Sarkozy, Merkel ed eurocrisi: c’è poco da ridere

  Procedono i negoziati europei sul rafforzamento dell’Efsf, sull’haircut del debito greco e sulla ricapitalizzazione delle banche, ma purtroppo siamo ancora ben lontani da un accordo condiviso su queste tematiche che risulti risolutivo per le sorti di Eurolandia. Il tempo passa, lo spettro di una crisi recessiva per l’Europa si delinea in maniera sempre maggiore e, tutto sommato, c’è comunque chi riesce a farsi una risata: durante la conferenza stampa a termine del summit europeo di domenica, alla domanda: `Il premier italiano vi ha rassicurato sui provvedimenti che prenderà il suo governo?` il presidente francese Sarkozy indugia e, prima della solita risposta politically correct, sfoggia un sorriso inequivocabilmente ironico e cerca complicità nello sguardo della cancelliera Merkel. Al di là di valutazioni sul dubbio gusto del gesto, manifestato in un meeting istituzionale, Sarkozy farebbe meglio a tornare serio dal momento che la situazione non è delle più rilassanti, non solo per l’Eurozona, ma anche per la Francia stessa.  L’indice Pmi composito (Purchasing managers’ index), indicatore che esprime la percentuale di direttori degli acquisti che giudicano le condizioni per le imprese migliori o peggiori rispetto al mese precedente, relativamente all’attività manifatturiera e di servizi della zona Euro, è sceso in ottobre a 47,2 punti contro i 48,8 stimato dagli economisti. L’indice tocca, in questo modo, i minimi registrati a luglio 2009 e raggiunge per il secondo mese consecutivo un valore inferiore ai 50 punti, spartiacque tra contrazione ed espansione economica. Cris Williamson, capo economista del centro studi inglese Markit che si occupa di stilare l’indice, afferma che il valore dimostra che le probabilità di recessione per l’Eurozona sono aumentate. In Francia l’indice è addirittura risultato inferiore, con 46,8 punti. Se le stime di crescita francesi dovessero scendere dall’attuale 1,75% all’1%, il governo si troverebbe costretto a varare una nuova manovra da 8 miliardi. Stime di JP Morgan calcolano che dalla fine di giugno all’11 ottobre i finanziamenti ricevuti dalla Bce dalle banche francesi sono aumentati di 67 miliardi, dato superiore a quello italiano (63 miliardi) e spagnolo (30 miliardi). Le condizioni economiche della Francia sono le peggiori tra quelle dei paesi a tripla ‘’A’’ (Francia, Germania, Olanda, Austria e Finlandia) e destano qualche perplessità riguardo al ruolo di protagonista di questa nazione relativamente ai piani di salvataggio europei. L’ipotesi auspicata dalle autorità francesi di consentire all’Efsf di godere dei finanziamenti della Bce sembra ufficialmente bocciata. La Merkel ha dichiarato che c’è un accordo di massima tra i leader europei per potenziare l’Efsf a più di mille miliardi di euro, che si discute sulla creazione di un ente internazionale per monitorare il piano di privatizzazione di Atene e che sono al vaglio nuove iniziative per attirare fondi privati e pubblici anche dai paesi al di fuori dell’Europa, come la Cina. Le modalità del potenziamento non sono, però, ancora stabilite. Prevale l’ipotesi di utilizzare il fondo salva-stati come assicurazione sui titoli di stato dei paesi a rischio, coprendo le perdite tra il 20% e il 30% in caso di haircut. La lentezza nell’attuazione dei provvedimenti è un dato di fatto e inoltre, senza un piano di rilancio della crescita reale, gli artifici finanziari permetteranno di tamponare la situazione nel breve periodo, ma comporteranno insolvenze e fratture in un secondo momento.

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