Riflessioni sulla crisi - Solvibilità degli intermediari e politiche creditizie

Nel 2009, durante la Presidenza Aiaf - Associazione Italiana degli Analisti Finanziari - di Gregorio de Felice, un gruppo di lavoro coordinato da Alfonso Scarano ha organizzato un vasto dibatto associativo e realizzato il `Position paper Aiaf sulla crisi finanziaria`, pubblicato il 17 marzo 2009. Pubblicheremo il documento in otto puntate corrispondenti agli otto punti di intervento definiti nello stesso. Oggi nel 2011, una riflessione sul tema è ancora quanto mai attuale.   Solvibilità degli intermediari e politiche creditizie   Occorre moderare il carattere fortemente prociclico dell’Accordo di Basilea 2, eventualmente accogliendo l’ipotesi di sostituire agli attuali coefficienti - definiti puntualmente - un intervallo di valori. La crisi finanziaria ha messo in evidenza il carattere fortemente prociclico degli indici di solvibilità introdotti dagli Accordi di Basilea. Obiettivo del secondo Accordo è accrescere la sensibilità al rischio dei requisiti minimi di capitale: tanto nella versione cd. standardizzata che in quella denominata internal rating based, ciascuna attività è infatti ponderata in relazione al rispettivo grado di rischio. In caso di recessione, l’eventuale downgrade del prenditore comporta per le banche la necessità di effettuare maggiori accantonamenti, restringendo i flussi di credito; al contrario, in fase di espansione, i miglioramenti del merito di credito della clientela si traducono in minori accantonamenti ed in una più ampia possibilità di erogare flussi di finanziamento. Ad amplificare l`effetto prociclico concorrono, in una fase recessiva, le perdite su crediti e le svalutazioni delle attività finanziarie e dell`avviamento, che deprimono gli utili e quindi la capacità di generare capitale per via interna; l`opposto si verifica nelle fasi di espansione economica, in presenza di utili che accrescano il patrimonio di vigilanza. Al fine di attenuare il citato effetto prociclico, il Gruppo dei Trenta ha recentemente avanzato il suggerimento che i coefficienti di riferimento siano espressi in termini di intervallo di valori, anziché in modo puntuale (Group of Thirty, “Financial Reform: a Framework for Financial Stability”, gennaio 2009). Agli intermediari potrebbe essere richiesto di posizionarsi nella parte alta del range di riferimento - mantenendo valori dell’indice di capitalizzazione eventualmente anche più elevati di quelli attualmente richiesti dalla regolamentazione – nelle fasi di maggiore esuberanza dei mercati, quando è più elevata la probabilità che i rischi non siano correttamente valutati. Al contrario, nelle fasi di crisi potrebbe essere consentito di collocarsi nella parte bassa dell’intervallo, laddove emergano rischi consistenti di restrizione del credito.   fonte www.aiaf.it   qui la puntata precedente del dibattito, ovvero Riflessioni sulla crisi, supervisione e vigilanza sui mercati e sugli emittenti  

Riflessioni sulla crisi - Solvibilità degli intermediari e politiche creditizie