Quando la previdenza fa rima con ingiustizia sociale
Le pensioni, anche se si tratta di “limare” quelle d’oro, non possono essere toccate. Secondo la Consulta i prelievi fiscali sugli assegni previdenziali, sebbene si tratti di attingere da quelli sopra i 90mila euro, sono incostituzionali.
A detta della Consulta, è incostituzionale qualsiasi prelievo fiscale sugli assegni previdenziali, indipendentemente dall’entità dell’importo, come prevedeva un comma del decreto legge 98 del 2011, perché costituisce `un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini`.
Fanno sorridere i termini irragionevole e discriminatorio visto che si parla di pensioni elevate e che a rischio ci sono dal 2015, visto il possibile collasso dell’Inps, ed il buco enorme generato dalla fusione tra Inps e Inpdap, tutte le pensioni degli italiani. I pensionati, con assegni ben lontani dalle pensioni d’oro, rischieranno infatti di non avere alcun assegno previdenziale, altro che riduzione o intervento impositivo.
A sollevare comunque la questione sulla legittimità costituzionale di fronte alla Consulta è stata la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Campania, dopo il ricorso effettuato da un magistrato nonché presidente dello stesso organo fino al 2007. Nella sentenza depositata oggi della Corte di Cassazione n116 , relatore il giudice Giuseppe Tesauro, si legge: “Al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria il legislatore ha imposto ai soli titolari di trattamenti pensionistici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura, attraverso una ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi`.
In sintesi vuol dire che la Corte Costituzionale ha bocciato le modalità di applicazione del contributo di solidarietà a carico delle pensioni d’oro, perché questo discriminerebbe una sola categoria rispetto agli altri titolari di reddito: `L’intervento riguarda, infatti, i soli pensionati, senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi`.
Crediamo che questa sentenza non possa che indignare i pensionati “medi” visti i rischi più che annunciati sulle future casse vuote dell’Inps che ovviamente colpiranno prettamente loro, ma anziché bocciare le modalità di applicazione del contributo di solidarietà perché a carico dei soli pensionati ricchi, non si poteva estendere anche ai non pensionati facoltosi?
Erica Venditti