In definitiva Marcialis ha ribadito con forza che ci si può sì piangere addosso, ma sarebbe meglio spendere i propri soldi e contribuire alla ripresa.
E’ stata poi la volta di Mario Noera, il quale ha sottolineato come si debba guardare alle soluzioni, piuttosto che ai discorsi ideologici tra le varie scuole di pensiero (in particolare riferimento a Keynes e Hayek). “I mercati si stanno rendendo conto delle incoerenze e reagiscono. C’è troppa fiducia nelle terapie considerate attendibili e in questo modo si nega una soluzione che non passi attraverso cure radicali ma tenga conto delle conseguenze sull’economia.” Il Professore ha proseguito sostenendo che i tempi sono troppo ristretti per avere effetti benefici, in quanto i mercati non credono che misure eccezionali e rapide possano servire davvero. Il vero problema è trovare qualcuno che possa comprare i prodotti e per questo lo Stato dovrebbe supportare la crescita del Paese, altrimenti si rischia una deflazione che diventerebbe davvero difficile da gestire e correggere. Noera propone quindi come soluzioni l’attuazione di politiche fiscali espansive, anche se è lui stesso il primo a dire che sarebbero infattibili, e l’intervento diretto delle banche centrali, sulla scorta della Fed per il caso Lehman, per stabilizzare i mercati. “Bisogna rimettere i soldi nelle tasche della gente, in quegli strati sociali che poi spendono i ritornano ad investire”. Per concludere, Noera ha detto che sul lungo termine si rischia di pagare le misure prese in questi giorni e si deve cercare di riassorbire l’eccesso di liquidità, altrimenti si rischia un effetto inflazione.
“L’Euro non crollerà, anche se un po’ è già crollato, in quanto si sono materializzate le paure dei mesi scorsi”. Queste invece le prime parole di Massimo Scolari, che ha proseguito dicendo che il debito dell’Italia nasce con le guerre. In particolare paga la guerra fredda, specie il fatto di stare nel sistema occidentale pur non avendo gli stessi mezzi di Giappone, USA e Germania. “Bisogna costruire un clima di aspettative sane, abbassando i toni (politici compresi), in quanto le urla portano solo a terrore immotivato.”
Ha preso poi la parola Marco Rosati di Zenit, sottolineando come lo Stato debba investire i soldi incassati dalla patrimoniale. “C’è un barlume di speranza, il Governo è fatto da persone preparate in questo momento di crisi. L’Italia negli ultimi 40anni si è un po’ seduta, ma ha enormi possibilità di ripresa. Se usciamo dalla crisi possiamo esprimere un potenziale uguale a quello della Germania.” L’ad ha poi ha poi concluso escludendo la fine dell’Euro, evidenziando come nemmeno le banche svizzere sia poi così sicure, in quanto dalla fine dell’Europa tutti trarrebbero conseguenze negative.
Il giro di interventi è stato chiuso da Maurizio Primanni, che ha sottolineato a sua volta come adesso l’emergenza per le aziende sia la liquidità. “Rinunciare all’Euro sarebbe un danno troppo grande. Nel breve periodo sono necessari interventi di politica monetaria, anche se possono portare all’inflazione. Ora siamo in una fase di down, ma quando usciremo emergeranno nuove industrie traino per l’economia.”
La tavola rotonda si è quindi chiusa con le “ricette per la felicità” dei presenti. Per Primanni, il segreto è “fottersene un po’ della crisi”. Le battute di arresto non sono infatti delle sconfitte, ma bisogna saper leggere le opportunità in questi difficili momenti. Masscimo Scolari invece ribadisce che “deve finire il clima di panico, sottolineando come ci sia molto nervosismo immotivato per strada. “Abbiamo vissuto sopra le righe a lungo. Gli italiani devono ridurre i consumi inutili e smetterla di farsi prendere in giro”, questa la soluzione per Marco Rosati.
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