NEL 2025, STOP LAND GRABBING! LA PRASSI NEOLIBERISTA CHE PROMUOVE IL CAMBIO DI PROPRIETA' DELLA TERRA CANCELLANDO L'IDENTITA' DI CHI LA ABITA
Giannina Puddu, 26 dicembre 2024.
Tutte le "rane" dovrebbero capire di dover uscire dall'acqua in pentola prima che sia troppo tardi e che finiscano cotte e morte.
Si aggirano, attraverso il nostro mondo, strane figure o strani figuri, che hanno fatto dell'azione sacrilega, la loro consuetudine.
Un "sacrilegio" che si sta compiendo e che colpisce, in pari misura, il pensare religioso così come quello laico.
Al loro cospetto, i Popoli dovrebbero insorgere per fermarli e punirli con adeguata severità, ma, ancora, non lo hanno fatto.
Ancora adesso, come rane in pentola, la maggior parte degli uomini e delle donne, è alla fase del "tepore" dell'acqua e se ne lasciano avvolgere, ignorando per scelta o per grave stupidità, che dopo il tepore arriverà il bollore e che non ci sarà scampo, per tutti.
Devono reagire e muoversi, per fermare il nemico che avanza, ma ancora percepito come distante e non direttamente cogente ma che, se non fermato, giungerà a colpire tutti, compresi i coglioni che "tengono famiglia" e che si limitano a curare il loro "orticello" ignorando la frana che monta e che si prepara a travolgerli, solo un poco più tardi...
Esseri umani, che, nella metafora della rana, mentre galleggiano nell'acqua tiepida, nell'intimità profonda delle loro coscienze e delle loro memorie, eppure sanno che ogni forma di vita è sacra e che, nel mondo vegetale, da migliaia di anni, gli uomini hanno condiviso anche la sacralità inviolabile dell'albero dell'Ulivo.
Eppure, c'è qualcuno che, indisturbato, sta ordinando l'estirpazione di migliaia di alberi di Ulivo, anche secolari, altri approvano questi ordini o non li contestano con efficacia, altri ancora, ai livelli più bassi, li eseguono, attuando la strage e la blasfemia.
L’ulivo è percepito come un patriarca sacerdotale tra gli alberi, posto al centro del Mondo Spirituale dalla notte dei tempi e questo attacco all'Ulivo è un volgare attacco alla spiritualità umana.
Riguarda sia la Bibbia che il Corano.
L'estrazione dal suo frutto, l'olio di oliva detto anche "fuoco vegetale" è sempre stato considerato sacro.
Fonte di nutrimento e di luce alimentando le lampade, è stato l’unguento utilizzato nei riti di consacrazione di sacerdoti e re, simboleggiando il Cristo.
Nel Corano, per Maometto “Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come quella di una lampada, collocata in una nicchia entro un vaso di cristallo simile a una scintillante stella, e accesa grazie a un albero benedetto, un olivo che non sta a oriente né a occidente..." perchè l'olivo che è "mistico" per Maometto, costituisce l'asse del mondo e sta, quindi, nel centro del macrocosmo così come del microcosmo.
Per ognuno di noi, pur partendo da vissuti diversi, il ramo d'ulivo è sempre stato simbolo di Pace, di Luce, di Civiltà e di Vita.
Per Edward Bach, l'uomo della cura con i "fiori", Olive è il fiore della rigenerazione, la sua assunzione ci sintonizza con la Fonte dell’energia, ci risolleva nei momenti di spossatezza e depressione, perchè ha la capacità di riconnetterci con il nostro Sole interno.
Assistiamo, in Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Piemonte, lungo il tratto appenninico e altre aree del territorio italiano, ad un fenomeno di colonizzazione che porta con sè, effetti di tipo irreversibile.
Cosa resta dell'Anima di queste terre se perdono gli Ulivi ed i loro volti, maturando la colpa di non aver fatto abbastanza per salvarli?
La perdita degli uliveti, dei vigneti, delle risaie, dei pascoli, sono effetti che, modificando in modo drastico, l'aspetto e la natura dell'ambiente, si riverberano sulla vita delle popolazioni privandole della loro identità.
I Popoli, abituati, da secoli, a vivere immersi nella loro bellezza naturale, si trovano, a causa di decisioni imposte dall'alto con cinismo, follia e prepotenza, ad essere immersi in un mondo sconosciuto e non più adatto ad essere lo specchio esistenziale nel quale si sono sempre riflessi.
E, privati della possibilità di riflettere l'immagine di sè a cui sono sempre stati abituati, iniziano a vivere un conflitto interiore profondo e destabilizzante che si accompagna alla percezione drammatica della perdita progressiva della loro stessa identità.
Identità che, infine, perdono, diventando nuovi esseri privi di radici, fluttuanti nel magma sociale, che non sanno più che direzione prendere, costretti a lasciarsi condurre, persa la loro capacità di orientarsi e di governare le proprie vite.
