Quanto è pesata la crisi in azienda

La situazione italiana e` ancora delicata e il 66% degli imprenditori dichiara di aver subito gli effetti della crisi, un peggioramento di 8 punti percentuali rispetto a quanto affermato nel 2009.

E` quanto emerge dal Rapporto ``L`italia verso europa 2020: come prosperare in una decade di crescita zero`` di Business International nel quale si precisa che tre anni fa il 31% poteva ancora dichiarare condizioni immutate rispetto all`anno precedente, mentre oggi lo fa solo il 21%.

Una nota positiva, seppur non eclatante viene riportata nel documento con il 13% degli intervistati che sostiene di aver migliorato la propria posizione, a differenza dell`11% del 2009. Nel complesso comunque nel 47% dei casi il fatturato e` diminuito nell`ultimo biennio e manager e imprenditori sono meno ottimisti, poiche` oltre il 70% del campione ritiene che la crisi avra` ancora effetti di medio-lungo termine sulla propria azienda.

Tra le principali criticita` affrontate dalle imprese in questo periodo emergono la diminuzione degli ordini e delle vendite (62%) e l`insolvenza dei clienti (60%), a cui si sommano l`inefficienza della burocrazia (50%), l`aumento del costo del credito (40%) e la difficolta` ad accedervi (39%), l`aumento dei prezzi delle materie prime (29%) e il ritardo nei pagamenti della P.A. (25%). Mentre l`aumento della concorrenza straniera non rappresenta una minaccia significativa: solo il 16% lo indica tra le difficolta` del periodo.

I problemi piu` acuti da affrontare e risolvere per sbloccare la ripresa sono, dal punto di vista delle aziende, inefficienza della burocrazia, pressione fiscale eccessiva, ritardo dell`infrastruttura telematica del Paese. Al di la` delle loro azioni concrete per reagire alla crisi, gli imprenditori ritengono sia in primo luogo fondamentale procedere a una riforma della P.A. (77%), e del resto l`OCSE stessa considera la burocrazia una delle prime cause dello svantaggio competitivo italiano, collocando il nostro Paese al penultimo posto in Europa, seguito solo dalla Grecia.

Richiedono poi al Governo interventi di natura fiscale, ovvero riduzione della pressione fiscale (68%) e defiscalizzazione degli utili reinvestiti nell`impresa (60%).

Per ovviare al problema della scarsa liquidita` si desidererebbe anche un nuovo rapporto banca-impresa che valorizzi i progetti imprenditoriali (50%). Vengono ritenuti utili gli incentivi alle imprese e le agevolazioni per l`accesso al credito, ma non sono considerate prioritarie politiche di liberalizzazione e privatizzazione, ritenute importanti solo dal 31% e dal 22%. Ma quello che stupisce e` la mancanza totale di percezione dell`urgenza di una riforma del mercato del lavoro e per misure previdenziali.

E per adeguare il sistema infrastrutturale italiano agli standard europei, la priorita` evidenziata dagli imprenditori non riguarda le infrastrutture fisiche, bensi` la rete telematica (75%). Dopotutto in Italia il Digital Divide e` ancora un problema rilevante e l`attuale Governo ha in effetti inserito l`Agenda Digitale tra le sue priorita` anche se la sua attuazione e` in ritardo e gli imprenditori concordano nell`identificare tra le cause la congiuntura economica sfavorevole (53%), ma anche l`eccessiva burocratizzazione delle procedure (43%) e la carenza di infrastrutture tecnologiche (41%).

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