Il problema è che Stone resta in bilico tra volontà documentaristica e necessità “commerciali”. Si tratta infatti di una storia che punta più all’intrattenimento, grazie alla commistione di ambizione, romanticismo e tattiche di trading predatorie, che riflette in un certo modo più il fascino per questo mondo finanziario che ancora vive di regole proprie, piuttosto che la rabbia per le conseguenze che si vengono a creare in seguito ad azioni sconsiderate. Potrebbe anche però esser stata una scelta consapevole di Stone, per suggerire come questo status quo sia diventato una normalità dalla quale ormai non vogliamo o non siamo più in grado di uscire.
In un certo verso, Gekko stesso funge da focus morale del film. Uscito di prigione, l’autore del libro “Greed is God?”, che viene letto anche agli studenti di economia, all’inizio sembra il classico peccatore pentito. Poi però incontra Jake Moore, un giovane e ambizioso trader con un debole per le energie alternative, e si ritrova così di nuovo in azione. Jake vuole inoltre sposare sua figlia, Winnie, che non parla con lui da anni ed è qui che Gekko intuisce di poter cogliere due piccioni con una fava.
Jake lavora per una storica old-line house di Wall Street, la Keller Zabel, guidata Louis Zabel, che poi funge da mentore e figura paterna. La società verrà però messa in ginocchio da Bretton James, un uomo d’affari senza scrupoli che non esita a diffondere rumors sull’instabilità della compagnia pur di strappare il prezzo migliore (in questo caso il regista avrebbe potuto sottolineare ancor più ironicamente come la società di James stesso - come pure ogni altra a Wall Street – si poggi a sua volta su un letto di debiti). Un esito che porterà Zabel ad un gesto estremo e scatenerà l’ira di Jake, pronto a tutto pur di ottenere vendetta. Occorre oltre un’ora prima che tutti i pezzi combacino, ma alla fine Stone ci riesce, aiutato anche da un cast tutto sommato all’altezza. Dopodichè la storia prosegue più dalla parti del melodramma che della denuncia.
Michael Douglas torna a vestire i panni di quella che ormai è diventata a tutti gli effetti un’icona, ma è interessante osservare come Gekko sia cambiato in questi anni: è ancora furbo, abile, con qualche asso nella manica da giocare, ma è anche più vecchio e in qualche modo più saggio. Shia LaBeouf, in un ruolo simile a quello che fu di Charlie Sheen (che quifa una comparsata veloce), se la cava nel ruolo di giovane rampante dal cuore tenero, mentre Frank Langella ha una piccola parte nel ruolo di Zabel, ma il suo personaggio è fondamentale, e lui lo interpreta alla perfezione. Nella misura in cui una cosa del genere si possa dire di un grosso player di Wall Street, Zebel è infatti più vittima che colpevole. E infine c’è Carey Mulligan nel difficile compito della figlia di Gekko, che ancora incolpa il padre per la morte del fratello ed è ancora – giustamente – sospettosa di quel mondo che ha plasmato/traviato il genitore e che ora sembra voler fare lo stesso col fidanzato.
In conclusione, `Wall Street – Il profumo dei soldi` è un film intelligente, lucido, fotografato magnificamente e che sa bene come funzionano le cose a Wall Street (non per niente il padre di Stone era un brocker), ma sarebbero state auspicabili una rabbia e una carica accusatoria ben maggiori. Che Stone abbia invece capito che il pubblico non è ancora pronto per smettere di idolatrare Avidità e Denaro?
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