Qualche valutazione sul summit della Fed
Nel 1982 quello che è poi diventato il presidente della Fed, Paul Volcker ha dato il via ad un’assemblea delle banche centrali a Jackson Hole. Da allora, il simposio economico è diventato un forum dove i banchieri centrali offrono un aggiornamento in merito all’efficacia delle politiche da loro attuate in passato, più che un momento di discussione sulle azioni per il futuro.
I commenti di Bernanke non sembrano infatti aver aggiunto molto di più rispetto a quanto già sapevamo dagli ultimi verbali del FOMC. La Fed ha mantenuto un tono moderato, stando pronta ad intervenire ma senza prendere decisioni ex-ante. La maggior parte del discorso si è focalizzato sull’impatto che hanno avuto le misure della Fed dall’inizio della crisi. Con i recenti miglioramenti dei dati degli Stati Uniti (PIL del secondo semestre a +1,7%) e la propensione a non voler essere vista come influenzata politicamente di fronte alle elezioni generali statunitensi, è molto probabile che la Fed aspetterà e analizzerà la situazione prima di offrire ulteriori stimoli. Il Beige Book della Fed mantiene una visione di crescita debole ma stabile poiché rileva un miglioramento nel settore retail ma una persistente debolezza del comparto manifatturiero dovuta al rallentamento della domanda proveniente dall’Asia. Un assente giustificato a Jackson Hole è stato Draghi, impegnato nel grande lavoro in Europa. Draghi ha negato il fatto che gli stati membri dell’Euro possano costituire “Gli Stati Uniti dell’Europa” per sostenere l’unione monetaria, tra i timori della Germania sulla sovranità che avrebbe dovuto cedere. La Merkel ha anche affermato che una licenza bancaria dell`Esm per la crisi dell’Eurozona non è compatibile con i trattati dell’Unione Europea. Il 12 settembre la corte tedesca dovrà così esprimersi sulla legalità del ricorso all’interessante ESM.
A cura di JP Morgan PB