RECINTI MORALI... GOOGLE LICENZIA 28 DIPENDENTI CHE CONTESTANO ACCORDI COMMERCIALI CON ISRAELE

RECINTI MORALI... GOOGLE LICENZIA 28 DIPENDENTI CHE CONTESTANO ACCORDI COMMERCIALI CON ISRAELE

Giannina Puddu, 18 aprile 2024.

Business is business! Si sa...   Ma, non è sempre "uguale".

L'azione si sviluppa dentro il recinto morale di imprenditori e dipendenti, ognuno ha il suo, più o meno largo, in funzione della gerarchia dei "Valori" che sceglie e che può collocare l'obiettivo del guadagno al vertice, sotto il controllo cinico dell'avidità, sterilizzato ogni "sentimento" contrario.

Ogni imprenditore si muove nel recinto morale che si è costruito intorno e questo vale anche per ogni dipendente, anche se su scala diversa.

Quando questa relazione è diretta, per l'imprenditore, alla voce guadagno corrisponde il rapporto fatturato/utile, mentre per il suo dipendente è, più semplicemente, il reddito derivante dalla collaborazione che gli offre.

Dalla natura del recinto morale di entrambi,  dipende il "peso" attribuito al valore-guadagno e ne conseguono i comportamenti che svelano il costo valoriale che sono disposti a sopportare per conservarlo. 

E' in questo rapporto tra "recinti morali" che si svolge lo scontro emblematico e di assoluta attualità,  tra la società Google Alphabet Inc. e alcuni suoi dipendenti. 

Google Alphabet Inc. ha licenziato 28 dipendenti che  hanno protestato contro il Project Nimbus, un accordo tra Google e Amazon.com Inc. da 1,2 miliadri di dollari, sottoscritto  per fornire al governo e all'esercito israeliano servizi di intelligenza artificiale e cloud.

Le proteste sono guidate dall'organizzazione No Tech for Apartheid.

Cinque lavoratori di Sunnyvale e quattro di New York sono stati pure arrestati per violazione di domicilio che avrebbero  commesso martedì sera  organizzando un sit-in negli uffici dell’azienda a New York e Sunnyvale, in California, oltre una protesta nell’ufficio del CEO di Google Cloud Thomas Kurian.

Cheyne Anderson, un ingegnere software di Google Cloud che compare nel gruppo degli arrestati, ha dichiarato, ieri, alla CNBC: . “E sono di questa opinione perché Google è un’azienda internazionale e non importa con quale esercito faccia parte, ci saranno sempre persone dal lato ricevente... rappresentate nella base di dipendenti di Google e anche nella nostra base di utenti.” 

A marzo, l’ingegnere Cloud Eddie Hatfield aveva interrotto un discorso dell’amministratore delegato della sede israeliana di Google affermando: “Mi rifiuto di costruire una tecnologia che alimenta il genocidio” e, poco dopo, era stato licenziato.

Secondo il New York Times, Google Foto è una piattaforma utilizzata dal governo israeliano per condurre la sorveglianza a Gaza.

Hasan Ibraheem, ingegnere informatico di Google New York City,  tra i lavoratori arrestati, ha detto alla CNBC: “Mi sono reso conto, ‘Oh, il posto in cui lavoro è molto complice e aiuta in questo genocidio - ho la responsabilità di agire contro di esso".

Ibraheem  ritiene di non poter accettare di lavorare e di essere retribuito con soldi che abbiano questa provenienza.

Dai dipendenti in rivolta, anche la richiesta a Google affinchè "...l’azienda interrompa le molestie, le intimidazioni, il bullismo, il silenzio e la censura nei confronti dei googler palestinesi, arabi e musulmani - e che l’azienda affronti la crisi di salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare quelli di Google”.

Il messaggio da Google:

Googler,

Potresti aver visto notizie di proteste in alcuni dei nostri uffici ieri. Sfortunatamente, diversi dipendenti hanno portato l’evento nei nostri edifici a New York e Sunnyvale. Hanno preso il controllo degli uffici, hanno deturpato la nostra proprietà e hanno impedito fisicamente il lavoro di altri Googler. Il loro comportamento era inaccettabile, estremamente distruttivo e faceva sentire i colleghi minacciati. Abbiamo messo sotto indagine i dipendenti coinvolti e bloccato il loro accesso ai nostri sistemi. Coloro che si sono rifiutati di andarsene sono stati arrestati dalle forze dell’ordine e allontanati dai nostri uffici.

A seguito delle indagini, oggi abbiamo posto fine al rapporto di lavoro con ventotto dipendenti risultati coinvolti. Continueremo a indagare e ad agire secondo necessità.

Un comportamento del genere non è ammesso nel nostro posto di lavoro e non lo tollereremo. Viola chiaramente molteplici politiche a cui tutti i dipendenti devono attenersi, tra cui il nostro Codice di condotta e la Politica su molestie, discriminazioni, ritorsioni, standard di condotta e preoccupazioni sul posto di lavoro.

Siamo una sede di attività e ci si aspetta che ogni Googler legga le nostre politiche e le applichi al modo in cui si comporta e comunica sul nostro posto di lavoro. La stragrande maggioranza dei nostri dipendenti fa la cosa giusta. Se sei uno dei pochi che sono tentati di pensare che trascureremo una condotta che viola le nostre politiche, ripensaci. L’azienda prende questo estremamente sul serio e continueremo ad applicare le nostre politiche di lunga data per agire contro comportamenti distruttivi, fino al licenziamento.

Dovresti aspettarti di sentire di più dai leader sugli standard di comportamento e di discorso sul posto di lavoro.

Chris

Cari lettori, se siete arrivati a leggere fin qui, è perché, evidentemente, avete trovato interessante il contenuto di questo articolo.

Se scorrete le pagine di ifanews.it potete trovare conferma del fatto che questo sito ha spesso anticipato fatti e versioni che la stampa ufficiale italiana ha taciuto o manipolato.

Se volete essere determinanti, sostenermi e aiutarmi in questo mio lavoro, potete fare una vostra libera donazione a:

Giannina Puddu, IBAN: IT80K0357601601010002641534

Grazie!