Pmi, il motore del made in Italy è nel palato

La quota della produzione agroalimentare Made in Italy destinata all`estero ha raggiunto per la prima volta una percentuale record del 20% per effetto congiunto della crescita delle esportazioni del 7% e della stagnazione dei consumi interni che sono calati del 2%.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell`apertura del Cibus, il salone internazionale dell`alimentazione, sulla base dei dati Ismea relativi al primo bimestre del 2012. «Nel settore del vino, che è la prima voce dell`export agroalimentare Made in Italy, il valore delle esportazioni - spiega ancora Coldiretti - ha addirittura superato quello realizzato sul mercato nazionale a dimostrazione del cambiamento in atto». Nei nuovi mercati emergenti come il Messico e l`India cresce infatti la domanda di cibo italiano con numeri incoraggianti: in Cina è stato lo spumante italiano a far registrare il maggior aumento della domanda con il consumo che è più che triplicato (+235 %) nel 2011 anche grazie alla presenza di almeno 2,7 milioni di persone con un patrimonio personale netto di oltre 6 milioni di yuan (oltre 600 mila euro) che apprezzano il cibo italiano.

Complessivamente il valore delle spedizioni all`estero dei prodotti agroalimentari Made in Italy ha oltrepassato per la prima volta lo scorso anno i 30 miliardi, un importo superiore alla voce autovetture, rimorchi e semirimorchi ferma a 25 miliardi. «Le performance positive registrate sui mercati internazionali dal settore piu rappresentativo dell`economia reale dimostra che il Paese può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l`identità, la cultura e il cibo» ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che «l`agroalimentare è una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo». A crescere all`estero nel 2011 - sottolinea Coldiretti - sono stati i settori più tradizionali del Made in Italy come i formaggi, a partire da grana e parmigiano reggiano che sono i più esportati con una crescita del 21% ma anche il vino (+12%, l` olio di oliva (+9%), la pasta (+8%), i prodotti da forno (+7%) e di salumeria (+7%).

Se il comparto più dinamico risulta quello dei formaggi e latticini, che nel complesso fanno segnare un successo del +15% per l`aumento delle vendite all`estero dovuto, oltre che al Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+21 %), anche al gorgonzola + 13% e al pecorino, in ripresa con l`8% dopo una difficile crisi. Stabile, invece, il comparto frutticolo, grazie al +22% delle mele che hanno controbilanciato il forte calo delle esportazioni di frutta estiva e agrumi. Segno fortemente negativo, al contrario, per esportazioni di ortaggi (- 8%) colpite anche dalla psicosi ingiustificata generata dal batterio killer. Tra i principali Paesi di destinazione dell`agroalimentare tricolore si sono verificati aumenti in valore verso la Germania (+5%), la Francia (+9%) e il Regno Unito (+3%), con un incremento medio nella Unione Europea del 6%. «Crescono però a ritmi molto più sostenuti - conclude la Coldiretti - le richieste nei Paesi extraeuropei (+15%), tra i quali spicca soprattutto il ruolo degli Stati Uniti (+10%) ma va segnalato anche il boom del vino italiano in Cina con una crescita del 65%».

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