SEA un`ipo mal gestita
La quotazione della SEA era attesa come sintomo di confidenza verso i mercati, come fonte di liquidità dei soci offerenti le quote in collocamento, come conferma di valore per una società di servizi da tempo sotto osservazione. Il ritiro della quotazione è una sconfitta per tutti nonché il punto di partenza per indagini penali, cause civili, contrasti fra soci e immagine negativa del nostro mercato borsistico. L’offerta era diffusa anche negli USA oltre che nella UE e ciò accentua il disagio.
Se guardiamo al prezzo, esso era valutato basso dal socio F2I (che ne avrebbe contabilizzato minusvalenza all’atto della cessione), ma evidentemente non tale dai potenziali sottoscrittori. I soci che volessero ora cedere le proprie quote in forma diversa, dovranno temere prezzi inferiori, magari non in linea con le esigenze di bilancio (impairment oppure patti di stabilità). Chi comprasse dovrà valutare la convivenza con soci in disaccordo (da ora crescente), per quanto in un business dai ricavi meno soggetti ai vincoli del mercato.
Se osserviamo la governance, si può discutere la valenza di una quotazione del 23,8% del capitale priva di interesse per la contendibilità e foriera solo di flussi di cassa per i venditori pubblici condizionati da esigenze di stabilità finanziaria.
Sotto il profilo dell’intermediazione finanziaria, si deve registrare un insuccesso con 6 collocatori di grande rilevanza, dato gravoso in termini di efficienza, ma anche da valutare in ragione del fatto che due di essi sono soci di un offerente (nonché creditori della società). Peraltro tale fatto è consueto anche nei casi di successo delle IPO.
La quotazione della SEA era in discussione da diverso tempo (10 anni); un evento non isolato e spesso malgestito. Nel passato anche Prada aveva più volte rinviato la propria quotazione; era peraltro, in settore diverso, con altra governance e senza interessi pubblici nel proprio azionariato. Ultimo aspetto più generale: non è forse eccessivo il numero e il peso delle utilities e delle aziende di Enti Locali nella Borsa “Italiana”, peraltro ormai non più mercato autonomo: siamo nel campo della vera quotazione o è solo funding per Enti Pubblici in epoca di spending review, patti di stabilità e carenza di liquidità?
Scritto da GIUSEPPE G. SANTORSOLA
Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari
Università Parthenope di Napoli
santorsola@uniparthenope.it