NAPOLI CACCIO' I NAZISTI DA SOLA. GENNARINO CAPUOZZO (12 ANNI) MORI' COMBATTENDO DOPO AVER ISPIRATO NAPOLI ALLA RIVOLTA.
Giannina Puddu, 2 ottobre 2023.
Napoli non ebbe bisogno degli "alleati" per cacciare i nazisti.
Lo fece da sola, il suo popolo unito fu sufficiente ad allontanare il nemico.
Era proprio oggi, il 2 ottobre del 1943, ottant'anni fa!.
"Napoli liberata", titolò «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 2 ottobre 1943.
Le "truppe alleate" entrarono a Napoli a pulizia già fatta dagli stessi napoletani che insorsero nelle gloriose "quattro giornate" dal 28 settembre al 1 ottobre del 1943.
Tra i napoletani allora insorti un grande Patriota Italiano, napoletano di soli dodici anni che merita di essere ricordato e citato come Esempio Solenne al quale ispirarsi ogni volta che sia necessario difendere la nostra Nazione, la nostra Terra, la nostra Cultura.
Poco dopo l’armistizio, il 12 settembre 1943 il colonnello tedesco Walter Scholl occupò Napoli, impose il coprifuoco e lo Stato d'assedio.
Gli orrori della Wehrmacht iniziarono con la fucilazione di un giovane marinaio sulla scalinata dell’Università Federico II.
I tedeschi sapevano dell'imminente arrivo degli "alleati" e si affrettarono nell'opera di distruzione della città, di tutte le fabbriche, delle infrastrutture portuali e dei servizi strategici.
I napoletani erano già è stremati dai tre anni di guerra, ma decisero di raccogliere le forze e reagire.
Quando tutto sembrava perduto, la città fu spinta alla rivolta dai suoi ragazzini che seppero dare un esempio straordinario di orgoglio popolare e nazionale.
Gennaro Capuozzo, conosciuto col diminutivo di Gennarino, ebbe la volontà e la forza di radunare i suoi coetanei invitandoli a battersi contro i militari tedeschi.
All'epoca, aveva solo undici anni, nato nel centro storico in una famiglia umile, dovette assumere il ruolo di capo-famiglia dopo che il padre fu mandato in guerra.
Lavorò come apprendista commesso già dall'età di otto anni, dando un solido sostegno alla madre e ai fratelli affamati e atterriti dai continui bombardamenti.
L’8 settembre 1943, il maresciallo Badoglio firmò l’armistizio e l’esercito italiano fu abbandonato senza ordini.
I Tedeschi in Italia, prima alleati, si trasformarono in nemici spietati.
La mattina del 28 settembre, Gennarino uscì di casa per andare a lavorare, ma cambiò programma.
Asistette alle fucilate contro tre persone davanti a un panificio, scioccato tornò di corsa a casa da sua madre e le disse: Mammà, nun m’aspetta’, tornerò quann Napule sarà libera.
Raggiunse i suoi compagni che radunò e attrezzò per combattere con molte armi raccolte tra i soldati morti e le caserme di via Foria e di via San Giovanni a Carbonara.
Gli scugnizzi armati iniziarono a combattere i tedeschi e Gennarino si distinse tra tutti per il suo grande coraggio e la sua forte determinazione.
Divenne subito un esempio per tutta la popolazione che, ispirata dall'impavidità di Gennarino superò la paura e decise, unendosi a lui ed ai suoi amichetti, di cacciare i tedeschi a qualunque costo.
Il 28 settembre 1943, uomini e donne si impossessarono del deposito di armi a Castel Sant’Elmo e inizarono a combattere contro l’esercito tedesco.
Il 29 settembre, i partigiani del Vomero assaltarono lo stadio del Littorio del quale i tedeschi si erano impossessati e asserragliati con 47 ostaggi.
Lo stesso giorno, Gennarino Capuozzo e i suoi compagni attaccarono un camion con mitragliatrici e bombe a mano costringendo i tedeschi alla resa.
Purtroppo, Gennarino si spinse oltre in un'azione in via Santa Teresa degli Scalzi dove, mentre cercava di contrastare un altro camion tedesco, fu colpito da una granata che lo uccise.
Il 1° ottobre, grazie a Gennarino che li aveva ispirati, i napoletani riuscirono a battere i tedeschi costringendoli alla resa e alla ritirata verso nord.
Napoli fu la prima città in Europa che riuscì a liberarsi da sola dall’occupazione nazista, mentre, gli anglo-americani presero possesso della città ormai liberata da sé.
Così, "le forze alleate", senza aver fatto nulla per Napoli, assunsero il "controllo di uno dei più importanti porti d’Italia e una base di operazioni della massima importanza sulla costa tirrenica», come scrisse allora la «Gazzetta».
Alla memoria di Gennarino fu conferita la Medaglia al valor militare con queste parole:
Appena dodicenne, durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i Tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco. Prodigioso ragazzo che fu mirabile esempio di precoce ardimento e sublime eroismo. Napoli, 28-29 settembre 1943.