NEL REGNO UNITO, IL POLITICO CHE MENTE AL POPOLO BRITANNICO ESCE DALLA SCENA POLITICA, PER VOLONTA' DIRETTA DEI SUOI STESSI ELETTORI.
Redazione, 10 dicembre 2021.
Pare che Carrie Johnson, moglie del Primo Ministro, si fosse lanciata nella costosissima ristrutturazione dell'appartamento al n. 10 di Downing Street in cui risiede la famiglia, incaricando la designer d'interni Lulu Lyttle che le fece spendere l'esorbitante cifra di 840 sterline per ogni rotolo di carta da parati, solo per fare un esempio dello sfarzo.
Per finanziare l'opera, pare che Boris Johnson sia stato "aiutato" da uno o più benefattori dei quali avrebbe ignorato l'identità.
Questo ci ricorda un caso analogo, di qualche tempo fa, in Italia.
Ma, in UK, questi fatti e questi sospetti hanno un peso rilevante e possono condurre fuori dalle stanze del Potere.
Da tempo, Johnson è sotto accusa e si difende nell'ambito dell'inchiesta condotta da Lord Geidt.
Sono già emerse e dimostrate discrepanze tra quanto dichiarato da Johnson in relazione ai flussi di denaro usati per finanziare la ristrutturazione e i bonifici effettuati a favore dei fornitori.
Una lettera vista dal Guardian pare sostenere la tesi per cui "sembra che il primo ministro possa aver mentito" a Geidt sul momento in cui si sarebbe accorto delle "donazioni" ricevute per finanziare la ristrutturazione dell'appartamento di DS.
La deputata laburista Margaret Hodge ha chiesto al Commissario Parlamentare per gli Standard, Kathryn Stone, di verificare se Jhonson abbia fuorviato Lord Geidt che, assecondandolo, lo aveva scagionato dall'accusa di violazione del Codice Ministeriale.
Se l'indagine confermasse le accuse, si potrebbe verificare una condizione politica senza precedenti.
I Poteri del commissario sono talmente ampi da includere anche la possibilità che "raccomandi" la sospensione di un deputato.
La gravità dell'accusa e la durata della sospensione possono condurre al lancio di una petizione nella circoscrizione che aveva eletto il deputato.
Se, lanciata la petizione, questa raccogliesse almeno il 10% del consenso degli elettori, il deputato sarebbe obbligato ad una nuova prova elettorale che potrebbe, evidentemente, anche bocciarlo, a fronte della slealtà dimostrata verso chi aveva creduto in lui, nominandolo per l'amministrazione della cosa pubblica.