Movi€conomy - Enron – L`economia della truffa (2005) di A. Gibney
Oh I cant help myself. You know what the difference between the state of California and Titanic? And this is being webcast, and I know Im going to regret this - at least when the Titanic went down, the lights were on. Cominciamo col dire che questo non è esattamente un documentario schierato politicamente, ma è molto più simile a una crime story. “Enron – L`economia della truffa” è in grado di lasciare di stucco anche gli spettatori non americani. Racconta la storia di come Enron è riuscita a diventare la settima più grande società degli Stati Uniti grazie a quello che si può definire uno `schema Ponzi`, e che nei suoi ultimi giorni di vita è stata capace di saccheggiare i fondi pensione dei suoi impiegati per comprarsi un po` di tempo in più prima di affondare.
Superficialmente si ha l`impressione che Enron fosse una buona società che è poi finita male. Il film sostiene però che si trattava di una truffa architettata fin dall`inizio. Secondo i suoi top manager Kenneth Lay e Jeffrey Skilling, si trattavadella “miglior compagnia energetica del mondo”, ma ai tempi di questi slogan avrebbero infatti dovuto sapere che la compagnia era sull’orlo della bancarotta, dopo esser stata senza valore per anni, gonfiando i profitti e nascondendo le perdite attraverso pratiche contabili così corrotte che persino la rispettabile società di revisione ‘Arthur Anderson’ è in seguito stata distrutta dalla scandalo.
La pellicola di Gibney ci mostra come tutto questo sia potuto accadere. In sostanza, per mantenere il prezzo delle azioni in rialzo, Enron ha creato buoni rendimenti trimestrali dal nulla. Questa ‘tattica’ contabile è stata chiamata `mark to market`, che significa che se Enron avesse deciso di cominciare una venture che avrebbe potuto rendere $50 milioni in 10 anni da un preciso momento, avrebbe poi potuto reclamare i $50 milioni come reddito corrente. Nel corso di un incredibile filmato realizzato internamente per i dipendenti, Skilling è protagonista di una scenetta in cui fa satira sui conti `HFV`, che lui spiega stare per “Hypothetical Future Value`. Tutto questo faceva in realtà ben poco sospettare agli impiegati che fosse più o meno quello su cui la compagnia stava contando…
Skilling e Lay erano però a volte meno circospetti. Quando un analista del mercato di New York durante una conference call chiese conto di profitti e perdite di Enron, Skilling, non potendo rispondere, lo insultò, un atteggiamento che causò subbuglio nelle strade. Inoltre, durante una sessione di Q&A (‘questions and answers’ ndr) coi dipendenti, Lay pesca questa domanda: `Sei fatto di crack? Se così fosse si spiegherebbero molte cose. Se non lo sei, forse dovresti esserlo.”
Una delle tattiche usate da Enron era quella di creare finte aziende ‘scudo’ offshore e spostare le proprie perdite a quelle compagnie, che ovviamente non comparivano nei libri contabili e ci viene anche mostrato uno diagramma schematico che traccia i movimenti verso tali entità. Due delle società coinvolte sono state chiamate “M. Smart” e “M. Yass” e non è difficile leggere nei due nomi una sfrontatezza piuttosto sconsiderata: il primo sta infatti per `Maxwell Smart`, e l`altro.... beh, togliete il punto e mettete uno spazio tra `y` e `a`….
Ma cos`ha davvero comprato e venduto Enron? Elettricità? Gas naturale? E` difficile dirlo... La società in poche parole ha creato un mercato nell`energia, giocandoci d`azzardo e manipolandolo. Si è mossa nei mercati dei futures, arrivando a considerare seriamente anche di `scambiare il tempo meteorologico`. A un certo punto, come scopriamo, i suoi trader ‘scommettitori’ hanno perso l`intera compagnia in affari andati male e hanno coperto le perdite nascondendo le notizie e producendo finti profitti che hanno portato ancora più in alto il prezzo delle azioni. Col senno di poi, Enron era in definitiva una società votata al mantenimento di un prezzo alto ad ogni costo. Si può dire che quello fosse il suo vero prodotto.
