Nervosismo Usa-UE
C`è molto nervosismo per motivi che non riguardano l`Italia” ma piuttosto dipende dalle “notizie, dichiarazioni e indiscrezioni circa l`applicazione delle decisioni prese dal vertice Ue di fine giugno.
Così Mario Monti, al termine del suo proficuo viaggio in Russia, ha commentato il lunedì nero che ha colpito l`Europa con lo spread BTP-Bund sopra i 520 basis points. Al tempo stesso il presidente Usa, Barack Obama, ha puntato dritto al problema: `L`Europa metta in atto le decisioni prese`. Dunque, c`è qualcosa di perverso in questa crisi dell`euro che si cumula all`effetto nefasto della speculazione internazionale. Non si era mai visto nel passato che decisioni prese dai vertici di capi di governo siano state disattese così clamorosamente. Questa mattina Oscar Giannino a Radio 24 ha intervistato un autorevole parlamentare tedesco il quale ha confermato che per la Germania l`unica soluzione è quella delle riforme strutturali per ridurre il debito. Un feeling trasversale - ha detto - condiviso dalla grande maggioranza dei tedeschi. Ed ha escluso che la Bce possa intervenire nell`acquisto di titoli italiani e spagnoli poichè diventerebbe prestatore di ultima istanza. Proprio ciò che Germania e Olanda non vogliono. Eppure non c`è bisogno di essere economisti per capire che riforme strutturali e riduzioni massicce del debito sovrano richiedono lunghi periodi di tempo e non si conciliano con una recessione dalle radici profonde ed inedite. Dunque i nemici sono due. La speculazione (alimentata dal “leverage” dei derivati) e una corrente di pensiero, fortemente radicata in Nord Europa ma sostenuta anche in Italia dove per anni ha prevalso il `modello renano`. Vi è poi chi, come Paolo Savona, dice di abolire l`euro poiché nato male e su criteri sbagliati. In questa strettoia può sopravvivere l`euro? Alcuni analisti hanno già fatto i conti e sono arrivati alla conclusione che la caduta dell`euro provocherebbe danni a tutti, compresi la Germania e gli Stati Uniti. Qui entra in gioco la campagna elettorale americana, giunta in una fase di violenta polemica interna. I repubblicani cercano di dimostrare il fallimento della politica economica di Obama e per far ciò coltivano l`esempio negativo dell`Europa. Con Obama presidente, dicono, finiremo come l`Europa. Evidentemente questo discorso trova molti proseliti anche in alcuni paesi del Nord Europa. Solo così trovano spiegazione questi continui `stop and go` dei summit (ben 25 in due soli anni) occidentali ed europei in particolare. E` di tutta evidenza che questo braccio di ferro durerà fino alle ultime battute (si vota a Novembre) della campagna presidenziale statunitense. Lo scandalo Libor in questi giorni figura solo nelle pagine interne di Wall Street Journal e Washington Post. Anche questo è un segnale della divaricazione tra i cittadini (main street) e istituzioni occidentali. Ci aspettano tre mesi di grande difficoltà. Nel frattempo, Spagna e Italia dovranno emettere circa 35-40 miliardi al mese di titoli di stato per sostituire quelli in scadenza. Senza questi rinnovi, lo ha già detto il ministro delle finanze spagnolo, non ci sono nemmeno i soldi in cassa per pagare servizi pubblici e stipendi. L`Italia ha i fondamentali nettamente migliori della Spagna. Inoltre ha una ricchezza privata che rende del tutto sostenibile il debito sovrano. Sono dati ben noti anche nei principali uffici studi del mondo occidentale. Eppure la speculazione non demorde. A sostenere questo attacco all`Italia vi sono due considerazioni che riguardano la politica interna: sia la spending review che la semplificazione dello Stato (meno province, giustizia più rapida, ecc.) trovano una crescente opposizione.
Eppure, come ha scritto Giavazzi sul Corriere della Sera non può certo bastare la lotta all`evasione fiscale per far fronte ad una spesa pubblica che continua a crescere come è dimostrato dal nuovo record raggiunto dal deficit pubblico a 1966 miliardi di euro. Un aumento di quasi 40 miliardi in otto mesi nonostante il forte recupero fiscale. Giavazzi ha sollevato un problema di fondo: ci si illude che basti `ridurre gli sprechi` serve ben altro. `Ha senso -ha scritto- che i più abbienti abbiano diritto a certi servizi gratis?`. Il cuore del problema è questo. Occorre un delevarage non solo nel mondo finanziario ma in quello pubblico e delle imprese. Basti pensare ai 70 miliardi di incentivi fiscali, spesso erogati a pioggia, di cui godono le imprese. Questo significa una profonda revisione del `welfare state` perché vada incontro ai ceti deboli eliminando le rendite di posizione. Ma è proprio quello che i partiti, allegramente devoti al voto di scambio, non vogliono nemmeno sentir parlare. Di qui trovano piena legittimazione i movimenti per `salvare il governo Monti`.
Scritto da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”