PHARUS. I TIMORI INGIUSTIFICATI DI NUOVI RIALZI DEI TASSI
Milano, 8 marzo 2023. A cura del team di gestione Pharus.
Sembra eccessivo alzare il livello del tasso terminale oltre il 5.5%, come molti hanno cominciato a fare.
Già lunedì scorso abbiamo analizzato alcuni lead indicator per dimostrare che esiste un delay temporale di circa un anno tra aumento dei tassi ed i suoi effetti sull’economia, andremo oggi ad approfondire ulteriormente questo punto per rafforzare lo scenario che vede già oggi una stretta monetaria arrivata al suo obiettivo e tassi di interesse difficilmente pensabili sopra ai livelli attuali.
Analizzando i dati che arrivano dal mondo bancario statunitense iniziano ad emergere segnali di rallentamento nella domanda del credito.
Se guardiamo in particolare i dati del Loan Officer di Gennaio della FED è interessante evidenziare come una percentuale pari al 38% di banche statunitensi abbia registrato negli ultimi 3 mesi un calo marcato nelle domande di prestiti da parte delle imprese, si parla del calo più alto da ottobre 2020.
Numeri ancora più allarmanti se guardiamo la domanda di prestiti alle famiglie, in calo del 65% rispetto al calo del 37% di ottobre ed al calo più alto da ottobre 2008.
Questo effetto di domanda del credito in calo viene enfatizzato per altro dalla presenza molto rilevante delle piccole e medie imprese, che prendono mediamente in prestito dalle banche a tasso variabile e che si vedranno riprezzati i prestiti con tassi intorno 10% entro la metà di quest'anno, un costo che potrà essere sostenuto solo dalle realtà caratterizzate da business solidi e buoni ritorni sul capitale.
Lo stesso repricing lo stanno vedendo anche i consumatori a cui verranno applicati, ad esempio, tassi di interesse superiori al 20% sui saldi non pagati sulle carte di credito, una partita che vale 986 miliardi di dollari in America.
Questo in un contesto in cui il consumatore Americano vede i risparmi personali in eccesso negativi da settembre 2021, il che significa che da allora gli americani hanno iniziato a spendere i loro risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia.
In conclusione i mercati sono tornati, a nostro parere ingiustificatamente, ad essere guidati dai timori di ulteriori rialzi dei tassi.
Certo, la Fed e la BCE hanno dato il messaggio che le politiche monetarie dipenderanno dai dati e non da un percorso predeterminato, ma ci sembra che l’enfasi sul singolo dato sia davvero eccessiva e gli effetti di lag temporale tra l’aumento dei tassi e le crescite economiche si manifesteranno più chiaramente solo tra qualche mese, evidenziando quello che già oggi è un’economia colpita dalla stretta monetaria, ma per ora abbastanza forte per garantire un soft landing.