Quando i petroliferi sal-Iran-no…
L’Iran possiede le quarte riserve di petrolio nel mondo e le seconde riserve mondiali di gas naturale (dati EIA-U.S. Energy Information Administration). L’Oil & Gas Journal nel gennaio del 2011 ha stimato quantitativamente le riserve di petrolio iraniane in circa 137 miliardi di barili di petrolio (ricordiamo che un barile di petrolio equivale a circa 159 litri) ovvero il 9,3% del totale delle riserve mondiali di petrolio (secondo i dati EIA). Fra i paesi dell’Opec, l’Iran è il secondo produttore di petrolio, dietro l’Arabia Saudita. Nel 2010 ha estratto circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre per il 2011 la produzione iraniana dovrebbe attestarsi intorno ai 3,65 milioni di barili al giorno (ben al di sopra del target dell’Opec di 3,34 milioni di barili al giorno). In Iran vengono attualmente sfruttati 40 giacimenti petroliferi (di cui 13 “off-shore”), ma è solamente in 6 di questi che si addensano circa il 50% delle riserve del paese. Delle riserve interne (“on-shore”), l’85% si trova nella regione Sud-Occidentale del Khuzestan, al confine con l’Iraq, zona contesa all’epoca della guerra fra Iran ed Iraq. Il petrolio iraniano va incontro ad un alto grado di declino naturale (la perdita media annua è stimata essere intorno all’8-13%) e per contrastare questo occorrerebbero forti investimenti e un buon livello di expertise. Negli ultimi 2 anni sono stati scoperti diversi giacimenti di petrolio da parte dell’Iran, si tratta di importanti scoperte: secondo FACTS Global Energy le nuove riserve scoperte nel solo 2010 ammontano a 10,7 miliardi di barili di petrolio.
La Costituzione Iraniana non permette agli investitori stranieri la ricerca, l’estrazione, l’esportazione e la raffinazione per il mercato interno del petrolio, che è affidata alla National Iranian Oil Company (NIOC), società controllata direttamente dal Ministero del Petrolio. E’ comunque prevista la possibilità di effettuare una sorta di partnership fra un’azienda iraniana ed una compagnia straniera (sono stati siglati accordi con compagnie petrolifere giapponesi e cinesi).
Nel 2010 l’Iran ha esportato 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno, portando quindi nelle casse del paese circa 73 miliardi di dollari (le esportazioni di petrolio rappresentano circa la metà delle entrate dello Stato). Il greggio iraniano è andato a Cina (426 milioni di barili al giorno), Giappone (362 milioni di barili al giorno), India (345 milioni di barili al giorno) ed Italia (con 208 milioni di barili al giorno). Ma a seguito delle sanzioni economiche nei confronti del paese, per il 2011 ci si attende un calo delle esportazioni verso l’Europa (non verso il Nord America, dove non va nemmeno un barile di petrolio iraniano), colmate dall’aumento delle importazioni di quei paesi che hanno imposto sanzioni più leggere o non ne hanno messe affatto (Cina, India, Corea del Sud e Turchia).
Secondo l’inglese BP (British Petroleum) nel 2010 il mondo ha consumato 87.382 milioni di barili di petrolio al giorno (segnando un +3,1% rispetto al 2009). Sono gli Stati Uniti l’indiscusso campione nei consumi, con 19.148 milioni di barili di petrolio consumati ogni giorno (ovvero il 21,1% del totale del petrolio consumato nel mondo), seguiti da Cina (9.057 milioni di barili al giorno) e Giappone ( 4.451 milioni di barili al giorno). Se dividiamo il totale delle riserve mondiali accertate (stimate per il 2010 a 1.383 miliardi di barili) per la produzione mondiale del 2010 (31,89 miliardi di barili), otteniamo 43, che sarebbe il tempo di esaurimento (espresso in anni) delle riserve di petrolio sul nostro pianeta (ipotizzando costanti i consumi e senza nuove scoperte).
E’ chiaro a tutti che se i venti di guerra dovessero arrivare in Iran si assisterebbe ad una furiosa impennata del prezzo del greggio, che ora è poco sopra i 100 dollari al barile (WTI).