RITA CORDA. LA BATTAGLIA CONTRO IL TYRRHENIAN LINK
Giannina Puddu, 11 giugno 2024.
Rita Corda è, ormai, molto nota in Sardegna per la sua battaglia contro il Tyrrhenian Link.
La sua presenza è costante ovunque le sia offerta l'opportunità di argomentare contro questo progetto di Terna che, secondo chi ha la mia stessa percezione, è il collettore destinato a raccogliere tutta l'energia prodotta in eccesso in Sardegna per trasferirla verso la Sicilia che, a sua volta, la invierebbe nella penisola.
Il Tyrrhenian Link è progettato sulla "certezza" di sventrare il territorio sardo, di distruggere il suo prezioso habitat con la messa a dimora di decine di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, proposti, con costante mistificazione, come veicoli della "transizione energetica".
Una "certezza" che non c'è!
I sardi, nella stragrande maggioranza, smontato l'inganno e calcolata la misura del rischio, stanno affermando la loro assoluta contrarietà, al fianco di molti sindaci competenti e corretti che rifiutano le autorizzazioni per questi nuovi mostri in Terra Sarda.
Rita Corda, leader del Comitato No Tyrrhenian Link, è stata presente e attiva nel corso delle audizioni che si sono tenute il 6 giugno u.s., presso le Commissioni IV e V del Consiglio della regione, appena insediatosi dopo il voto.
Le ho rivolto alcune domande, dopo aver letto il Comunicato Stampa pubblicato sul sito del Consiglio Regionale della Sardegna e dal quale ho attinto la sintesi degli interventi degli auditi che ho ripreso con appositi virgolettati.
Le domande a Rita Corda:
- Il comunicato stampa pubblicato dal Consiglio Regionale in seguito alle audizioni del 6 giugno presso le Commissioni IV e V, riferisce che Rita Corda (No Tyrrhenian Link) ha dichiarato, tra l'altro, che “non c’è stata consultazione popolare per la realizzazione di questo mostro che va bloccato e che approderebbe a Mari Pintau, per questo abbiamo presentato un ricorso al capo dello Stato e un esposto alla Procura. Invece il comune di Quartu è del tutto assente”. Quali sono gli altri aspetti rilevanti che lei ha messo in evidenza durante la sua audizione?
Nel corso dell'audizione il mio intervento è seguito a quello di Antonio Muscas il quale ha evidenziato che il Tyrrhenian Link non è una infrastruttura utile alla stabilizzazione e l'intervento di Gianni Cossu che ha parlato di perdita di sistema rispetto all'energia che nel caso del T. L. si avrebbe una perdita di energia trasportata dal cavo sottomarino del 33% oltre ad aver sostenuto che il T. L. serve solo alla speculazione energetica non alla transizione.
Ho sottolineato che sul Tyrrhenian Link e su Terna SpA pendono, oltre il ricorso al capo dello stato del Comune di Selargius:
a) l'esposto in procura sulla mancata consultazione popolare che Terna avrebbe violato;
b) l'opposizione dell'avv.to Michele Zuddas contro la richiesta di concessione cinquantennale di Terna alla capitaneria e al demanio per l'uso del mare di Terra Mala;
c) l'osservazione di Francesca Olla e Paola Maccioni per lo stesso motivo;
d) le osservazioni al PUL ( piano di utilizzo del litorale) adottato dal comune di Quartu S.E. presentato da Francesca Olla.
- A che punto è il vostro "ricorso" al capo dello Stato e cosa vi aspettate? A che punto è il vostro esposto depositato in Procura, su quali argomentazioni si fonda e qual è la vostra aspettativa?
I ricorsi e gli esposti oltre alle osservazioni e opposizioni, si basano su presupposti seri e documentati e i due comitati No T. L. aspettano fiduciosi gli esiti.
Sul Tyrrhenian Link il comitato insieme al coordinamento con il contributo di tecnico ha elaborato dei ragionamenti da portare alla Todde in contrasto con la sua Tesi che sostiene che il T. L. serve a stabilizzare la rete Sarda, su cui necessitano approfondimenti.
- Marco Pau ha ribadito “la necessità che il Consiglio regionale individui subito con legge le aree idonee” e la sua dichiarazione pare allineata alla posizione di Alessandra Todde. Lei, cosa ne pensa? Sulla base di quali criteri fondamentali sarebbero definite le "aree idonee"?
