Rischi di Recessione USA: Investitori Ottimisti sull’Europa

Milano, 25 marzo 2025. Commento del team di gestione di Pharus.
I mercati riprendono fiato durante la settimana ed in un contesto di volatilità in calo gli indici azionari globali chiudono in frazionale rialzo con praticamente tutti i settori azionari in positivo. Positivo anche il mondo obbligazionario con i tassi di interesse in calo di circa 5-10 centesimi sia in America che in Europa.
Non è tutto, perché a complicare il quadro ci sono le pressioni inflazionistiche che potrebbero nei prossimi mesi risentire dell’effetto transitorio dei dazi e del cambio debole, con la Fed che monitora con attenzione il rischio che le aspettative di inflazione a medio termine si sgancino dai target, e si torma così a parlare anche di stagflazione.
Powell ha ribadito che la banca centrale non ha fretta di tagliare i tassi, ma il mercato ha letto tra le righe un atteggiamento comunque accomodante, con la Fed che sarebbe pronta a intervenire con maggiore decisione in caso di necessità. La mediana delle previsioni FOMC continua a suggerire due tagli da 25 punti base entro fine anno, in linea con quanto già scontato dai future di mercato.
Nel frattempo, in Europa, l’inflazione di febbraio è risultata leggermente sotto le attese, senza tuttavia innescare reazioni di rilievo nei mercati.
Da evidenziare che la Lagarde, durante l'audizione della commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo, si è pronunciata per la prima volta indicando delle stime esplicite sull’impatto delle tariffe: secondo l’analisi della BCE, un dazio USA del 25% sulle importazioni europee potrebbe ridurre la crescita dell’Eurozona di 0,3 punti percentuali nel primo anno, un impatto che potrebbe salire allo 0,5% in caso di ritorsioni europee.
Il peso dell'impatto sulla crescita economica si concentrerebbe intorno al primo anno dopo l'aumento delle tariffe; poi diminuirebbe nel tempo, lasciando tuttavia un effetto negativo persistente sul livello di produzione con il rischio di un’accelerazione temporanea dell’inflazione di circa mezzo punto percentuale, causata dal deprezzamento dell’euro e dalle misure di risposta ai dazi, salvo poi rientrare con il calo dell’attività economica. In Europa la narrativa continua a focalizzarsi sull’annunciato gigantesco piano di stimoli e investimenti nella difesa.
Per il momento la narrativa del mercato continua a suggerire che la crescita economica al di fuori degli Stati Uniti ha sempre più probabilità di migliorare, mentre i rischi al ribasso per la crescita degli Stati Uniti stanno aumentando. Non è un caso che dalla fund management survey di Bank of America durante il mese di marzo si sia registrato il più grosso calo di allocazione negli stati uniti a favore invece dell’Europa dove oggi i gestori detengono un’allocazione che è ai massimi dal luglio del 2021.
Il sondaggio, compiuto mensilmente da Bank of America tra più di 200 gestori che complessivamente gestiscono circa 500 miliardi di dollari, è sempre molto utile per comprendere il sentiment del mercato ed il posizionamento dei gestori. Tra i messaggi chiave di questo mese emerge un sentiment degli investitori che sta sempre più peggiorando, evidenziando per il mese di marzo, il secondo maggiore aumento mensile del pessimismo macroeconomico mai registrato, con il 63% dei partecipanti al sondaggio che si aspetta un'economia globale più debole nei prossimi 12 mesi.
Mentre raddoppia all`11% dal 6% del mese precedente la probabilità di una recessione negli USA ed aumentano al 20% rispetto al 5% del mese precedente i gestori che si attendono 3 tagli dei tassi da parte della FED per il 2025 invece di soli due tagli.
Dobbiamo ricordarci che le correzioni si verificano quando il mercato azionario inizia a scontare una recessione (economica e di utili) che non si verifica ed è quasi sempre attribuibile a un calo dei multipli, mentre gli utili prospettici continuano a salire (o almeno non diminuiscono). Un mercato ribassista invece (parliamo di cali superiori al 20%) si verifica in genere quando c’è una recessione, facendo crollare sia il multiplo di valutazione che le aspettative sugli utili, ma per ora siamo solo nel campo della correzione di mercato e solo il tempo potrà fare chiarezza sugli scenari futuri. Molti titoli difensivi continuano ad essere interessanti dal punto di vista valutativo e stanno già scontando grande negatività, invece su alcuni titoli tech e growth i multipli iniziano a riavvicinarsi alle medie storiche.