Promotori, quando la sim è come una `cassa peota`

Un`interessante lettera di un nostro lettore evidenzia una curiosa similitudine tra l`intermediazione moderna e quella dei tempi che furono Gentile dot Cassol, sono un risparmiatore e leggendo quanto ha scritto su Ifanews sulla Sicurezza degli investimenti mi sono venute in mente le vecchie “casse peote” con le quali ho fatto esperienza diretta. Gli associati versavano ogni tanto delle somme nella cassa peota e il gerente le depositava sul conto corrente aperto presso una Banca . Così date le maggiori somme, si potevano spuntare tassi bancari più alti e poi la cassa peota poteva anche utilizzare il denaro per far prestiti agli associati ad un tasso inferiore a quello di un finanziamento bancario, ma superiore a quello del conto corrente bancario. Il meccanismo era vantaggioso per tutti gli associati, però il difetto era quello che Lei ha sollevato e così ogni tanto il gerente della cassa peota si mangiava i soldi con difficoltà di recuperarli o peggio ancora. Credevo fosse acqua passata, ma il suo scritto mi fa capire che anche oggi i risparmiatori non devono abbassare la guardia. Distinti saluti. Risposta Egregio lettore, mi sono informato sulle “casse peote”, nate centinaia d’anni fa, a Genova o Venezia, e devo dire che Lei ha centrato il problema della Sicurezza degli investimenti, in modo semplice e preciso. Le “casse peote” erano dei “CONTI OMNIBUS” e la loro funzionalità era quella di raccogliere masse di denaro per poter spuntare, depositandoli in Banca, tassi di interesse maggiori. Niente da dire sull’idea, che però non deve far dimenticare l’assenza di Sicurezza per i risparmi degli aderenti. Inoltre le “casse peote”, potevano utilizzare il denaro per i finanziamenti agli associati oppure a terzi, che equivale ai finanziamenti fatti dai “CONTI OMNIBUS” con l’acquisto di obbligazioni. Niente da dire sull’idea che però non deve far dimenticare l’assenza di Sicurezza per i denari degli aderenti. La Banca d’Italia, dati i frequenti crac delle “case peote”, è intervenuta sospendendone l’operatività.

 Una delle ultime gocce è stato il buco registrato dalla cassa peota Caltana, dove buona parte dei residenti del piccolo paese, erano stati coinvolti per un totale di 30 miliardi di lire. Lei ha perfettamente ragione quando dice che, in tema di Sicurezza degli investimenti, non si deve abbassare la guardia. Infatti lasciando da parte le operazioni di utilizzo del denaro depositato sul Conto Omnibus di una SIM o SGR, il problema che viene prima è quello della Sicurezza del denaro e degli strumenti finanziari: a chi do il mio denaro? Chi sono gli azionisti della SIM che raccoglie il denaro dei Clienti e lo versa sul suo conto e ne acquisisce la proprietà? I mezzi patrimoniali della SIM sono tali da coprire le masse che raccoglie?

La Sicurezza degli investimenti è il bene primario, massimo, assoluto ed irrinunciabile per gli Investitori e solo dopo avere accertato la SICUREZZA, va esaminata la convenienza economica degli investimenti e la funzionalità delle operazioni d’investimento.
Attenzione a non esaminare insieme i due problemi, per evitare che la convenienza economica ed altri elementi confondano l’assenza della Sicurezza. La Sicurezza è un bene che non può essere sostituito o compensato. Deve esserci, diversamente non si deve investire con quella SIM o SGR anche se partecipate con quote ridotte da Banche.

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