Marco Pau ha ribadito la necessità che il consiglio Regionale approvi una legge organica, con i poteri che ci derivano dall'art. 4 e 5 dello Statuto Sardo che consente alla Sardegna di approvare provvedimenti sulla nostra specificità.
Il decreto sulle aree idonee e non idonee, in attuazione dell'art. 20 del Dlgsl 199 del 2021, arriva con anni di ritardo durante i quali si è lasciato campo libero all'assalto speculativo.
- Il blocco totale delle autorizzazioni per eolico e fotovoltaico è invece l’obiettivo dichiarato dal "Comitato Scientifico per l’Insularità” presieduto da Maria Antonietta Mongiu. Cosa ne pensa?
Il comitato scientifico con Antonietta Mongiu si muove nella nostra stessa direzione, parlano di estendere il PPR alle zone agricole e zone interne della Sardegna, è una possibilità ma da sola non basta.
E’ necessario che la Todde unisca la Sardegna: parli con Truzzu non gli consenta di mettersi contro per partito preso, si chiamino Renato Soru e Lucia Chessa che rappresentano una fetta importante della popolazione che a causa di una pessima legge elettorale non è rappresentata in consiglio regionale, si metta a capo del movimento nato spontaneamente dai territori e che sta crescendo ogni giorno di più.
La Sardegna apra un sano conflitto con lo stato, attualizzi i poteri dello Statuto Sardo.
La Sardegna che difende il territorio che non si arrende all’azione colonizzatrice che vuole renderla ancora una volta Servitù.
Ci si ritroverà il 15 a Saccargia.
Il comunicato stampa pubblicato sul sito del Consiglio della Regione Sardegna e relativo alle audizioni del 6 giugno:
Transizione energetica, in commissione Quarta e Quinta iniziate le audizioni sul Disegno di legge 15
Esprimendo preoccupazione “per questa impennata di richieste degli ultimi sei mesi”, Anci Sardegna ha sollecitato al Consiglio Regionale l’approvazione “di una legge che protegga i territori”. La presidente Falconi ha aggiunto: “Arrivano ogni giorno notizie dei primi espropri, vi lascio intuire quali problemi per l’ordine pubblico si possono generare se il Consiglio regionale non interviene con i suoi poteri. Non siamo contro la transizione energetica ma chiediamo l’autodeterminazione dei nostri comuni sulla base delle reali necessità dei territori. I progetti di nuovi impianti devono essere sottoposti anche a VIG, la valutazione d’impatto generazionale, a beneficio dei sardi di oggi e di domani, con un grande patto che chiediamo di sottoscrivere al Consiglio regionale e alla presidente Todde”.
Per il coordinamento dei comitati sardi ha preso la parola Antonio Muscas che ha esordito così: “A oggi sono oltre 800 le richieste di autorizzazioni a Terna per decine di migliaia di ettari e con procedure che possono portare all’esproprio dei terreni quando non si raggiunge l’accordo con i proprietari. Ogni settimana vengono presentati decine di nuovi progetti senza che nessuno si possa opporre. Il tetto di 6 giga per il 2030 è un obbiettivo ma ad oggi noi contiamo 56,9 giga di richieste oltre agli impianti già installati e a quelli già autorizzati”.
Per il rappresentante del coordinamento dei comitati “se 56 giga fossero autorizzati quegli impianti non sarebbero in grado di funzionare, non avremmo bisogno di utilizzarli per la produzione ne saremmo in grado di esportare quell’energia esattamente come già accaduto in Scozia. E non possiamo nemmeno rischiare di giocarci i nostri patrimoni identitari come Barumini e tutto il patrimonio archeologico”.
Per il coordinamento “i tetti dei capannoni devono venire prima degli impianti a terra e dell’eolico. Devono essere incentivate le comunità energetiche con un supporto amministrativo che le faccia realmente partire. Chiediamo inoltre la costituzione della società energetica sarda per calmierare il prezzo dell’energia ma intanto ora il Consiglio regionale deve bloccare tutti i progetti in corso compresi quelli già autorizzati e non realizzati”.
