparmiatore sottoscrittore del titolo di stato avente durata superiore all’anno.

Per chi non ricordasse l’argomento evidenzio nuovamente il pezzo che Barbara scrisse l’8 maggio, in cui ben spiegava i potenziali rischi per il risparmiatore italiano: Le clausole quindi sono utilizzate per aumentare considerevolmente gli spazi di manovra dello stato sovrano in difficoltà che avrà bisogno solo di una parte ( seppur non esigua in effetti) di consensi e non necessariamente di una risposta unanime. ….. Associando quindi le CAC alle nuove emissioni si rende meno problematica l’accettazione di una eventuale proposta da parte del debitore su una ristrutturazione del suo debito: la proposta può riguardare la decurtazione del valore nominale, la scadenza del titolo, la cedola, insomma praticamente ogni dettaglio del titolo originariamente emesso.

Ma vi rimando all’articolo per un approfondimento più completo.

Conclude allora Bottarelli: In definitiva, da quest’anno, il fallimento di uno Stato è previsto per legge. Lo prevede l’Europa cui ci siamo consegnati mani e piedi. Con la Grecia, che pesa per il 2% dell’economia Ue, quasi stavano lasciandoci tutti la ghirba. Se parte un haircut selvaggio con ristrutturazione per noi o Spagna, salta tutto. E rischiano di restare solo macerie. Questa volta davvero.

Scordatevi in fretta le pacche sulle spalle per l’uscita dalla procedura di infrazione, i prossimi tre mesi ci diranno se riusciremo a sopravvivere o se dovremo prendere il coraggio a due mani e andarcene dall’euro.

Buona lettura.

Introduzione a cura di Gian Luca Bocchi

Leggete qui l`ARTICOLO TRATTO DA IL SUSSIDIARIO a firma Mauro Bottarelli

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