PENSIERO UNICO E FABBRICA DEL CONSENSO
Giannina Puddu, 15 febbraio 2022.
In questo periodo storico, possiamo dividere il mondo occidentale, quindi anche l'Italia, in due parti.
Una parte, assolutamente maggioritaria, che si identifica nel cosiddetto "pensiero unico" in quanto condivide e sostiene una particolare visione, anche con grande accanimento e tocca, ormai, molte aree della nostra esistenza e, tra queste, la più attuale e centrale, riguarda la pandemia da covid ed ogni provvedimento o episodio relativo.
Non è casuale il fatto che la stragrande maggioranza degli italiani si sia vaccinata e che, in questa, sia presente una fetta, perfino troppo larga, di persone che guardano con occhio critico se non con vero disprezzo, chi abbia fatto la scelta contraria.
E' vero anche che, tra questi, siano presenti saggi consapevoli di aver fatto le loro scelte senza pretendere di avere la verità in tasca.
L'altra parte, minoritaria, è costituita dagli avversori del "pensiero unico", percepiti come autentici rompi palle da molti appartenenti al primo gruppo, in quanto osano dubitare di ciò che dovrebbe, secondo loro, apparire ovvio.
Sono quelli che pretendono di ragionare, di capire, spesso studiando e approfondendo (con i mezzi di cui dispongono) per andare oltre la versione e la lettura dei fatti che viene offerta dai media e da ogni espressione del potere, come dogmatica, indiscutibile.
Questi, hanno un atteggiamento, solitamente, più mite rispetto ai primi, in quanto, coltivando dubbi e non certezze, sono più inclini all'umiltà ed al rispetto dell'altro.
Non pretendono che l'altro si adegui, non lo esortano alla condivisione incondizionata e assoluta, ma lo ascoltano e sono molto disponibili al confronto.
Ascendendo l'osservazione, portandoci sul piano della storia e oltre l'oggi, paiono estremamente interessanti due saggi che hanno trattato, con metodo critico e scientifico, il come si formi il pensiero collettivo.
Uno è La fabbrica del consenso. Fascismo e Mass Media di Philip V. Cannistraro con Prefazione di Renzo De Felice e traduzione di Giovanni Ferrara, pubblicato a Bari, da Laterza, nel 1975.
Unica edizione, uscita solo in italiano, del saggio nato come dissertazione dottorale alla New York University e ampliato successivamente.
La descrizione dell'editore:
Da New York, il 3 giugno del 2005, Adnkronos annunciò la morte precoce, a soli 63 anni di Cannistraro:
Lo storico americano Philip V. Cannistraro, massima autorita' nel mondo accademico statunitense riguardo agli studi sul fascismo, e' morto a New York, dopo una lunga malattia, all'eta' di 63 anni. Professore di studi italiani al Queens College e alla City University di New York, Cannistraro giunse in Italia alla fine degli anni Sessanta per incontrare lo storico Renzo De Felice, che gia' da tempo si occupava di ampi studi sul regime di Benito Mussolini e che stava pubblicando presso Einaudi la monumentale biografia del dittatore fascista.
Grazie alle indicazioni e ai suggerimenti di De Felice, Philip Cannistraro dette alle stampe il volume ''La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media'', tradotto nel 1975 da Laterza, con prefazione dello stesso storico italiano.
In un paese democratico l'indipendenza e la libertà di espressione dovrebbero essere le qualità portanti dei giornali e di tutti i media. La realtà è però un'altra: sono le forza politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo. Noam Chomsky e Edward S. Herman svelano come, grazie alla manipolazione delle notizie, l'opinione pubblica viene spinta a sostenere determinati interessi e punti di vista. "La fabbrica del consenso" offre un'analisi precisa su quanto siano veramente strumentalizzati i media e fornisce la chiave per interpretarne i messaggi.
Chomsky, nato a Filadelfia nel 1928, è un linguista, scienziato, filosofo e teorico della comunicazione statunitense.
Riconosciuto come il fondadore della grammatica generativo-trasformazionale. Chomsky, in polemica con gli assunti dell’empirismo e del comportamentismo, si è richiamato al programma razionalistico di una grammatica universale, e ha posto l’accento sul problema della «competenza» linguistica, cioè del meccanismo che ci permette di produrre e di riconoscere nuove frasi corrette in una lingua. Ha influenzato anche gli studi di psicologia, logica e matematica.
Chomsky ha affiancato gli studi linguistici a un forte impegno sociale, ponendosi come uno dei più rappresentativi intellettuali, pensatori e attivisti della sinistra radicale americana.
Per quanto concerne infine il "potere" dei mass media, considerati "macchine da indottrinamento", Chomsky critico radicale della società capitalistica, sottolinea che l’immagine del mondo da essi trasmessa riflette gli interessi delle grandi aziende cui fanno capo.
Il coautore, Edward Samuel Herman, nato il 7 aprile 1925 e morto l' 11 novembre 2017 è stato un economista, studioso dei media e critico verso la società americana.
E' stato Professore Emerito di Finanza presso la Wharton School of Business in Pennsylvania, analista dei media, specializzato in questioni societarie, normative e in economia politica.
Nel suo ricordo, è rimasto come democratico radicale devoto.
Si opponeva al controllo corporativo a favore della democrazia diretta e prendeva le distanze da altri movimenti radicali.
Oltre i due saggi, la giornalista Mariangela Mianiti che il 29 dicembre del 2021, su IL Manifesto, aveva scritto un pezzo interessante che trattava proprio del "pensiero unico" con riferimenti chiari anche ai social.
Tra l'altro, osservava:
L’ironia è una forma di intelligenza. Comprendere la complessità è un esercizio di cultura che richiede curiosità, analisi, ricerca, studio, esperienza.
Finora solo il cervello umano è in grado di muoversi nei rizomi del senso e del controsenso, nelle sfumature dei toni e delle parole, nelle allusioni del non detto. Gli algoritmi invece vanno giù con l’accetta, parcellizzano, si muovono su parole o immagini isolate, questo sì questo no, catalogano, schematizzano.
Insomma, sono più stupidi di noi perché prendono tutto alla lettera. Il problema è che ci governano sempre di più, ci profilano, ci incasellano, vorrebbero orientare le nostre scelte, decidere che cosa fa o non fa per noi, che cosa dovremmo vedere e ascoltare, indossare, acquistare, per che cosa dovremmo indignarci. Esercitano una forma di dittatura del gusto e del pensiero sottile, pervasiva, strisciante.
Concludendo, si può dire che la verità è più difficile da trovare mentre la vivi e nella mente si affollano moti dubbi.