Al riguardo vorremmo fare un esperimento coi lettori, una compagine certamente eterogenea ma con cultura e sensibilità finanziaria elevata.
Vorremmo valutare il rischio di un titolo appena emesso da una grande banca europea e promosso nelle sue numerose filiali italiane.
Il titolo in esame è un puro pretesto e vuole essere solo una esemplificazione per un tema di grande importanza: come informare i risparmiatori sui rischi degli investimenti finanziari. In particolare: sono sufficienti e comprensibili le informazioni attualmente disponibili nel prospetto ufficiale del titolo? Si può fare meglio?
Il titolo è un’obbligazione relativamente “semplice” a 6 anni (scadenza 31.7.2017) a cedola variabile indicizzata al tasso Euribor a 3 mesi, con un minimo (floor) al 3.1% e un massimo (cap) al 5.0% annuo.
Dalle 19 pagine di “sintesi” (!) del prospetto d’offerta e dalle 10 pagine di scheda-prodotto MiFID si ricavano le informazioni più significative riguardanti la scomposizione del prezzo e la rischiosità. In particolare questa viene riassunta in 3 casi specifici: l’Euribor cala del 40% all’anno, sta fermo o cresce del 40% all’anno.
Ecco, in tab. 1, quanto indicato dall’emittente.
TAB. 1 Scomposizione del prezzo e misura del rischio secondo tre scenari predefiniti
(1) Si ipotizza che l’Euribor a 3 mesi diminuisca del 40% ogni anno
(2) Si ipotizza che l’Euribor a 3 mesi stia fermo all’1.526% (fixing del 22.6.2011)
(3) Si ipotizza che l’Euribor a 3 mesi cresca del 40% ogni anno.
L’analisi con le moderne metodologie quantitative di valutazione e misurazione dei rischi (incluso quello di default) è invece riassunta in Tab. 2.
TAB. 2 Scomposizione del prezzo e misura del rischio secondo gli scenari probabilistici
Da notare le notevoli differenze sui costi (12.93 contro i dichiarati 3.7875), sul rischio (alto contro medio-basso), sugli scenari (probabilistici nell’approccio quantitativo, ipotetici e arbitrari nel prospetto compilato dall’emittente). Se la Tabella 1 riflette l’attuale prospetto informativo, la Tabella 2 è simile a quella che prevede l’approccio definito dalla Consob nel 2009.
da: Corriere Economia del 23 gennaio 2012
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