Se rimarremo a guardare, in circa 10 anni il pianeta potrebbe raggiungere il `punto di non ritorno` e cominciare a scivolare verso la distruzione della nostra civilizzazione e di molte delle altre specie presenti sulla Terra. E dopo che questo limite verrà raggiunto, sarà troppo tardi per qualsiasi azione riparatoria.
Questo in sostanza il succo del pensiero di Al Gore, raccontato nel documentario ‘Una scomoda verità’ nell`ormai lontano 2006.
Gore qui non è più il politico che ha corso per la Casa Bianca solo poco tempo prima, ma semplicemente un uomo preoccupato che racconta l’avvicinarsi della crisi. “Non c’è nessuna controversia riguardo questi avvenimenti”, dice nel corso del film. “Su 925 articoli recenti apparsi su riviste scientifiche riguardanti il riscaldamento globale, non ce n’era uno in disaccordo, zero”. Gore espone ad un platea un discorso elaborato nel corso di sei anni, mentre dietro di lui scorrono su un grande schermo grafici e immagini drammatiche, tra le quali spicca la famosa fotografia ‘Earthrise’, scattata della spazio dai primi astronauti americani, seguita da una serie di fotografie ‘spaziali’ più recenti, che indicano chiaramente come ghiacciai e laghi si stiano rimpicciolendo, le nevi sciogliendo e linee costiere ritirando.
Ovviamente Gore presenta delle statistiche a supporto della sua tesi. Partendo dall`evidenza che i dieci anni più caldi della storia si sono avuti nel corso degli ultimi quattordici (fino al 2006 ovviamente), si prosegue citando il primo uragano sperimentato nel 2005 dal Sud America, il record di tifoni con cui han dovuto fare i conti Giappone e area del Pacifico e Katrina che ha devastato New Orleans, il quale ha raddoppiato le dimensioni sopra il Golfo del Messico, accrescendo la propria forza grazie alle inusitatamente calde correnti del Golfo passando così da categoria 3 a 5. Per quanto riguarda questo evento, sono stati senza dubbio rilevanti i cambiamenti nelle correnti marine del Golfo e nelle correnti d’aria.
Inoltre, campioni di ghiaccio polare hanno mostrato che il diossido di carbonio è molto, molto più alto rispetto ai 250.000 anni precedenti. Una volta si pensava che fatti del genere accadessero ciclicamente, ma Gore, stagliandosi davanti a un grafico che mostra gli alti e i bassi del diossido di carbonio nel corso dei secoli, ci fa vedere come sia vero che esistono andamenti ciclici, ma, come sia altresì vero che negli ultimi anni, il grafico sia andato su e abbia continuato a salire, sempre più in alto.
L’uomo delle primarie sostiene poi che la causa principale del surriscaldamento sia la combustione dei carburanti fossili. In pratica stiamo prendendo energia immagazzinata in centinaia di milioni di anni sotto forma di carbone, gas e petrolio, rilasciandoli nell’atmosfera all’ ‘improvviso’. Tutto ciò provocherebbe il surriscaldamento globale, senza contare altri effetti collaterali. Ad esempio, i ghiacciai e le nevi riflettono i raggi del sole mentre l’acqua del mare li assorbe, quindi più ghiaccio si scioglie, più energia solare è trattenuta dal mare.
Gore dice che sebbene ci sia il 100% di accordo tra gli scienziati, una ricerca su giornali e riviste mostra che ben il 57% di questi mette in dubbio la questione del surriscaldamento. Questi dati sono secondo Gore il frutto di una campagna di disinformazione cominciata negli anni ’90 dalle industrie dell’energia, una strategia usata per anni già dai difensori del tabacco che sostenevano che non ci fossero prove certe che il fumo conducesse al cancro.
“Il mondo non finirà dal giorno alla notte entro dieci anni” dice Gore. “Ma un certo punto è stato superato, e si scivolerà irreparabilmente verso la distruzione”.
In Inghilterra, Sir James Lovelock, lo scienziato che propose l’ipotesi ‘Gaia’ (ovvero che la Terra funziona come un organismo vivente), ha pubblicato un libro nel quale si spiega che nel giro di cento anni l’umanità sarà ridotta ‘a poche coppie allevate ai Poli’. Gore ritiene questa teoria troppo pessimista. L`uomo ha tutti i mezzi infatti per poter capovolgere questa situazione, così come è già successo per il buco nell’ozono. Per riuscirci però occorre agire subito - e qualcosa negli ultimi 5 anni è stato fatto - ma i politici devono avere il coraggio di fare quanto è necessario. `Non è una questione politica, è una questione morale`.
In conclusione, non si tratta affatto di un film noioso o didascalico. Il regista Davis Guggenheim usa parole, immagini e la concisa litania di Gore per costruire una pellicola affascinante e implacabile. E’ un film che va visto, meglio se in compagnia dei propri figli e nipoti.
Su questioni come il riscaldamento globale è necessario prendere una posizione chiara, e difficilmente può essere diversa da quella sostenuta con ardore da Gore. Chiunque pensa l’opposto dovrebbe guardare il film, giusto per capire se al termine sarà ancora dello stesso parere.
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