PROSPETTIVE 2025. TRIMESTRALI E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

PROSPETTIVE 2025. TRIMESTRALI E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Milano, 11 febbraio 2025. A cura del Team di Gestione Pharus.

I mercati si lasciano alle spalle le recenti turbolenze prima con Deepseek e successivamente con i primi annunci sui dazi da parte di Trump, e tra utili in crescita e distensioni sul mondo obbligazionario, chiudono in positivo anche la prima settimana di febbraio.

In effetti a livello statistico possiamo affermare che i rialzi generano altri rialzi, e dopo un mese di gennaio che si è chiuso positivamente per gli indici azionari globali con rialzi del 3.5%, la tenuta del mercato rialzista potrebbe continuare.

A livello macro abbiamo avuto alcuni dati, come le buste paga del settore non agricolo ed il tasso di disoccupazione, che hanno evidenziano un mercato del lavoro in lento rallentamento ma ancora resiliente.
I dati sull'occupazione rappresentano sempre un evento rischioso per i mercati, ma non sembra probabile che possano modificare nel breve la posizione della Fed sulla politica monetaria dopo che Powell ha ripetuto che lui e i suoi colleghi "non hanno fretta" di procedere con ulteriori tagli dei tassi. 
 
Le aspettative di uno o due tagli dei tassi in USA per il 2025, implicitamente prezzate dal mercato, sono già molto basse e lasciano forse più spazio a sorprese per ulteriori tagli che non il contrario. 

Sul fronte obbligazionario, la settimana ha visto un leggero calo nei rendimenti dei Treasury.

Il debutto di Scott Bessent come Segretario al Tesoro ha attirato l’attenzione, ma il suo primo annuncio trimestrale di offerta di titoli di stato, si è rivelato un non-evento per i mercati.  
Bessent aveva in passato criticato l’uso eccessivo di Treasury a breve termine per finanziare il deficit federale.
Molti investitori temevano che potesse introdurre maggiori emissioni di obbligazioni a lungo termine, aumentando i rendimenti e pesando sui mercati.
Tuttavia, Bessent ha confermato che le emissioni rimarranno invariate nei prossimi trimestri, fornendo una certa stabilità al mercato. Il rendimento del Treasury a 10 anni è quindi sceso al 4,43%, il livello più basso dall’ultimo taglio dei tassi della Federal Reserve a dicembre.

La stagione delle trimestrali entra nel vivo e i risultati finora pubblicati indicano un contesto solido per le aziende.

Sono circa 300 le società dell’S&P 500 che hanno già presentato i loro conti ed il 77% ha superato le stime, con una crescita media del 10%. 

Tra tutte le società che hanno riportato meritano una menzione Amazon che ha disatteso un po' sulle guidance ed Alphabet, la società madre di Google, i cui titoli sono scesi del 7% dopo il rilascio dei risultati.
Ciò è dovuto al fatto che la società ha annunciato capex per il 2025 molto più elevate di quanto previsto dagli analisti.
Alphabet spenderà 75 miliardi di dollari in CapEx nel 2025, principalmente per sviluppare le sue attività legate all'intelligenza artificiale.
Si tratta del 30% in più rispetto alle attese dagli analisti.
Anche le altre big tech USA puntano ancora a spendere in infrastrutture di intelligenza artificiale quest'anno, con Microsoft, Meta ed Amazon che hanno annunciato rispettivamente 80, 65 e 105 miliardi di dollari di capex, contrapponendosi così all’annuncio cinese di Deepseek che promette sviluppi AI a prezzi molto più accessibili. 
 
Molti investitori nel frattempo sono diventati scettici sul fatto che i profitti dell'IA giustificheranno le ingenti spese delle grandi aziende tecnologiche e questo sta pesando sulle performance relative del settore tech che sta iniziando a sottoperformare. Il tema delle capex e delle redditività in ambito AI resterà al centro dell’attenzione anche per i prossimi trimestri.

Tra i temi che possiamo elencare come i più dibattuti durante le conference call di commento ai risultati trimestrali abbiamo Le tariffe, sono infatti 146 le società che hanno parlato di “tariffe” durante i loro commenti, con molte aziende che pur non avendo ancora intrapreso soluzioni sono molto attente sui loro piani per adattarsi a potenziali cambiamenti di politica sotto la nuova amministrazione.

Molte società hanno anche evidenziato l’impatto negativo del dollaro forte, un altro tema molto discusso soprattutto tra le società esportatrici o con un fatturato più globale. Poi ovviamente il tema dell’AI, con molte società che hanno continuato a esprimere entusiasmo per l'intelligenza artificiale nelle call sugli utili del 4° trimestre, con alcune che hanno evidenziato come l'intelligenza artificiale ha portato a miglioramenti nell'efficienza interna e per la loro base di clienti.

Questi dati trimestrali rafforzano la fiducia degli investitori nella capacità delle aziende di generare valore, alimentando l’ottimismo per i trimestri successivi con crescite utili attesi oggi dal consenso di mercato al 13% per il 2025 ed ancora al 14% per il 2026. 

Sono crescite utili al di sopra delle medie storiche ma che il mercato è già stato in grado di realizzare in diversi altri precedenti cicli di utili. Sono quindi crescite attese che forse lasciano poco o nessuno spazio per una sorpresa a rialzo, ma non impossibili da realizzare. Analizzando tutti i cicli di utili dal 1933 possiamo concludere che solitamente un ciclo di utili dura da 1 a 6 anni con una media di circa tre anni e mezzo.
Sebbene nessun ciclo sia mai veramente "tipico", la storia insegna che la maggior parte abbia una capacità di continuazione una volta che inizia. Inoltre anche quando i cicli maturano, gli utili tendono ancora a crescere, anche se a un ritmo decelerante, ed essendo ora solo al secondo anno di ciclo questo suggerisce che potremmo essere solo all’inizio di una fase di espansione sostenuta degli utili.

Le aziende statunitensi continuano a dominare il panorama internazionale, grazie a una crescita sostenuta degli utili e a politiche di redistribuzione più generose verso gli azionisti, tra dividendi e riacquisti di azioni proprie. Questo trend spiega perché le valutazioni degli USA rimangano elevate rispetto al resto del mondo: il forward P/E dell’S&P 500 si attesta a 22,2x contro il 13,7x degli altri mercati. Tuttavia, finché la crescita degli utili rimarrà solida, le valutazioni elevate non sembrano un problema per gli investitori.

Nonostante le incertezze in alcuni settori, il clima generale tra le imprese statunitensi è positivo. Dopo le elezioni presidenziali, molte aziende hanno annunciato piani di espansione ambiziosi, con investimenti mirati a migliorare la produttività e aumentare l’occupazione.

Questi segnali suggeriscono che la fiducia nel ciclo economico sia ancora solida, con un possibile impatto positivo sui mercati nei prossimi mesi. Storicamente, quando le aziende aumentano gli investimenti in crescita e innovazione, l’economia tende a beneficiare di un effetto moltiplicatore, con ricadute positive su occupazione e consumi. 

Si parla ancora poco della sovraperformance dell’Europa e nessuno parla del +7% registrato dal settore tech Cinese, aree dove nel silenzio generale le valutazioni potrebbero lasciare potenzialmente spazio per importanti ritorni con gli investitori che dovranno mantenere alta l’attenzione su utili, valutazioni e politiche monetarie per navigare al meglio questo contesto in continua evoluzione.