Siamo vicini all`Apocalisse. Parola di supercomputer
Da `Apocalypse Now` a `Apocalypse Soon`. Tra `orà e `prestò non c`è comunque da stare allegri e, se pensavamo di essere scampati alla profezia dei Maya, eccone un`altra, frutto dei calcoli di un super computer del MIT, che nel 1972 ha decretato la fine prossima dell`umanità.
Il modello elaborato dal computer è vecchio di 40 anni ma gli esperti che lo hanno riesaminato dicono che i risultati potrebbero essere esatti. Il programma che ha calcolato la predizione si chiama World3 ed ha esaminato la tipologia di sviluppo della società industrializzata basata sui tassi di allora con una serie di algoritmi correttivi che ne attualizzano i `progressì ad oggi ed al prossimo futuro. Il quadro che ne esce è quello di un sistema globale che, se pure riuscisse ad avvertire in tempo i limiti e gli estremi del momento del collasso, non riuscirebbe comunque a fermare la sua marcia verso il disastro totale. I dati elaborati da World3 sono stati riesaminati nel 1994 e nel 2004 da Dennis Meadows, professore emerito di politica dei sistemi all`Università del New Hampshire, che ha guidato il team del MIT e che con Donella Meadows e Jørgen Randers ha ideato il modello quarant`anni fa. Il risultato è che gli scenari immaginati dal computer hanno avuto riscontri precisi con le diverse successive realtà. Certo, non tutte le ipotesi sono negative, c`è anche quella che vede l`umanità riuscire a controllare la demografia del pianeta, la produzione e lo sfruttamento delle risorse. Ma dal 1972 ad oggi questi obiettivi sono stati clamorosamente mancati e quindi, quella che si prospetta, è una `soluzione B` dove l`aumento della popolazione procede senza controllo, il cibo diminuisce, le risorse si esauriscono, aumentano l`inquinamento ed il riscaldamento globale. «Vedo che il collasso sta già accadendo, dichiara Meadows alla rivista Scientific American, le riserve d`acqua sotterranee si stanno esaurendo e l`energia sta diventando sempre più scarsa».
Secondo Jorgen Randers, un altro degli ideatori del programma che ora insegna alla Norwegian Business School di Oslo ed è autore del libro `2052: A Global Forecast for the Next Forty Years`, i gas serra vengono emessi ad una velocità due volte superiore alla capacità di assorbimento degli oceani e delle foreste e, mentre nel 1972 l`umanità utilizzava l`85% della capacità di rigenerazione della biosfera, ora lo sfruttamento è arrivato al 150% e continua a crescere. Secondo Randers l`umanità si sta avviando `incoscientementè verso il disastro; nei prossimi anni la produzione continuerà ad aumentare e il riscaldamento globale, con lo scioglimento dei ghiacciai, metterà a disposizione nuovi territori in Alaska, in Sibera e nell`Antartide. Nuove aree che potranno essere sfruttate per le materie prime e per l`aumento delle coltivazioni. Parallelamente la popolazione arriverà a 8 miliardi e il clima comincerà a fare avvertire i primi sensibili (e irreversibili) cambiamenti. Si aprirà quindi un`epoca di grandi siccità ed alluvioni che renderanno i terreni incoltivabili, facendo cadere verticalmente la produzione alimentare. Potranno quindi verificarsi migrazioni di massa e questo porterà a nuovi conflitti armati. Nel 1973, un anno dopo i calcoli catastrofici di World3, negli Stati Uniti era uscito un film dal titolo `Soylent Green`, con Charlton Heston come protagonista. Il film, che da noi venne ribattezzato `I sopravvissutì, prefigurava un mondo dove l`umanità, in un pianeta devastato da ogni possibile calamità, moriva a grappoli. I sopravvissuti si aggiravano tra miasmi e macerie, cibandosi solo di soia prodotta da grandi impianti industriali che funzionavano anche come smaltitori dei cadaveri. Il problema era che in realtà i campi di soia erano finiti da un pezzo. Solo gli smaltitori funzionavano. E continuavano a produrre soia. Ultima nota. Il film era tratto da un romanzo a cui aveva dato spunto lo studio del MIT. La storia è ambientata nel 2022. E se i Maya avessero sbagliato di 10 anni?