Il film è tratto dal best seller omonimo, scritto a quattro mani da Bethany McLean e Peter Elkind della rivista Fortune. E` assemblato con materiale tratto da una montagna di documentari e da altri filmati, narrato da Peter Coyote, con testimonianze prese dalle udienze del Congresso e da interviste con figure del calibro del disilluso executive di Enron Mike Muckleroy o della ‘gola profonda’ Sherron Watkins. Risulta tuttavia più efficace quando si attiene ai fatti, mentre traballa un po` quando fa uso di effetti visivi e pesante ironia.
E` stato McLean stesso a far cadere il castello di carte rispondendo ad una domanda apparentemente innocente sulle dichiarazioni trimestrali della Enron, che sembravano non sommarsi mai. Il film utilizza un video realizzato internamente da Enron stessa che mostra Lay e Skilling affrontare dipendenti e azionisti con ottimismo in un momento in cui Skilling, in particolare, stava per cadere a pezzi. Verso la fine infatti, vendette $200 milioni delle sue azioni personali Enron mentre incoraggiava gli impiegati a investire i loro piani pensione nella compagnia. Poi all’improvviso decise di dimettersi, ma non abbastanza in fretta da sfuggire al collasso societario che sarebbe arrivato di lì a poco. Arrestati e ammanettati in diretta TV, entrambi lui e Lay hanno infine affrontato il processo in Texas.
Il materiale più scioccante del film riguarda però la creazione cinica e cosciente di Enron della crisi energetica della California. In realtà non c’è mai stata mancanza di energia in California. Utilizzando registrazioni telefoniche effettuate dai trader della Enron agli impianti energetici californiani, il documentario mostra come questi abbiano chiesto ai manager degli impianti di “essere un po’ creativi” nello spegnere gli impianti per “riparazioni”. Tra il 30 e il 50% dell’industria energetica della California è stata sigillata da Enron per molto tempo, e fino al 76% a un certo momento, in quanto la società ha fatto crescere il prezzo dell’elettricità fino a nove volte più del normale.
Si sente anche Enron ridere di “nonna Millie`, un’ipotetica vittima dei blackout, e vantarsi dei milioni che ne ha ricavato la società. Quando la società è andata a gambe all’aria, 20,000 dipendenti son però stati licenziati. Le loro pensioni sono sparite, le loro azioni sono arrivate a non avere alcun valore. Un lavoratore delle linee elettriche di una società energetica di Portland, che ha operato per tutta la vita sulla stessa linea, osserva che il suo fondo pensione era stato valutato $248,000 prima che Enron comprasse la linea e la saccheggiasse, investendo il suo fondo pensione in azioni Enron. Adesso, racconta, il suo fondo vale appena $1,200.
Sembra strano in ogni caso che non ci sia stato più rancore verso questo scandalo. Il costo è stato infatti incalcolabile, non solo in vite perse durante la crisi energetica, ma per il Tesoro stesso: lo Stato della California ha fatto causa per $6 miliardi per i rimborsi dei sovraccarichi elettrici accumulati durante la finta crisi. Cosa sarebbe successo se la crisi fosse stata creata da Al Qaeda, se i terroristi avessero abbattuto metà della rete energetica della California? La crisi poi, resa possibile grazie alla deregolamentazione progettata dai lobbisti della Enron, è ancora accusata di “eccesso di regolamentazione”. Se mai ci sia stata una società che avesse bisogno di maggior regolamentazione, quella però era sicuramente Enron...
All’inizio del film c’è un’immagine suggestiva. Vediamo una grande stanza vuota, coi segni di quelli che sembrano tavoli da pranzo abbandonati. Poi ci viene mostrata la stanza nel momento in cui era divenuta il centro degli affari di Enron, con innumerevoli monitor di pc sulle scrivanie e centinaia di traders al telefono. Due larghe scalinate si innalzavano da ogni lato dal pavimento verso l’alto, dove si trovavano gli uffici di Lay e Skilling, che si affacciavano sui dipendenti. Una velata metafora di come più in alto si va, più male ci si fa quando si cade…