Quando prestito fa rima con crisi della liquiditĂ
Sono sempre meno le imprese che si rivolgono alle banche per chiedere un finanziamento (sono il 14% contro il 15,7% del trimestre precedente) e, tra queste, aumentano le imprese che si sono viste rifiutare il credito o che lo hanno ottenuto per un ammontare inferiore alla richiesta (dal 35,4% a quasi il 40%) mentre diminuiscono quelle che, invece, si sono viste accordare il credito richiesto (dal 31,5% al 30%).
E` quanto si legge in uno studio della Confcommercio sulle difficolta` di accesso al credito. Un fenomeno - spiega l`associazione - che si associa al permanere della difficolta` delle imprese di far fronte al proprio fabbisogno finanziario e che, per la prima volta dall`inizio della crisi nel 2008, ha colpito anche le imprese del Nord-Est. Per quanto riguarda le motivazioni alla base delle richieste di finanziamento, prevalgono largamente le difficolta` di liquidita` o di cassa (per il 70% delle imprese), mentre la necessita` di effettuare nuovi investimenti ha riguardato solo il 20% delle imprese. Risultano, infine, in peggioramento tutti gli indicatori relativi all`offerta del credito, dai tassi di interesse al costo dei servizi bancari, dalla durata del credito alle altre condizioni e garanzie richieste. Insomma, il quadro che emerge dalla rilevazione effettuata nell`ultimo quarto del 2012 appare del tutto coerente con la stretta del credito che attanaglia sempre di piu` le imprese del terziario e dei servizi di mercato, in particolare quelle di minori dimensioni e quelle del Centro-Sud, evidenziando come, anche per il 2013, il tema dell`accesso al credito per questo sistema di imprese si confermi come una delle priorita` per il prossimo governo da affrontare e risolvere con urgenza. Il dato rilevato nell`ultimo trimestre 2012 relativo alle imprese che sono riuscite a far fronte ai propri impegni finanziari - prosegue lo studio Confcommercio - si attesta sugli stessi valori del trimestre precedente, arrestando un declino che era iniziato nel 2011, ma con una prevalenza di casi di difficolta` ancora una volta fra le imprese piu` piccole. In prospettiva, prevalgono le imprese che ritengono la loro situazione finanziaria stabile e solo quelle della classe 1-9 addetti (le micro imprese) formulano previsioni di peggioramento per il primo trimestre 2013. Rimane sostanzialmente stabile, infatti, sia la percentuale delle imprese che sono riuscite a far fronte al proprio fabbisogno finanziario senza difficolta` (30,6% rispetto al 30,8% del trimestre precedente), sia la quota di imprese che ci sono riuscite seppur con difficolta` (49,5% contro il 49,9%); in aumento, invece, il numero di imprese che non sono riuscite a fronteggiare il proprio fabbisogno (passate dal 19,3% al 19,9%). Fra i tre comparti presi in considerazione dalla ricerca, quello dei servizi sembra avere le maggiori difficolta` finanziarie, anche se per l`immediato futuro le previsioni sono allineate a quelle del commercio e del turismo. Si conferma la dicotomia fra il Mezzogiorno e il resto del Paese, con le imprese del Sud piu` in affanno rispetto a quelle del centro e soprattutto del Nord Italia. La percentuale di imprese del terziario che nel quarto trimestre del 2012 si sono rivolte alle banche per chiedere un fido, un finanziamento, o la rinegoziazione di un fido, o di un finanziamento esistente, e` risultata piu` contenuta rispetto a quella rilevata solo tre mesi prima (14% rispetto al 15,7%). Nell`ambito di quel 14% di imprese che si sono rivolte al sistema bancario per ottenere credito, il 30,2% lo ha ottenuto con un ammontare pari o superiore rispetto a quello richiesto, il 17,2% lo ha ottenuto, ma con un ammontare inferiore rispetto a quello richiesto, il 21,4% ha visto rifiutata la propria domanda di credito, l`11,4% e` in attesa di conoscere l`esito della propria richiesta ed il 22,9% ha dichiarato di essere intenzionata a formalizzare istanza di credito alle banche nel prossimo trimestre. In sostanza, diminuisce significativamente la percentuale delle imprese che ottiene credito dalle banche. Anche nel quarto trimestre 2012, infatti, l`area dell`irrigidimento (ovvero le imprese che hanno visto accordarsi il credito con un ammontare inferiore a quello richiesto sommate alle imprese che non hanno visto accordarselo affatto) pari al 38,6% ha superato l`area di stabilita` pari al 30,2% (le imprese che hanno visto accordarsi il credito con un ammontare pari o superiore a quello richiesto) accentuando ulteriormente la divaricazione fra di esse. Da sottolineare il fatto che per la prima volta dall`inizio della crisi nel 2008 cio` avviene anche nelle regioni del Nord Italia, del Nord-Est in particolare. In merito alla situazione finanziaria delle imprese del terziario - si legge ancora nel rapporto - il 14% si e` rivolto al sistema bancario per ottenere credito, il 70,7% lo ha fatto per esigenze di liquidita` o cassa, mentre solo il 20,7% per effettuare investimenti e l`8,6% per ristrutturare i debiti esistenti. Le condizioni del credito con riferimento ai tassi di interesse applicati dalle banche alle imprese del terziario, nell`ultimo trimestre 2012, sono leggermente peggiorate e ancor di piu` lo sono per quanto concerne le cosiddette ``altre condizioni`` (servizi bancari comunque legati ad un servizio di finanziamento, es. messa a disposizione fondi). Anche la situazione relativa al costo dei servizi bancari nel loro complesso, e quindi al di la` del costo del credito in se` stesso, e` - conclude Confcommercio - peggiorata negli ultimi tre mesi del 2012 per un numero maggiore di imprese rispetto al trimestre precedente e sono soprattutto le imprese piu` piccole quelle piu` colpite, anche se in generale tutte le imprese hanno avvertito tale aumento di costo. L`aumento del costo dei servizi bancari e` stato avvertito in modo particolarmente grave dalle imprese operative nel settore del commercio. Percezione peggiorativa, infine, anche rispetto alle condizioni del credito per ``durata`` e ``garanzie`` richieste dalle banche a copertura dei finanziamenti o degli affidamenti concessi.