QUANDO LO STATO RIFIUTA DI ASCOLTARE IL SUO POPOLO. LO SGOMBERO FORZATO DEL "PRESIDIO IN AGRO DI SELARGIUS".

QUANDO LO STATO RIFIUTA DI ASCOLTARE IL SUO POPOLO. LO SGOMBERO FORZATO DEL "PRESIDIO IN AGRO DI SELARGIUS".
Alessandro Sorgia, il Consigliere della regione Sardegna che, con un Comunicato Stampa, ha espresso la sua profonda preoccupazione e la sua solidarietà verso i cittadini di Selargius che, oggi, sono stati oggetto di uno sgombero forzato

Giannina Puddu, 20 novembre 2024.

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Da ciò che mi risulta, al momento, Alessandro Sorgia è l'unico Consigliere della Regione Sardegna che si sia espresso affermando la sua "profonda preoccupazione e solidarietà verso i cittadini di Selargius che sono stati oggetto di uno sgombero forzato dal presidio contro il progetto del Tyrrhenian Link."

Onore al merito, al coraggio, alla lucidità e all'onestà politica del Consigliere Sorgia!

Aspettiamo di sapere, con comunicazione pubblica (come ha fatto Alessandro Sorgia...) quale sia il parere di ogni singolo membro del Consiglio Regionale Sardo riguardo lo sgombero forzato del Presidio di Selargius.

Qual è la fonte della decisione di tappare la bocca ai sardi sul progetto Tyrrhenian Link e di rimuoverli, con la forza dal presidio?

Chi è politicamente favorevole verso questa decisione e l'ha accolta senza batter ciglio, così che si attuasse?

Per la stragrande maggioranza dei sardi, la Sardegna non-è-idonea allo stravolgimento del suo volto, sostituendo i suoi secolari tratti distintivi con pale eoliche e pannelli fotovoltaici.

Queste macchine, con il loro aspetto inquietante, opposto a qualunque canone estetico,  di dubbia utilità ai fini della produzione di "energia verde", non si adattano alle caratteristiche del territorio sardo e rompono l'equilibrio delle sue forme e dei suoi colori, alterandolo, definitivamente.

Sono, anche, gravemente inquinanti e capaci di infliggere malattie e morte ad ogni essere vivente, umano, animale, vegetale.

Questo parere dei sardi è noto sia alla direzione regionale che al governo centrale, a Roma.

Eppure, nè a Cagliari, nè a Roma, c'è l'indispensabile disponibilità al confronto.

C'è stata solo la simulazione del dialogo, completamente priva di effetti che, se fossero maturati, avrebbero soddisfatto la cittadinanza, fermando la protesta.

C'è, invece, la consuetudine, confermata oggi con la rimozione forzata del "presidio in agro di selargius", di ricorrere agli atti di forza come se si avesse a che fare, non con un Popolo contrario che chiede di poter far valere la sua Sovranità nella sua Terra, ma con un manipolo di delinquenti della peggiore specie, visto l'imponente dispiegamento di forze e mezzi a Selargius, sin dalle prime ore di oggi.

Uno Stato che ricorre alla forza, rifiutando il confronto con i suoi cittadini,  non è benvoluto e non è riconosciuto.

Non è il "buon padre di famiglia" che dovrebbe essere, e  si propone come "padre padrone".

Un Governo che agisca con questa modalità rivela la sua debolezza, il suo senso di colpa, la sua mancanza di motivazioni solide da opporre alla contestazione popolare nel confronto democratico.

Per il Popolo sardo, la Terra di Sardegna è sacra e avrebbe, come ha,  il sacrosanto diritto di agire per difenderla da ogni fatto che percepisca come sua violazione. 

Violazione ennesima e sacrilega per la sacralità offesa. 

L'offesa, nel caso, è doppia, in quanto da Roma e da Cagliari si agisce, all'unisono con l'evidente intenzione di modificare l'ambiente dell'isola, ignorando anche la ferma contrarietà dei suoi abitanti ai quali si nega il diritto alla protesta e dunque, il diritto di esprimersi.

La Democrazia è altro.

L'esercizio della Democrazia prevede anche e a monte, che i governanti eletti (attraverso il voto e non nominati per una linea di successione al trono) abbiano il dovere assoluto di verificare, prima di adottare un qualunque provvedimento sul territorio nazionale, che questo sia, ad ogni effetto, utile al benessere della Nazione, superando qualunque ingerenza esterna contraria, compresa ogni disposizione dettata dall'Unione Europea.

Ogni Direttiva europea, prima di essere recepita, deve essere sottoposta ad una severa e completa valutazione per verificarne l'idoneità in Italia, nell'interesse dell'Italia e degli italiani.

Questo è compito del Governo di turno, del Parlamento e della Presidenza della Repubblica.

Non si può nemmeno affezionarsi, nè riconoscere l' UE allorquando le sue disposizioni violino le legittime aspettative del Popolo italiano.

L'UE non è un Impero e non sono previsti imperatori o imperatrici al suo vertice.

Nè, il Governo italiano può recepire una Direttiva europea amplificandone la portata con maggiore onere percepito dal Paese e imposto al Paese.

Il benessere nazionale e la tutela ambientale sono valori inscindibili.

La tutela ambientale, concettualmente, non può essere assoggettata a interpretazioni lontane dalla sua vera essenza per compiacere le lobby o i mistificatori vari in azione perenne.

In ogni angolo d'Italia, tutti rifiutano, in modo fermo e convinto, l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici di taglia industriale.

Questo rifiuto è motivato con la denuncia dell'effetto della conseguente devastazione ambientale che può essere verificata anche da un idiota qualunque, tanto è evidente.

Dal momento che tale rifiuto è totale, come è possibile che il nostro Presidente del Consiglio con tutto il suo Consiglio dei Ministri, non se ne rendano conto e non assumano provvedimenti riparatori urgenti?