Quando si arriva a festeggiare la morte di un uomo

  E che fino a qualche mese fa ricevevamo stendendo il tappeto rosso e con una accurata parata di “bellezze” italiane. Sulle distorsioni di questo sistema economico e politico tanto si è detto e tanto si continua a dire e scrivere. Non so quanto si cambierà nei fatti. Ma il festeggiamento per la morte di Gheddafi mi fa male, come non immaginavo. Non è una vittoria dei buoni sui cattivi, non è il giusto che trionfa sullo sbagliato. E’ l’uomo che lava col sangue di un altro uomo i suoi propri errori ed omissioni.   Gheddafi era il nostro vicino di casa. Abbiamo stretto alleanze, condiviso affari e leggittimato con l’ostentazione di una fraterna amicizia tutto quello che egli rappresentava. E questo non fino a 40 anni fa, ma fino alla scorsa estate. Per me questo vuol dire che quel sistema, quelle tirannie ci appartenevano. Le abbiamo condivise e giustificate in nome di uno pseudo benessere “energetico”. Adesso con una lavata di sangue, ci sentiamo tutti liberi. Da un sistema che invece è ancora là. Nelle nostre teste. Nei nostri valori. L’uomo è morto. Ma quello che rappresentava è intatto. Avrei preferito un finale diverso. Avrei voluto vedere l’uomo vivo piegato a rispettare un sistema rispettoso esso stesso delle libertà e delle coscienze di tutti.   Avrei voluto che tutti gli Stati potessero contare su un’autonomia energetica che avrebbe consentito negoziazioni pulite in cambio di quotidiane carneficine di vite umane. Bin Laden, Saddam, Gheddafi e tutti i nostri gli abbiamo costruiti noi. O, perlomeno, non credo abbiamo colto tutte le occasioni per non lasciare spazio a queste bestie di crescere, proliferare e moltiplicarsi. Sappiamo tutti che l’economia si basa su pochi primordiali presupposti: scarsità del bene, modello di mercato, asimmetria informativa. Le sperequazioni servono a far soldi. Ma oggi? Qual è il limite alla sperequazione? Per me è la sostenibilità del modello. E questo, che tocca i valori profondi dell’essere, non può essere sostenibile. Riflettiamo e cerchiamo tutti nella nostra semplice quotidianità di fare con rispetto dignità e onestà le nostre scelte. Non per credo religioso, né politico. Solo per lungimiranza.   di Antonella Simone  

Quando si arriva a festeggiare la morte di un uomo