E' come essere abituati a vivere in una bellissima casa, ordinata, pulita, curata, arredata con gusto e trovarsi, poco per volta, ad essere trasferiti in una catapecchia, maleodorante, dall'aspetto raffazzonato, che destabilizza e getta in una profonda crisi fisica e mentale.
Una bella casa è il contenitore che alimenta le nostre energie, è la conferma tangibile del nostro successo e del nostro valore, è il piacere quotidiano dei nostri occhi, è fonte continua di entusiasmo e forza vitale.
Non è casuale il fatto che i Re e tutti i regnanti a vario titolo abbiano sempre vissuto e tutt'ora vivano ed operino in residenze di grande prestigio.
C'è un'indiscutibile coincidenza tra "Ambiente e Identità".
Nel momento in cui, per volontà esterne, si impone un radicale cambiamento ambientale, gli esseri che lo abitano perdono la loro identità e neanche comprendono come reinventarsi.
Catapultati in una grave condizione di stress che li sfianca cedono il controllo delle loro vite proprio a chi è stato causa del cambiamento che le ha travolte e sconvolte.
Questi fenomeni, sono oggetto di riflessione negli studi di molti ricercatori autorevoli.
Partendo dall'Africa, grande vittima di questo stravolgimento ambientale causato dagli specialisti del saccheggio in casa d'altri, sono arrivati a denunciare fatti identici e attuali nell'Area UE.
La gestione politica del Continente europeo è causa del suo evidente declino che si fa strada anche attraverso la devastazione ambientale motivata da fini di "Pubblica Utilità" che sono, invece, molto privati e concentrati in poche mani.
L'alimento di questi progetti è il Recovery Fund che finanzia le nuove attività industriali che stanno alterando il paesaggio con l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici per la produzione di energia elettrica che, altrimenti, non sarebbero capaci di sopportare il conto economico associato al loro "business".
Era il 20 maggio 2020, quando il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, aveva annunciato la presentazione della proposta, pochi giorni dopo, il 27 maggio, sottolineando come l'economia verde e l'economia digitale avrebbero avuto un ruolo centrale nelle finalità del Fondo.
Il 27 maggio 2020, la Commissione europea presentò la proposta relativa a un "Recovery Plan for Europe".
Il "Piano per la ripresa dell'Europa", dissero, al fine di "contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, rilanciare la ripresa europea, proteggere l'occupazione e creare posti di lavoro" dopo che, essi stessi, avevano causato quei "danni economici e sociali" con la "Pandemia" artificiale e che hanno, successivamente, peggiorato con le "sanzioni" imposte alla Russia che hanno avuto un drammatico effetto boomerang sulle economie degli Stati dell'UE, a partire dalla Germania, ormai ex potenza dell'unione.
Eppoi, il varo del "Next Generation EU", strumento incorporato in un bilancio dell'Unione a lungo termine per il periodo 2021-2027.
La stessa scelta delle espressioni offerte in lingua inglese, era la chiara espressione della volontà di annientare le culture europee, ormai fuori il Regno Unito dal 31 gennaio 2020.
Basta una semplice ricerchina per sapere che la lingua più parlata in Europa è il tedesco. Quasi 100 milioni di parlanti, lingua madre di Germania, Austria, Svizzera, Liechtenstein, in alcune aree di Italia, Lussemburgo e Belgio.
La seconda lingua più parlata in Europa è il francese, con 71 milioni di parlanti.
E, dunque, perchè la Commissione comunica in lingua inglese?
Al Recovery Fund, quale effetto detonatore di queste politiche scellerate, secondo gli stessi ricercatori, si è affiancata la debolezza tipica delle amministrazioni locali, dai livelli più alti e quelli periferici, tutti incapaci di fermare il landscape grabbing.
Debolezza che spiegano con la loro scarsa formazione culturale, la loro scarsa preparazione che impedisce di comprendere gli effetti del fenomeno a breve, medio e lungo termine, il conflitto di interessi che vede gli amministratori locali come partecipanti diretti o indiretti alla gande abbuffata in programma.
Margherita Ciervo, professore Associato in Geografia Economico-Politica presso l'Università degli Studi di Foggia e Claudio Cerreti, Presidente della Società Geografica Italiana, hanno scritto che “L’accaparramento del paesaggio priva le comunità non solo di valori economici, ma le rende progressivamente estranee ai loro spazi di vita.”
I due studiosi avevano spiegato che “La popolazione – benché continui a essere formalmente proprietaria di case e terre – subisce cambiamenti significativi nei propri luoghi di vita, smarrimento di senso e valori legati al paesaggio, perdita di identità e sovranità territoriale.
La mistificazione, l’espropriazione e la trasformazione del paesaggio, prodotte dai processi di industrializzazione e urbanizzazione, a causa della globalizzazione neoliberista, si diffondono a una velocità sbalorditiva e in maniera pervasiva.”