Gianni Cossu, ingegnere, rappresentante del Comitato per la difesa di Uta: “Siamo il primo comune per consumo di suolo, abbiamo richieste per 1,42 giga che si aggiungono ai 600 mega installati. A Uta ci sono 20 kmq minacciati su 130 di territorio comunale: le nuove norme regionali devono mettere un limite alla concentrazione di rinnovabili nei singoli territori”.
Dall’Anglona alla Gallura un coro unanime di cittadini chiede di bloccare la realizzazione di nuovi impianti. Gianni Montemuro: “in Gallura abbiamo progetti per 630 nuove torri eoliche alte fino a 240 metri, è inaccettabile. Uno studio rivela che la Sardegna ha un patrimonio di capannoni e tetti pari a impianti da 1,5 GIGA, è questa è la strada da seguire”.
Per Rita Corda (No Tyrrhenian Link) “non c’è stata consultazione popolare per la realizzazione di questo mostro che va bloccato e che approderebbe a Mari Pintau, per questo abbiamo presentato un ricorso al capo dello Stato e un esposto alla Procura. Invece il comune di Quartu è del tutto assente”.
Giancarlo Bellisai ha segnalato “di una sottostazione Terna a 100 mt dall’abitato di Nuraxi Figus” mentre Marco Pau ha ribadito “la necessità che il Consiglio regionale individui subito con legge le aree idonee”. Per l’Avvocata nuorese Stefania Mura “è calato misteriosamente il silenzio sul conflitto di attribuzioni. Sollevarlo servirebbe invece a bloccare qualunque azione di danno da parte di questi speculatori. Smettiamo di consentire a tutti di fare di tutto in Sardegna”.
I presidenti Li Gioi (IV) e Solinas hanno ringraziato i rappresentanti dei comitati per la loro passione e per il loro impegno per la Sardegna e hanno detto: “non considerateci una controparte perché esattamente come voi noi siamo qui per tutelare gli interessi della Sardegna”.
Le audizioni sono proseguite con l’intervento di Paolo Maria Rocco Viscontini, presidente dell’ente del terzo settore Italia solare, che ha fornito alcuni dati: “Il 74% della produzione energetica sarda arriva dal termoelettrico; il resto dall’eolico, dal fotovoltaico e in minima parte dall’idroelettrico.
Ed è per questo che la Sardegna ha le maggiori emissioni italiane di CO2. Oggi il futuro delle rinnovabili sono le batterie di accumulo che ci consentiranno di raggiungere la sovranità energetica creando le condizioni per lo sviluppo di una filiera industriale nella produzione dei componenti”. Per Rocco Viscontini “il Consiglio regionale non deve bloccare gli impianti fotovoltaici autorizzati e quelli su terreni industriali e su cave, assicurando in parallelo la realizzazione di impianti di storage e di conservazione dell’energia prodotta”.
A seguire Mariangela Lancellotta (Associazione Agrivoltaico sostenibile), che ha tessuto le lodi degli impianti di nuova generazione “dove l’agricoltura prosegue sotto i pannelli ed energia e paesaggio coesistono con l’agricoltura”.
Dal fronte ambientalista Giorgio Guerzoli (Legambiente Sardegna) ha invocato “una transizione energetica corretta, con un nuovo piano energetico regionale e l’estensione del PPR alle zone costiere”.
Per Stefano Deliperi (Gruppo d’intervento giuridico) “siamo al far west e la moratoria sospende la procedura degli impianti generando soltanto richieste di risarcimento danni”.
Mentre WWF Italia ha ribadito l’urgenza “della transizione energetica anche per contrastare il fenomeno della siccità in Sardegna” Francesco Viola (LIPU Sardegna) ha parlato di “imminente devastazione delle campagne sarde”.
I Medici per l’ambiente, rappresentati da Domenico Scanu, hanno dichiarato che oltre un sardo su tre vive oggi in un luogo inquinato. Siamo preoccupati per le scelte di politica energetica che non tengono per nulla conto della salute, umana e non solo umana”.
Ultimo intervento della mattinata quello di Federico Miscali, coordinatore della Rete delle professioni tecniche che ha detto: “Percepiamo l’importanza del momento e siamo a disposizione con tutte le nostre categorie per dare un contributo tecnico a questo testo di legge”.
In conclusione dei lavori antimeridiani il consigliere Piero Maieli ha chiesto che siano audite anche le organizzazioni venatorie.
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