Oro e yen in ascesa: l'incertezza di Trump scuote la fiducia degli investitori

Oro e yen in ascesa: l'incertezza di Trump scuote la fiducia degli investitori
Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de l’Echiquier

Milano, 14 aprile 2025. A cura di Enguerrand ArtazStrategist di La Financière de l’Échiquier

Alcuni mesi fa, i record a ripetizione delle azioni statunitensi titolavano sulle prime pagine della stampa finanziaria.

Da qualche settimana invece, al verde è subentrato un rosso acceso nei grafici delle performance anche se Wall Street continua a inanellare sequenze storiche.

A seguito dell’annuncio dei dazi fatto da Donald Trump durante il suo “Liberation Day”, l'S&P 500 ha perso il -10,5% in 2 giorni, segnando il maggior calo in un periodo così breve dalla pandemia, un fenomeno che si è ripetuto 5 volte soltanto dagli anni ‘30.

L'8 aprile, il principale indice della borsa americana registrava una delle inversioni di tendenza più repentina della sua storia, mettendo a segno un +4% nelle prime ore di negoziazione per arretrare poi del 3% circa a ridosso della chiusura.

Il giorno successivo, dopo l’annuncio della pausa di 90 giorni sui dazi “reciproci” fatto dal Presidente degli Stati Uniti, il Nasdaq è schizzato del 12%, segnando il 3° rialzo giornaliero più forte della storia prima di cancellare temporaneamente due terzi di questo rimbalzo storico nel corso della seduta del giorno successivo.

Questo mercato sull’ottovolante, che entusiasma i trader ma fa disperare gli investitori a lungo termine, sta soprattutto a indicare che gli operatori di mercato hanno perso ogni riferimento e fiducia, come dimostra il comportamento dei beni rifugio.

Venerdì scorso l'oro superava la soglia dei 3200 dollari l'oncia e raggiungeva nuovi record, mentre lo yen andava oltre i 143 per 1 dollaro, un livello mai più toccato dal settembre 2024 quando i timori di un'imminente recessione americana erano al culmine.

Stessa logica per il franco svizzero, ai massimi di fronte al biglietto verde dalla crisi del debito sovrano nel 2011.

Questa perdita di fiducia degli investitori è ovviamente dovuta alla totale mancanza di visibilità indotta dalla politica erratica di Donald Trump ma rispecchia anche l’incertezza in cui sprofondano le aziende e i cui impatti sono molto più profondi.

Infatti, benché per Goldman Sachs sia certamente spiacevole dover rimettere in discussione il proprio scenario economico in appena poche ore[1], si tratta pur sempre di tirare una riga prima di riprendere a scrivere.

Per un’azienda, invece, non è così semplice: ha già annullato ordini, costituito scorte previsionali o adeguato il proprio organico.

Come può un capo azienda realizzare la minima previsione, definire il minimo piano strategico o attuare il minimo piano di marcia quando le regole del gioco possono cambiare così tanto nel giro di pochi giorni?

Mentre si sta per aprire la tradizionale stagione dei risultati trimestrali delle aziende possiamo immaginare lo sconcerto dei dirigenti nel momento in cui aggiornano le loro previsioni per l'anno, o anche solo per il prossimo trimestre.

Più che l'effetto diretto dell'aumento dei dazi la più grande minaccia per l'economia risiede forse in questa perdita di fiducia.

Una delle conseguenze della perdita di fiducia è l'immobilismo e non c'è niente di peggio per l'economia che aziende e famiglie paralizzate dalla nebbia, che smettono di investire e di consumare.

Nulla cambia la pausa di 90 giorni sui dazi doganali reciproci annunciata in pompa magna da Donald Trump.

Da un lato, perché a causa dell'escalation con la Cina parallelamente al rinvio per gli altri Paesi, il tasso medio dei dazi negli Stati Uniti rimane intorno al 25%.

Dall’altro, perché questi 90 giorni che dovrebbero consentire la conclusione di accordi commerciali altro non fanno, in realtà, che prolungare il periodo di incertezza.

Le aziende e gli investitori sono in grado di adattarsi a tutte le situazioni, anche le più spiacevoli, ma necessitano di un minimo di visibilità.

Senza visibilità, non c'è fiducia.

E senza fiducia, la prudenza rimarrà d'obbligo, nel comportamento delle aziende come in quello dei mercati.