QUANTI CINESI VI E' CAPITATO DI VEDERE, INTENTI A FARE LA SPESA, AL SUPERMERCATO? AI MERCATINI RIONALI? NEI NEGOZI SOTTO CASA?

QUANTI CINESI VI E' CAPITATO DI VEDERE, INTENTI A FARE LA SPESA, AL SUPERMERCATO? AI MERCATINI RIONALI? NEI NEGOZI SOTTO CASA?

Redazione, 11 novembre 2021.

Secondo i dati elaborati dall'ISTAT, i cittadini cinesi residenti in Italia al 1° gennaio 2020 erano pari a 288.923, rappresentando il 5,7% sul totale degli stranieri residenti in Italia.

Il 9 novembre 2020, scriveva il Sole24Ore che «sul territorio italiano operano – secondo i dati del Registro delle Imprese – 50.797 imprenditori nati nella Repubblica Popolare Cinese.

In base ai dati raccolti, quasi 20mila imprenditori cinesi sono attivi nel commercio e 17mila nel manifatturiero.

Ci sono poi oltre 7mila imprese dell'hotellerie e ristorazione, e oltre 4mila nei servizi alla persona».

Una bella media, che vede quasi 60.000 imprenditori cinesi a fronte di 288.923 cinesi residenti nel nostro Paese.

Una percentuale pari al 17,58%.

Per ogni 5 cinesi residenti in Italia, uno di questi fa impresa.

C'è poi la questione dei "capitali cinesi" che sono entrati nel nostro settore energetico, nelle nostre reti e in molte aziende dal carattere strategico per il nostro Paese.

Al 31 dicembre 2019 si registrava la presenza di 405 gruppi cinesi con partecipazioni in 760 aziende italiane che impiegano 43.700 lavoratori.

La regione italiana che attrae magguiormente i cinesi è la Lombardia e chi ci vive se ne è accorto da tempo.

A Milano, per esempio, la presenza dell'impresa con gli occhi a mandorla è notevole e cresce continuamente.

E' diventato difficile trovare un bar che non sia a conduzione cinese, per esempio.

C'è poi l'obiezione ricorrente relativa al privilegio concesso agli imprenditori cinesi in Italia sul fronte fiscale.

L'agevolazione fiscale concessa agli imprenditori cinesi li agevola così da generare un regime di concorrenza, assolutamente sleale, a danno degli impernditori italiani impegnati sugli stessi fronti.

Il dito è puntato contro Romano Prodi che sottoscrisse tale accordo che aveva concesso un favore eccessivo ed incomprensibile dal punto di vista degli italiani, negli anni dal 2000 al 2005.

Lo conferma un Atto della Camera:

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06018presentato da ALLASIA Stefano testo di mercoledì 8 luglio 2015, seduta n. 457

ALLASIA e GUIDESI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
è opinione ormai diffusa che gli imprenditori cinesi lavoranti in Italia godano di un regime di tassazione agevolata che permetterebbe loro di praticare costi più bassi a danno delle imprese italiane, le quali non avendo gli strumenti per contrastare tali forme di concorrenza irregolare, rischiano di essere tagliate fuori dal mercato;
negli anni sono nati interi quartieri con esercizi commerciali gestiti da cinesi, dove pochissimi imprenditori italiani riescono a sopravvivere pagando regolarmente le tasse e rispettando le regole della concorrenza;
molti sostengono che questa falsa concorrenza sia stata caldeggiata proprio dal Governo italiano che, negli anni dal 2000 al 2005, con l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, ad avviso dell'interrogante, ha di fatto reso l'Italia una piattaforma logistica dell'Asia;
gli anni della presidenza di Prodi coincidono, ad avviso dell'interrogante, con l'ascesa commerciale cinese in Italia e in Europa, la quale ha portato ad un'invasione nei mercati di prodotti di scarsa qualità e a prezzi estremamente bassi;
il costo pagato dalle imprese e dai cittadini italiani è invece altissimo;

molti imprenditori non sono riusciti a contrastare concorrenza sleale cinese e sono falliti, mentre i cittadini quotidianamente vengono ingannati su prodotti che acquistano, di provenienza cinese, i quali spesso sono realizzati senza alcun rispetto delle leggi in materia di sicurezza, ambiente, lavoro e contrasto allo sfruttamento della manodopera minorile;


nel settembre 2006 furono firmati accordi tra il Governo italiano e il Governo cinese riguardanti la ricerca, lo scambio di studenti universitari e ricercatori, le adozioni e il commercio;

molti vedono in questi accordi l'inizio di una lenta e silenziosa invasione cinese in moltissime attività commerciali del Paese, favorita da un sistema di tassazione praticamente nullo, spesso accompagnato anche da forme di evasione –:
se intendano far chiarezza in merito a quanto esposto in premessa e se siano a conoscenza dell'esistenza di forme di tassazione agevolata riconosciute nei confronti di imprenditori cinesi che svolgono un'attività commerciale in Italia, le quali pongono questi ultimi in una posizione di vantaggio rispetto agli imprenditori italiani, a danno dell'economia del Paese e della concorrenza. (5-06018)

Quattro anni dopo, nel marzo 2019, l'inizio ufficiale del cammino dell'Italia lungo la Nuova Via Della Seta, con la firma di un atteso e molto discusso "memorandum" alla presenza del premier Giuseppe Conte e del presidente cinese Xi Jinping.

Si era detto che sarebbe stata una rafforzata partnership economica tra Italia e Cina.

Salvini aveva avanzato dubbi disturbando Di Maio che, invece, aveva rivendicato il successo dell'iniziativa e che, pare, avesse firmato per conservare gli stessi privilegi fiscali concessi da Prodi agli imprenditori cinesi attivi in Italia.

Chi vive a Milano sa anche che "i cinesi non muoiono mai!"

Non capita di assistere ai funerali cinesi nonostante la notevole presenza di cinesi nella città e neppure capita di vedere, nei supermercati o nei mercatini in piazza, famigliole cinesi che siano intente, come noi, a fare la spesa per mangiare.

Qualcuno ha provato a spiegare con la consuetudine di rimpatriare le salme seguendo la volontà dei defunti che si  esprimerebbero per essere sepolti in patria.

Ma, dove vanno i cinesi residenti in Italia, a fare la loro spesa alimentare?

Vi è mai capitato di vedere un cinese nell'atto di comprare un chilo di patate, di verdura o altro cibo, da qualche parte, nella vostra città?