Obama-Napolitano, il simbolo di una svolta

Mentre la `retata di San Valentino` con una raffica di arresti eccellenti ha rappresentato lo spartiacque tra la seconda e la terza Repubblica, l`incontro alla Casa Bianca tra Obama e Napolitano costituisce una svolta.

Obama-Napolitano, il simbolo di una svolta

Essa infatti incorpora tre posizioni: (1) il ritorno ufficiale al manifatturiero (già da noi anticipato a fine dicembre n.d.r.) che pone fine a venti anni di politica basata sulla finanza creativa e sulla delocalizzazione. Una svolta epocale che riporta il territorio e i suoi abitanti al centro dello sviluppo economico; (2) l`annuncio formale di un`area di libero scambio tra Usa e Ue. A giugno partono i negoziati che daranno vita al più grande blocco commerciale del mondo che già oggi rappresenta oltre il 50% del Pil. (3) Il riemergere di una nuova priorità geopolitica che attribuisce al Mediterraneo, e quindi all`Italia, una ritrovata utilità strategica per il suo ruolo di ponte verso il mondo arabo e per il potenziale ruolo strategico-militare. Il disimpegno militare Usa in Iraq e in Afghanistan rende più significativi gli accordi di assistenza logistica e di intelligence nella gestione dei conflitti regionali in Medio Oriente. Un anticipo di questa strategia è stato vissuto con la guerra in Libia del 2011 e con il recente intervento francese nel Mali. Il merito principale che la Casa Bianca attribuisce a Napolitano è proprio quello di avere puntato decisamente, come uscita dalla crisi, ad un ruolo potenziato dell`Europa dei 27 nel quadro di una rafforzata alleanza globale tra le due sponde dell`Atlantico. Mario Monti ha rappresentato la concreta attuazione di questi obiettivi rendendo possibile al presidente della Bce, Mario Draghi (in piena collaborazione con la Fed di Bernanke), di spegnere la speculazione sull`euro. La finanza internazionale, rappresentata dai grandi banchieri, questa volta ha sbagliato i calcoli. Non ha cioè tenuto conto che la globalizzazione - con l`emergere prepotente dei Brics - ha cambiato completamente lo scenario. L`Occidente non può accettare il decremento pena la povertà. La politica industriale- incentrata sul manifatturiero nuovo driver del rilancio - torna al primo posto. Una zona di libero scambio favorirà la crescita attraverso un recupero di competitività e creazione di lavoro. Di qui l`invito rivolto all`Italia da Barack Obama di proseguire sul cammino delle riforme finalizzate alle misure per la crescita. Il deleverage finanziario non può rimanere in mano ai broker dei derivati. Non a caso la Casa Bianca ha ripreso l`offensiva contro le agenzie di rating e si accinge a chiedere i danni a Standard & Poor`s colpevole nel 2008 di valutazioni troppo generose verso titoli tossici garantiti dai mutui. C`è in realtà una quarta posizione `rooseveltiana` espressa dal presidente Usa. Quella relativa alla difesa della midlle class che in tutto l`Occidente, non solo negli Usa, ha pagato sulla pelle il costo della finanza selvaggia con un peggioramento netto della propria qualità di vita. L`Italia ha molti problemi ed ha perso in cinque anni di crisi 7 punti di Pil. Con le imminenti elezioni una certa classe politica ma non solo (anche taluni banchieri e imprenditori fanno parte del gruppone) deve essere rimpiazzata. L`incontro di Washington è il segnale di una svolta che conferma il recupero di una credibilità internazionale che l`Italia sembrava aver smarrito.

Scritto da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”.

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